auto antiche e moderne

giovedì 16 dicembre 2010

Il calendario 2011 di Elioarte



Il nuovo anno 2011 è alle porte. Appendiamo al muro il nostro calendario. Apriremo la prima pagina il primo gennaio.

Arrivederci.

mercoledì 15 dicembre 2010

BUON NATALE 2010

Tempera


Con questa immagine desidero porgere a tutti i lettori del blog "elioarte" i migliori auguri di Buon Natale

venerdì 10 dicembre 2010

Ricordi della Storia a Seminara


L'opera d'arte, come più volte ribadito dalla storiografia, non è soltanto l'espressione di categorie meramente estetiche, ma alla stregua del documento cartaceo è utile alla storia comunemente detta perché permette di cogliere, oltre a una maggiormente estesa ricostruzione dei 'momenti' della storia conosciuta, aspetti e fenomeni che pur riguardando questa spesso sfuggono dalla lettura delle 'carte'd'archivio.
Infatti, il documento artistico, come infatti è meglio definire l'opera d'arte in questa sede, consente di ricostruire, in modo senz'altro più omogeneo e aderente, la storia della civiltà, volendo intendere in questa molto più specificatamente quell' insieme di svolgimenti culturali necessari alla comprensione della realtà dei fatti storici.
La presente stampa antica presenta la Chiesa dei Basiliani in Seminara ruinata mentre porzione della medesima si restaurava.
E’ una incisione su rame con coloritura d'epoca, cm. 28 x 40, firmata per il disegno da Ignazio Stile e per l'esecuzione da Antonio Zaballi.
È la tavola LV dell'Atlante, l'unica riferita a Seminara, uno dei centri maggiormente colpiti dal sisma, e dove inseguito furono raccolte olte "testimonianze" che passarono ingigantite e deformate da un testo all'altro della tanta letteratura d'epoca sulla Calabria, soprattutto quelli di Friedrich Leopold Stolberg e Johann Heinrich Bartels.
Così leggiamo :
« drizzammo i passi verso la già bella, e or distrutta Seminara. Non si può senza orrore contemplare la durezza, colla quale la natura annientò in pochi 'istanti le lunghe cure, e i ricercati lavori della mano degli uomini.
Dalle case più umili alle più magnifiche, da' luoghi i più profani a' più sacri, e, per dirla in breve, ovunque si gira lo sguardo, non incontransi in questo desolato soggiorno, che o ruine compiute, o fabbriche rovinevoli, ridotte in miserando rottame, e disperse dal tremoto del dì 5 di febbraio».
Di questo immane disastro, la tavola dello Stile ci propone le rovine dell'imponente complesso dei monaci Basiliani, uno dei tantissimi edifici sacri presenti a Seminara,

giovedì 9 dicembre 2010

Mondo sommerso


DIRITTI D'AUTORE ©

Ricordi!!!!!!Un bel viaggio in Australia.

Dopo una nuotata lungo la barriera corallina, si percepisce fortemente la sensazione della bellezza e della varietà delle forme viventi.
Una visita a luoghi simili offre uno stretto contatto con la vita proprio in quel grembo acquatico dal quale ha probabilmente avuto origine. Questo splendido regno pieno di gioielli animati, dove ci si trova a fluttuare leggeri in un mondo tridimensionale, ha ispirato molte persone a tradurre le loro esperienze in meravigliosi lavori artistici che spaziano dalla fotografia alla pittura.

martedì 7 dicembre 2010

I tesori della Regina Bona


Nell’immagine, la Regina di Polonia Bona Sforza




Sigismondo I nel 1512 sposò Barbara Zápolya (1495-1515), figlia del Conte Stephan Zápolya signore di Spiš, da cui ebbe Edvige (1513-1573).
Nel 1518 sposò la Duchessa di Bari Bona Sforza d'Aragona (1494-1557), figlia del duca Gian Galeazzo Sforza di Milano, da cui ebbe Isabella (1519-1559), Sigismondo II Augusto, Sofia (1522-1575), Anna (1523-1596) e Caterina (1526-1583).
Sigismondo morì il 1 aprile 1548. Suo figlio Sigismondo II Augusto divenne Re di Polonia e Granduca di Lituania

