HAYEZ FRANCESCO
Venezia 1791 - Milano 1882
Figlio di G. Hayez, proveniente da Valenciennes, e di origini veneziane per parte di madre, nel 1803 cominciò a frequentare l’Accademia di Venezia dove, fra gli altri, seguì i corsi di T. Matteini. Con l’appoggio di L. Cicognara vinse il concorso per il pensionato a Roma (1809-1817), che svolse presso l’Accademia di Palazzo Venezia, accolto da A. Canova che lo guidò nello studio dell'antico. Nel 1812 vinse il premio di Pittura dell'Accademia di Brera con Laocoonte (Milano, Accademia di Brera). Nel 1813 si avvicinò ai maestri romani del Purismo e approfondì lo studio di Raffaello. Nella precoce, impegnativa prova di Ulisse alla corte di Alcinoo, commissionatagli da G. Murat e realizzata nel 1815 (Napoli, Museo di Capodimonte), mostrava di avere ormai un buon dominio della cultura acquisita, inserendo nella composizione morbidezze e vivacità non convenzionali. Tornò a Venezia nel 1817 e nel 1820 espose a Brera Pietro Rossi si congeda dalla famiglia (1818-1820, coll. privata), subito accolto come manifesto della pittura romantica: il valore sentimentale del soggetto di storia nazionale vi era esaltato dalla naturalezza dei gesti e dalla preziosa tessitura cromatica. Chiamato nel 1822 a sostituire L. Sabatelli alla cattedra di pittura di Brera, nel 1823 si trasferì definitivamente a Milano, accolto nell'ambiente aristocratico e letterario degli Arese, di T. Grossi e A. Manzoni, delle cui idealità divenne interprete acuto. Con opere di contenuto morale e spesso dotate di chiari riferimenti politici (La congiura dei Lampugnani, 1826-1829, Milano, Pinacoteca di Brera; Il conte F. T. Arese in carcere, 1828, coll. privata; I profughi di Parga, 1826-1831, Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo) si impose sulla scena artistica come caposcuola del Romanticismo. Nel ritratto, al quale si dedicò con eguale impegno, raggiunse un felice connubio fra naturalezza e tensione psicologica (La famiglia Borri Stampa, 1822-1823, Milano, Pinacoteca di Brera; Cristina Belgiojoso Trivulzio, 1830-1831, coll. privata; Sarah Louise Ruffo principessa di Sant'Antimo, 1840-1844, Napoli, Museo di San Martino), offrendo prove di grande, colta maestria (Ritratto di Carlotta Chabran in veste di Venere, 1830, Trento, coll. Cassa di Risparmio). Ai prestigiosi incarichi decorativi (volta della sala delle Cariatidi, 1838, Milano, Palazzo Reale) seguitò ad affiancare la produzione di quadri storici, arricchiti con un nuovo intento filologico (I vespri siciliani, 1844-1846, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna; Gli ultimi momenti del doge Marin Faliero, 1867, Milano, Pinacoteca di Brera) e di soggetti sentimentali (Il bacio, 1859, Milano, Pinacoteca di Brera). Importante fu il suo magistero presso l’Accademia di Brera, dove insegnò dal 1850: fra gli altri, furono suoi allievi D. Induno, M. Bianchi, G. Bertini.
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