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martedì 15 giugno 2010

NOTO e Il barocco in Sicilia


LA CATTEDRALE - La grandiosa mole barocca del Duomo domina, dall’alto di una scalinata a tre ripiani successivi, la vasta piazza del Municipio e fronteggia l’armonioso Palazzo Ducezio,


opera dell’architetto Vincenzo Sinatra, sede oggi del Municipio Netino, cinto da un portico classicheggiante di elegante fattura.Il Palazzo Ducezio, sede del comune di Noto, trae nome dal condottiero che nel V° secolo a.C. si mise a capo delle popolazioni sicule, nel tentativo di contrastare gli eserciti greci.
All’interno, si trova il Salone di rappresentanza, chiamato anche Sala degli specchi, il cui soffitto è adornato da un grande affresco databile agli ultimi anni del XVIII secolo, che raffigura “Re Ducezio indica il sito dove trasferire Noto, sua patria”.
L’ambiente, a pianta ovale, ha arredamenti stile Luigi XV e decorazioni al soffitto stile liberty, originariamente era adibito a piccolo teatro e successivamente a sala consiliare, oggi, come nel passato recente, il Salone accoglie visitatori illustri quali: sovrani, presidenti, principi, cardinali, ministri e ambasciatori. Viene utilizzato anche per cerimonie importanti.


L’interno della Cattedrale di Noto , ricostruito dopo il crollo del 13 marzo 1996,



ha tre navate con varie cappelle laterali dai preziosi altari marmorei, conserva nel transetto a destra, la Cappella di S. Corrado ove sono esposte le reliquie di S. Corrado Confalonieri, patrono di Noto, nell’urna d’argento, opera del 1566 di Claudio Lo Paggio.

Noto: il tracciato urbano, nel XVIII sec., e la sua sistemazione venne realizzato su disegno di Giovani Battista Landolina con la rilevante partecipazione degli architetti Rosario Gagliardi, Paolo Labisi, Vincenzo Sinatra, Saverio Sortino e A. Mazza, quasi tutti originari della Città.
La misura urbanistica del disegno architettonico, nelle sue linee essenziali, si richiama, facendone un ammirabile esempio, alle teorie urbanistiche di Ippodamo di Mileto. L’impianto urbano di tipo Ippodameo si esprime attraverso l’omogeneità architettonica degli edifici tutto delle eminenti doti artistiche degli architétti e delle maestranze artigiane del luogo che crearono capolavori originalissimi, lavorando la caratteristica pietra color oro proveniente dalle cave locali. L’arteria principale, il corso Vittorio Emanuele lungo 800 metri attraversa tutta la parte monumentale della città, allargandosi in successione su tre piazze, con un ammirevole effetto scenico delle prospettive, reso dalle monumentali scalinate che salgono il declivio del colle, sulle quali si affacciano dimore patrizie, di notevole rilievo architettonico barocco e neoclassico.

Se a Palermo, e in altre città settecentesche della Sicilia, sono prevalenti negli edifici gli elementi strutturali del barocco, gli architetti Netini e soprattutto il Gagliardi che ebbe un ruolo prevalente nella sistemazione urbanistica della città, fecero valere in una sublime fusione, gli elementi decorativi con quelli scenografici, da cui Noto ricava, nell’assetto urbano, il suo peculiare carattere,
esempio singolo in Sicilia.

Ippodamo di Mileto, primo architetto di cui ci sia giunto il nome che sfruttò l'opportunità di costruire le città secondo schemi planimetrici regolari, introducendo nel mondo greco la pianta "a griglia", cioè con le strade che si intersecano ad angolo retto, delimitando ordinatamente i quartieri residenziali, gli edifici pubblici e i mercati. Sosteneva inoltre che la città ideale avrebbe dovuto ospitare al massimo 10.000 abitanti, divisi in tre classi: quella degli artigiani, quella degli agricoltori, e quella degli armati, i difensori della patria.

Lo schema attribuito a Ippodamo, detto appunto schema ippodameo, si basava su tre assi longitudinali chiamati πλατείαί, plateiai (in latino decumani), orientati in direzione est-ovest, intersecati da assi perpendicolari chiamati stenopoi (cardines), orientati in direzione nord-sud: l'intersezione di questi assi veniva a formare isolati rettangolari di forma allungata.

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