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I tesori della regina Bona a cura di Jacek Rzepecki traduzione dal polacco in italiano di Jacek Rzepecki
----------------------------------------------------------------------------------Qualche audace che è penetrato di notte nel bastione di Checiny, ha sentito lo scalpitio degli zoccoli dei cavalli , e ha visto il cavaliere nell'armatura nera e la dama avvolta in bellissimi vestiti.
La gente locale non ha dubbi: la regina Bona ritorna per suoi gioielli, i quali sono stati lasciati qui, da oltre 500 anni.
Il fantasma della sovrana ha sempre scacciato i ricercatori dei tesori o i visitatori che prendono sul ridere i racconti degli spiriti; non c'è da ridere avvisa Arkadiusz Gorajski, il cicerone delle rovine della fortezza di Checiny.
Un insegnante racconta che quando è stato per qui una notte, per la paura, gli si sono drizzati i capelli ed è fuggito, con tutta la forza delle sue gambe.
Un conoscente di questi, che aveva avuto un diverbio con una ragazza a proposito di fantasmi, era venuto al castello per rendersene conto, presto è ricomparso così atterrito che non ha potuto proferire parola.

Le fonti ci assicurano che la regina Bona custodisce qui i suoi gioielli.

Quando essa li portava in Italia,uno dei carri sul ponte nei pressi della vicina Nida, si ruppe. Tutto il carico, che il carro conteneva, ( tra l'altro 430 mila ducati d'oro) crollò nel fiume.
Checiny è una piccola località presso Kielce vicino alla strada maestra per Cracovia.Il monumento più importante della città è il castello reale costruito sulla collina .
Da lontano si vedono tre torri immense che sono i resti di una delle enormi fortezze dei Signori di Polonia.
Non si sa, da chi e da quando sono state alzate, ma già nell'anno 1306 l'edificio esisteva già, perché in quel tempo, Vladislao Lokietek lo aveva donato a Muskata, allora vescovo cracoviano.
(Vladislao I Lokietek , detto il Breve fu duca fino al 1300, poi principe di Cracovia dal 1305 fino alla sua incoronazione avvenuta il 20 gennaio 1320 )
Due anni dopo la donazione,Vladislao però ritirò l'atto di conferimento e il bastione divenne una proprietà reale.
Il sovrano , riuniva qui i congressi dei principi e della nobiltà negli anni 1310,1318 e 1336.
Gli storici gli attribuiscono la fondazione del primo parlamento polacco.
Per ordine di Lokietek, a Checiny, venne trasferito il tesoro principale della cattedrale di Gniezno ,perché ritenuto luogo più sicuro.
Lokietek nell'anno 1331,partì per la famosa battaglia contro i Cavalieri teutonici.
Nel castello abitò anche Elisabetta Lokietkowna, sorella di Casimiro il Grande e madre del re Ludovico Ungherese, la quale governò in nome del figlio.
Allorchè nell' anno 1425 esplose a Cracovia l'epidemia, il re Vladislao II Jagiello portò a riparo a Checiny la sua quarta moglie, Sonka e il figliuolo.
Poi lo stesso Vladislao Warnenczyk si rifugiò qui nella speranza che l'aria pestifera non lo raggiungesse.
La fortezza, posta sul colle impraticabile, divenne famosa anche per altri avvenimenti. Si incomincia con il re Casimiro Grande,che vi mise in prigione la sua seconda moglie , Adelaide.
A quanto pare, questa, era di non troppo bell’aspetto, dunque decise di liberarsene.
Durante i tempi di Jagiello parte del castello fu adibito a prigione statale, come racconta Arkadiusz Gorajski.
Il re per tre anni qui imprigionò Andrea Wigold Olgierdowicz, suo fratellastro, con l'accusa di cospirazione a favore di Mosca.
Nella fossa di Checiny fu gettato Hincza di Rogow, l’avvenente cortigiano reale, per il quale Sonka aveva dimostrato troppo vivo interesse, suscitando l’invidia dell’allora settantenne Jagiello.
Nel 1409 anno si insediò Warcislaw di Godartowice che aveva vinto i cavalieri crociati al castello di Bobrowniki. (Vicino a Tornov)
Quando sui campi di Grunwald si ruppe la potenza dell ‘Ordine teutonico, qui furono messi in prigione molti cavalieri.
Il più insigne fu il comandante Michel Kuchmejster von Sternberg, che fu battuto e arrestato presso Koronow.
Nell’anno 1554,sei anni dopo la morte del marito Sigismondo , nel viaggio verso la natale Italia.al castello arrivò Bona, la quale decise di fermarsi con il suo corteo (e con i tesori).
Il re Sigismondo August permise alla madre la partenza soltanto nell’anno seguente La Regina caricò le ricchezze sui 24 carri e si mise in cammino.
Quando il corteo fu sul ponte prima citato, la costruzione crollò sotto il peso di uno dei carichi, questo cadde nel Nida e non fu mai più estratto completamente.
La Regina afflitta esclamò: HA...!, questi ponti polacchi.
Essa partì annunciando che sarebbe ritornata nella patria di adozione, solo dopo che, con il tesoro rimasto, avrebbe riordinato e risanato i suoi affari in Bari.


