auto antiche e moderne

venerdì 31 maggio 2013

In giro tra i monasteri : Il monastero di PUTNA.

Il  monastero di Putna, benchè privo degli affreschi tipici dei monasteri locali è il primo dei grandi monumenti religiosi della Bucovina   meridionale .Nel 1466 Stefano il Grande  scelse il   luogo  destinato ad accogliere  la sua sepoltura .  


La chiesa semplice nella  maestosa eleganza del paramento di arcate cieche,divise dal bràu (cintura),e di finestre trilobate all'esterno,ha nartece pronao,cappella  funeraria, naos con caratteristica cupola e santuario,Nel pronao si trova la tomba marmorea di Stefano il Grande.




Pozzo e cinta di mura con torre

giovedì 30 maggio 2013

La Bucovina







La Bucovina già dal XIV secolo costituisce la parte settentrionale della Moldavia essendo appartenuta all'antico principato della Moldavia storica.
Infatti la Bucovina fu parte del principato di Ştefan cel Mare (Stefano il Grande), che combatté a lungo contro gli invasori Ottomani.
https://it.wikipedia.org/wiki/%C8%98tefan_III_cel_Mare

Nel 1775 la Bucovina venne annessa all'Impero austriaco che diede il nome di Bucovina al nord della Moldavia. Nel 1918, dopo la Prima guerra mondiale la Bucovina insieme alla Bessarabia alla Transilvania entrò a far parte della Grande Romania.

In Bucovina si trovano dei pregevolissimi monasteri ortodossi , essi  rappresentano una delle più importanti bellezze artistiche della Romania,Sono stati edificati nel XIV e XV secolo per affermare la resistenza della fede ortodossa contro l'espansionismo musulmano e cattolico.
Vengono ricordati principalmente per i vivaci affreschi dipinti   sulle pareti delle chiese.
L'idea originaria di ricoprire le mura esterne delle chiese con affreschi di eventi biblici e apocrifi è attribuita al metropolita della metà del XV sec. Grigore Rosca,che voleva trasmettere la tradizione culturale ad un popolo analfabeta.Gli affreschi che ritraggono il mondo tardo medievale,sono essenzialmente Biszzantini
,ma comunque pervasi da quella vitalità,tipica dell'arte popolare locale e della mitologia.
Tra i più famosi il monastero di Putna, l'unico non  affrescato all'esterno,Voronet,    Sucevita,  Humor. Da qualche anno  i monasteri fanno parte del Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO, (Famoso il discorso pronunciato dal poeta Eminescu,nell'agosto del 1871,durante la commemorazione dei 400 anni del monastero di Putna:"Rendiamo Putna la Gerusalemme dei Romeni")


Mihai Eminescu

Mihai Eminescu, pseudonimo di Mihail Eminovici, fu un poeta, filologo, scrittore, giornalista e politico moldavo. Tardo-romantico, è il più noto poeta romeno.Data di nascita: 15 gennaio 1850, Botoșani, Romania Data di morte: 15 giugno 1889, Bucarest, Romania
,

Verso il monastero di Putna,

mercoledì 22 maggio 2013

Maramures : la dove l'ospitalità è tradizione


Maramures è nota per la permanenza delle sue tradizioni agricole, che non risentono ancora degli effetti dell'industrializzazione. La regione,infatti, rinunciò alla collettivizzazione proposta da Nicolae Ceausescu ,che con la creazione di grandi unità produttive nella campagna, al posto della miriade di piccole fattorie contadine, mirava ad avere il controllo diretto dello stato sulla produzione agricola. A seguito di questa resistenza la popolazione ancora oggi mantiene una forte legame con la terra. L'aratura, la piantumazione, il raccolto delle messi, la falciatura del fieno e molte delle attività agricole sono eseguite tramite il lavoro manuale.
Qui l’ospitalità è proverbiale. Basta fermarsi ai bordi della strada e subito arriva qualcuno a dare il benvenuto. “Buna ziua, om bun”. È un coro di buon giorno. E poi si viene invitati ad entrare in qualche casa.

In questa regione che si trova nel nord estremo della Romania, dove non troppi turisti riescono ad arrivare, è possibile accorgersi come cambia il legno nel tempo, scoprendone al meglio caratteristiche e peculiarità, mentre sullo sfondo spiccano le famose chiese lignee , delle vere e proprie opere d’arte
Da tempi antichi fino ai nostri giorni  qui vengono erette   case secondo metodi di fabbricazioni  tradizionali ,si costruiscono i noti portoni monumentali,capolavori di scultura,vengono confezionati gli oggetti e gli arnesi domestici talmente necessari  giorno  per giorno.
La prima chiesa del villaggio  "biserica" risale a prima dell'invasione dei Tartari ,.Per la  maggior parte sono edifici a pianta quadrangolare dal tetto doppio a quello del pendio,dall'abside poligonale ad incavature,loggia ben proporzionata, torre campanaria con belvedere dalle linee eleganti . All'interno di queste troviamo quasi sempre interessanti dipinti,con temi principali del vecchio e del nuovo testamento. Mirabili  testimonianze di pitttura iconofila e sacra.





domenica 19 maggio 2013

Un cimitero speciale : il cimitero di Sapanta.








