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martedì 12 maggio 2020

Francesco Hayez

Francesco Hayez nasce il 10 febbraio 1791 a Venezia, ultimo di cinque figli di una famiglia particolarmente povera: il padre, Giovanni, è un pescatore di Valenciennes, in Francia, mentre la madre, Chiara Torcellan, è originaria di Murano. Proprio in conseguenza delle notevoli difficoltà economiche familiari, il piccolo Francesco viene lasciato in affidamento a una zia benestante, moglie di un mercante d'arte genovese, Giovanni Binasco, proprietario di una galleria di quadri: è Binasco stesso a intuire il talento artistico del nipote. Dapprima lo introduce presso un restauratore, dopodiché, notando la sua abilità, riesce a farlo entrare nello studio di Francesco Maggiotto. E' qui che il giovane Hayez riceve una formazione classica basata su letture storiche e mitologiche.

Hayez Francesco *

HAYEZ FRANCESCO
Venezia 1791 - Milano 1882
Figlio di G. Hayez, proveniente da Valenciennes, e di origini veneziane per parte di madre, nel 1803 cominciò a frequentare l’Accademia di Venezia dove, fra gli altri, seguì i corsi di T. Matteini. Con l’appoggio di L. Cicognara vinse il concorso per il pensionato a Roma (1809-1817), che svolse presso l’Accademia di Palazzo Venezia, accolto da A. Canova che lo guidò nello studio dell'antico. Nel 1812 vinse il premio di Pittura dell'Accademia di Brera con Laocoonte (Milano, Accademia di Brera). Nel 1813 si avvicinò ai maestri romani del Purismo e approfondì lo studio di Raffaello. Nella precoce, impegnativa prova di Ulisse alla corte di Alcinoo, commissionatagli da G. Murat e realizzata nel 1815 (Napoli, Museo di Capodimonte), mostrava di avere ormai un buon dominio della cultura acquisita, inserendo nella composizione morbidezze e vivacità non convenzionali. Tornò a Venezia nel 1817 e nel 1820 espose a Brera Pietro Rossi si congeda dalla famiglia (1818-1820, coll. privata), subito accolto come manifesto della pittura romantica: il valore sentimentale del soggetto di storia nazionale vi era esaltato dalla naturalezza dei gesti e dalla preziosa tessitura cromatica. Chiamato nel 1822 a sostituire L. Sabatelli alla cattedra di pittura di Brera, nel 1823 si trasferì definitivamente a Milano, accolto nell'ambiente aristocratico e letterario degli Arese, di T. Grossi e A. Manzoni, delle cui idealità divenne interprete acuto. Con opere di contenuto morale e spesso dotate di chiari riferimenti politici (La congiura dei Lampugnani, 1826-1829, Milano, Pinacoteca di Brera; Il conte F. T. Arese in carcere, 1828, coll. privata; I profughi di Parga, 1826-1831, Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo) si impose sulla scena artistica come caposcuola del Romanticismo. Nel ritratto, al quale si dedicò con eguale impegno, raggiunse un felice connubio fra naturalezza e tensione psicologica (La famiglia Borri Stampa, 1822-1823, Milano, Pinacoteca di Brera; Cristina Belgiojoso Trivulzio, 1830-1831, coll. privata; Sarah Louise Ruffo principessa di Sant'Antimo, 1840-1844, Napoli, Museo di San Martino), offrendo prove di grande, colta maestria (Ritratto di Carlotta Chabran in veste di Venere, 1830, Trento, coll. Cassa di Risparmio). Ai prestigiosi incarichi decorativi (volta della sala delle Cariatidi, 1838, Milano, Palazzo Reale) seguitò ad affiancare la produzione di quadri storici, arricchiti con un nuovo intento filologico (I vespri siciliani, 1844-1846, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna; Gli ultimi momenti del doge Marin Faliero, 1867, Milano, Pinacoteca di Brera) e di soggetti sentimentali (Il bacio, 1859, Milano, Pinacoteca di Brera). Importante fu il suo magistero presso l’Accademia di Brera, dove insegnò dal 1850: fra gli altri, furono suoi allievi D. Induno, M. Bianchi, G. Bertini.


















Il  Bacio   Milano  Pinacoteca di Brera 1859



Il Bacio
 è un’opera realizzata con velature di colori ad olio su una tela di 112 x 88 cm.

Il colore e l’illuminazione

La scena è immersa nel colore ocra delle architetture medievali che fanno da sfondo ai due ragazzi descritti con colori più accesi. Soprattutto la giovane indossa un abito in seta azzurro molto luminoso. In questa versione del dipinto la veste azzurra della fanciulla e il rosso della calzamaglia ricordano il tricolore francese. Infatti al tempo la Francia era alleata con i Savoia contro gli austriaci.
La luce de Il Bacio proviene dall’esterno dl dipinto e colpisce i due ragazzi illuminando intensamente l’abito della ragazza.

Lo spazio

Gli scalini, le cui linee di fuga convergono verso il fianco del ragazzo, creano un ambiente tridimensionale e prospettico. Anche l’illuminazione che allontana in profondità il porticato in ombra permette di costruire uno spazio efficace. Infine il punto di vista è basso e contribuisce ad elevare la scena rispetto alla posizione dell’osservatore, creando un senso di monumentalità delle figure.

La composizione e l’inquadratura



Le due figure si trovano esattamente al centro del dipinto e il corpo del giovane è fermamente saldo sulla verticale centrale. La fanciulla è poi inclinata all’indietro e il suo corpo crea leggera curva verso destra.

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