Nell’anno 1607 i seguaci di Zebrzydowski , che fecero una rivolta della nobiltà contro il re, demolirono l'arsenale, distrussero le fortificazioni e misero a fuoco gli edifici.
Le successive devastazioni risalgono ai tempi dello " diluvio svedese ".
I cannoni del castello rombarono ancora nel 1787 quando da Checiny passò Stanislao Augusto Poniatowski, l'ultimo re di Polonia, ma questa volta fu a salve,una salve d'onore, in onore del Re.
Dopo la terza spartizione la fortezza cominciò decadere.
La parte dei muri furono disfatti dagli austriaci,e i resti depredati dai ricercatori di tesori e dai ladri.
Del bastione sottolinea Arkadiusz Gorajski si ricorda che qui nell’anno 1968 , il regista Jerzy Hoffman, ha girato alcune parti delle scene del film " Il Signore Wolodyjowskiâ ". -
La fortezza in questo film fungeva da castello a Kamieniec Podolski.
Da allora ad oggi abitano qui soltanto fantasmi come si può leggere nel libro: “Gli spiriti dei castelli polacchi”.

Checiny occupa un posto onorevole ma purtroppo il bastione è una rovina durevole, salvato nella misura dei mezzi posseduti.
Alcuni anni fa i lavori di restauro sono stati sempre preceduti da ricerche degli archeologi che hanno trovano vecchie monete e oggetti di valore.
Ecco perchè li sopravvivono spiriti ,per intimorire chi indebitamente ricerca tesori.
I ciceroni e gli abitanti non senza ragione avvisano di non entrare tra le rovine, particolarmente di sera.
Fatti straordinari sono successi “ ricorda molta gente e Arkadiusz Gorajski. Da tutti i rapporti risulta che prima si alza un vento forte, poi cade il buio, echeggia lo scalpitio dei cavalli e appare lo spettrale corteo equestre.

Non è dato sapere , invece, per chiunque si incontra,che l'apparizione avvenga nel luogo, dove i tesori sono caduti nel Nida.
Sorge là una località, la quale per ricordo delle avventure delle Regina Bona si chiamò Mosty.
Molte persone affermano, che con la luce del sole, nel fiume brillano i ducati d'oro, ma ancora nessuno è riuscito ad estrarne uno.
A Checiny fa paura non soltanto lo spettro della Regina Bona. Le voci danno a quanto pare,la presenza di uno di potenti cavalieri teutonici che qui furono imprigionati. Il cavaliere dopo aver corrotto la guardia,una certa notte si sforzò di scappare calandosi con una fune dalla torre.

Accanto aspettava lo scudiero con il fedele destriero. Il destriero nitrì alla vista del signore. Il nitrito fu sentito dalle guardie, le quali dopo una accanita battaglia presero il fuggiasco, ma questo morì in seguito alle ferite riportate.
Da allora in avanti il cavaliere teutonico durante le notti gira tra le cime del colle di Checiny che non può più abbandonare.
Può darsi che cerca i segreti passaggi sotterranei, i quali a quanto pare conducevano fino a Karczowka da Kielce e che davano una possibilità di fuga nella evenienza di un'assedio.
Altra leggenda racconta che il cavaliere sul castello è lo spirito di quel cavaliere che aspirò alla mano della bella Amelia.
Questa avrebbe avuto alcuni galanti cavalieri che le avevano fatto la corte, però alla fine decise di sposare quello che avrebbe vinto il torneo.
Sulla piazza alla fine della lotta rimasero solo due pretendenti. Il vincitore però non godette abbastanza con la benamata.
Dopo la battaglia fu assassinato insidiosamente dal rivale vinto, il cui nome era Bolko e che a oggi fa penitenza per espiare il suo crimine,cavalcando su e giù per il colle del castello.
Jacek