E' un cimitero speciale quello di Sapanta meglio conosciuto come il "Cimitero Allegro"  ;ma andiamo con ordine. Sapanta ,e qui chiedo scusa  per la mancanza di tutti i segni fonetici, accenti e cediglie che caratterizzano questo nome,è un paesino di circa 5.000 abitanti,somigliante a tanti altri paesini di Maramures,regione del nord della  Romania. Il  famoso cimitero di Sapanta si trova nel centro del paesino vicino alla chiesa parrocchiale e ha ottocento munumenti di arte popolare, un vero museo complesso all'aria aperta.   Ogni   croce ha incastonato  un epitaffio in versi corti di "doina" (canto popolare romeno). Tutte le croci sono dipinte in un  particolare colore blu,   Gli epitaffi  contengono il nome e l'essenziale della  vita del sepolto ma sono carichi di spiritosa grazia,alcuni  epitaffi hanno una certa sfumatura di umorismo,tanto da far si che questo cimitero è conosciuto con il nome di "Cimitero allegro" ,


ma dagli epitaffi traspare anche il vero di molti drammi e profonde tragedie che coinvolsero i giovani di questo centro, alcuni  morti nelle  guerre e di altri perseguitati dall'oppressione, o  di altri  ancora   deceduti in incidenti stadali  e così via.  In tutte però è presente un profondo ruolo moralista, esso, " loda o biasima,elogia o rimpiange caratteri o esistenze,virtù o vizi, passioni eroiche o codardie scoraggianti,atteggiamenti proafani o misteri," Questi pensieri e sentimenti sono profondi e dolorosi, puri e amari,commoventi e gravi,strazianti o confortanti,sobri e tristi,
Il cimitero di Sapanta è un tentativo di guardare la morte diversamente dal solito,

venerdì 3 maggio 2013

Villa Adriana

Memorie di Adriano è un romanzo scritto da Marguerite Yourcenar e pubblicato nel 1951, il libro descrive la storia dell'imperatore romano Adriano. La scrittrice immedesimandosi nella figura di questo in un modo del tutto nuovo ed originale: immagina di fare scrivere ad Adriano una lunga lettera nella quale parla della sua vita di imperatore all'amico Marco Aurelio, che poi diventerà suo nipote adottivo. Alla crisi personale di un imperatore illuminato, giunto alla fine della sua vita, si sovrappone il crepuscolo dell’Impero di Roma avviato verso una fine annunciata.




"Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t'appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti. Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo mai più... Cerchiamo d'entrare nella morte a occhi aperti...".

Con questa poesia scritta realmente dall'Imperatore Adriano in punto di morte si chiude questo bellissimo romanzo che - in forma epistolare - ricostruisce in prima persona la vita intera di uno dei più illuminati reggenti dell'Impero Romano. La lettera è un poema d'amore alla vita, evoca ed esalta il vigore della giovinezza, fa rilucere nel ricordo i viaggi e le conquiste di un uomo assetato di conoscenza e "costretto" al comando, l'amore per il giovane Antinoo che torna ad illuminare la sua esistenza con una singolare, nuova passione; e poi ancora la disperazione per il suicidio dell'amato (dopo la cui morte Adriano farà assurgere a divinità), a causa del quale dichiarerà di sentirsi un sopravvissuto per il quale ogni cosa ha un volto deforme.



  Ma in Adriano il senso del dovere e dello Stato riescono ancora ad avere il sopravvento sulle sue passioni e sulle sue sofferenze, perchè sempre ed ancora - dichiara - si sente "responsabile della bellezza del mondo"; ed eccolo raccontare di come decise di proseguire lungo la strada che gli dei ed il fato avevano lastricato per lui, anche quando le forze avevano cominciato ad abbandonarlo, quando la malattia (l'idropisia al cuore) l'aveva assalito avvicinandolo alla morte imminente.

Adriano personalità molto versatile, uomo d’immensa cultura, amante del bello, dell'arte, della filosofia, curioso viaggiatore, grandissimo organizzatore della vita pubblica, fu un imperatore pacifico, combatté solo guerre di difesa dei territori, comprendendo che l'Impero era già troppo vasto per esser gestito efficientemente da Roma. Le fonti letterarie ci tramandano che Adriano, amò in particolar modo l’architettura, cui si dedicò personalmente; le caratteristiche dell’impianto della Villa, che si differenziano dalle consuetudini architettoniche dell’epoca, dimostrano fuori ogni dubbio questa sua partecipazione e competenza.
La Villa si distribuì su un’area di almeno 120 ettari, su un pianoro tufaceo compreso tra due fossi, quello dell’acqua Ferrata ad est e quello di Risicoli o Rocca Bruna ad ovest. Per realizzare un complesso così grandioso Adriano decise di spostare la propria residenza fuori della capitale, scegliendo un territorio verde e ricco di acque, nei pressi di Tivoli, a 28 km da Roma, sui banchi tufacei che si allargano ai piedi dei Monti Tiburtini.







La Villa comprende edifici residenziali, terme, ninfei, padiglioni, giardini che si alternano secondo una distribuzione del tutto diversa, che non rispecchia la consueta sequenza di ville e Domus, anche imperiali.

I vari edifici erano collegati fra loro, oltre che da percorsi di superficie, anche da una rete viaria sotterranea carrabile e pedonale per i servizi.

Straordinaria era la ricchezza della decorazione architettonica e scultoria della villa che è stata oggetto di frenetiche e sistematiche ricerche dal Rinascimento. Le spoliazioni di marmi, avvenute già in età medioevale per reimpieghi di vario tipo, hanno determinato una dispersione tale dell’apparato decorativo della villa, che quasi tutti i principali musei e collezioni di Roma e del resto dell’Italia, nonché d’Europa, annoverano tra le loro opere esemplari provenienti da Villa Adriana.

Nel 1999 Villa Adriana è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

Le foto presenti in questo post sono realizzate da Malaguti Silvano



Silenzio.









Una casa, cento case

un silenzio, tanti silenzi

che parlano dentro

che gridano aiuto,

ma non ci sono orecchie

per sentire il grido.

Ogni silenzio è un grido

disperato

tante disperazioni

che si confondono

non si comprendono

e non sanno che tutti i silenzi sono uguali.



(Pia Nigrelli)