turista per caso” potrebbe essere definito il pittore palermitano Giovanni Varvaro (1888-1973), se si pensasse in modo univoco alla sua intensa passione per la tradizione e il folclore siciliani, per la musica isolana che egli stesso suonava con gli antichi strumenti come marranzani e friscaletti, e all’interesse per il restauro e l’antiquaria, oltre che per la pittura dell’Ottocento. Se, invece, si intende l’adesione di Varvaro al Futurismo siciliano - una delle varianti regionali del Secondo Futurismo, avviato da Marinetti grazie a un’intensa attività promozionale in tutta Italia – come un modo per esprimere con libertà nuova tutto un suo mondo intensamente sognante, e l’armonia sinestetica che coinvolge tramite ondulazioni e geometrie l’uomo e la natura, la sfera dell’emozione, dell’immaginazione, dell’eros, tradotti in magici accenti musicali di forme e linee, allora assume un senso profondo la sua partecipazione a questo breve ma significativo momento (dal 1926 al 1928-
Folclore nell’arte isolana.
diomedea futurismo siciliano
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