sabato 4 dicembre 2010

TIZIANO A MILANO



DONNA ALLO SPECCHIO
La Donna allo Specchio del Museo del Louvre,
dipinta da Tiziano Vecellio ancora in età giovanile, è un’opera qualitativamente e simbolicamente ai vertici della sua produzione per l’eleganza cromatica e compositiva e per lo spunto introspettivo offerto dalla visione della femminilità a tutto tondo favorita dal gioco degli specchi.
La giovane, ritratta al suo tavolo da toeletta, si scioglie una ciocca dei suoi biondi capelli e si osserva con attenzione. Sul fondo della scena, una figura maschile in ombra le porge uno specchio piano, mentre con l’altra ne inclina alle sue spalle uno più grande convesso, compiendo un gesto che ricorda quello di un acconciatore che mostra alla sua cliente il suo operato, così come tutt’ora avviene. L’intimità di questa scena di vita privata offre un’immagine di donna al di fuori del tempo, emblema di una bellezza consapevole, profondamente enigmatica e quasi misteriosa anche per l’impossibilità di darle un nome e fornisce la significativa opportunità di affrontare nel profondo il tema del “femminile”.
La chiara semplicità del dipinto rispecchia l’epoca in cui fu eseguito e stimola infiniti ragionamenti sulla Venezia a cavallo tra il Quattro cd il Cinquecento, crocevia d’Europa, luogo di incontro tra culture di tutto il mondo, nel quale le donne rappresentavano il fulcro degli equilibri sociali, ma rappresentavano anche motivo di orgoglio per il loro decantato splendore. Tiziano fu un vero genio della pittura: ebbe una delle più lunghe e fortunate carriere che la storia ricordi, pur mantenendo solida la sua attività di imprenditore che aveva ereditato dal padre.

Fu un uomo colto, amato e rispettato ed ebbe un importante legame con Milano, teatro del suo incontro con Filippo Il, figlio di Carlo V, che fu forse il più appassionato dei suoi cornmittenti, monopolizzando quasi integralmente la produzione dei suoi ultimi vent’anni di lavoro.
L’esposizione, nuovamente ospitata in Sala Alessi, secondo una modalità ormai collaudata, intende valorizzare il dipinto in senso monografico, fornendo ai visitatori della mostra uno spettro variegato di punti di vista, allo scopo di arricchirne la conoscenza del tessuto culturale e dell’ambiente artistico che ne è all’origine, oltre al fascino creativo del suo autore. Infatti, grazie alla qualità dell’approfondimento critico di un singolo capolavoro e ad uno scambio attivo e continuato di tecnici specializzati con il pubblico, si mettono in risalto la preziosità e l’importanza del dipinto, secondo un’analisi dettagliata e puntuale, centrata non sul confronto con altre opere, ma sulla chiarificazione di ogni aspetto dell’opera stessa che diventa il fulcro irradiante della mostra.

Valeria Merlini e Daniela Storti
curatrici della mostra

venerdì 3 dicembre 2010

San Pedro de Atacama e Torres del Paine


Deserto di Atacama


Deserto di Atacama



Torres del Paine


DIRITTI D'AUTORE ©
San Pedro de Atacama, insieme a Torres del Paine, é uno dei punti d'arrivo obbligati in Cile. Geograficamente si trova nella "Segunda Región". Le città piú vicine dalle quali si puó arrivare sono: Antofagasta (5 ore approssimativamente in macchina o autobus) e Calama (via aerea). San Pedro de Atacama é visitato annualmente da migliaia di turisti provenienti da diverse parti del mondo, specialmente EEUU, Europa, Asia
San Pedro de Atacama meraviglia dal primo momento d'arrivo. I colori del deserto a differenti ore e il cielo trasparente e intenso, formano una atmosfera poche volte ripetibile in altri luoghi del mondo Energetico, circondato da numerosi vulcani. Il motivo della sua bellezza come zona turistica, si deve ai paesaggi vicini, e alle zone vulcaniche
Così, luoghi come i Geyser del Tatío, con i suoi getti d'acqua calda all'alba o” las Termas de Puritama”, con le sue acque tiepide e chiare , sono punti da visitare.
La valle della Luna, la cordigliera “ de la sal “ , la valle della morte , sono altre bellezze naturali nel deserto di Atacama.