auto antiche e moderne

sabato 14 marzo 2009

La Pop Art La Grande Frattura del 1950-1970



Note artistico-culturali a cura di Elioarte
La Pop Art La Grande Frattura del 1950-1970
(rielaborazione di un testo di Robert Rauchemberg,Doublelunch,1995 a cura di Elioarte,2002)


La Pop Art,uno dei più influenti movimenti artistici del ventesimo secolo,nasce verso la fine degli anni Cinquanta come reazione all’ipertrofia individualistica che caratterizzava l’Espressionismo astratto,e subito polemizza sul concetto di opera d’arte come espressione di un individuo,rivendicando il ruolo sociale di un’arte che trae ispirazione dalla vita quotidiana e soprattutto dall’oggetto come bene di consumo che nell’immaginario collettivo è diventato icona culturale del nostro tempo.
A Londra, una piccola associazione di architetti,critici, artisti e storici per primi elaborano i fondamenti teorici e culturali della cosiddetta “ Popular Art”,ma sarà in America che, con carattere forse meno ironico e intellettuale, ma più attento al mercato, il discorso è accolto nella sua essenza più mirabile e vitale.New York diventa il polo di attrazione di artisti provenienti anche dall’Europa,una ventina dei quali, molto diversi tra loro ,ma consapevoli del ruolo fondamentale dell’oggetto comune nell’arte come nella vita,costituiscono un’alleanza i cui effetti fin dalle loro prime apparizioni nel panorama artistico contemporaneo provocano grandi reazioni.
Considerato tutto ciò, è attraverso l’opera dei protagonisti della Pop americana che possiamo comprenderne più chiaramente il significato.
La Pop Art ,segna il punto d’arrivo del processo di degradazione e dissoluzione dell’oggetto perché termine individuato di un dualismo conoscitivo,di cui l’altro termine è il soggetto, la persona ; ovviamente è anche la degradazione o la dissoluzione della persona come soggetto, la cui fondamentale attività di pensiero consiste nel porre le cose come altre da sé, oggetti.
Per Marcel Duchamp, (Blainville,1887-Neuilly,1968) uno dei suoi padri intellettuali,l’oggetto,diventato opera d’arte vince sul soggetto romantico, ma poiché l’oggetto è sempre un" distinto "nel contesto reale, la regressione dell’oggetto a cosa comporta una condizione di in distinzione e quindi la regressione della nozione distinta di spazio alla nozione indistinta di ambiente.
E’ dunque la fine o la negazione radicale della concezione umanistica, per cui l’arte era distinzione di oggetto e soggetto e definizione della loro relazione ad un tempo spaziale .
Con Lèger Fernand,(Argentan,Orne,1881-Parigi1955), gli oggetti simbolico-emblematici della civiltà moderna sono
gli ingranaggi,le tubature,le macchine, gli operai della fabbrica,è per l’idea della potenza delle grandi superfici e per
l’abolizione di tutto ciò che è raffinato: per lui l’arte deve essere brutale,rozza e giocare con la follia dell’oggetto comune.
Roy Liechtenstein (New York,1923) invece si diverte con le immagini della pubblicità ,del cinema e della televisione e invece di subirle passivamente ,preferisce rielaborarle in maniera quasi astratta e si specializza in figure di fumetti .
Ai consumatori del "fumetto" è evitato anche il minimo sforzo intellettuale;tutto è stato pre pensato, preparato, predigerito. La pittura (anche se non possa più chiamarsi così ) di Liechtenstein è una prova di intelligenza, ma in sostanza dimostra soltanto che l’artista ha capito il trucco ed è idoneo a far parte del <> dei cervelli.
James Rosenquist (Grand Forks,1933) usa una tecnica tradizionale per mirare l’effetto potenza che hanno su di noi gli oggetti rappresentati in grandi dimensioni e con proporzioni così ingrandite da rendere l’immagine più conturbante con effetto quasi allucinatorio, ispirato al Surrealismo.
Retorico dell’informazione come Liechtenstein, ma non entusiasta della cultura di massa, è Andy Warhol più vicino ai ricchi, agli artisti impegnati a sinistra, fa dell’arte un gioco gratuito e un po’ stupido che infastidisce e provoca con un’ideologia che non ha niente a che fare con le lotte politiche, con le sue Marylin del 64 e i suoi MAO crea un’autentica rivoluzione nel mercato dell’arte. Schematizzazione nell’inconscio e trasformazione in slogan visivi, tanto che basterà una macchia rossa a dire la bocca di Marylin Monroe, una macchia nera per la barba di Guevara.

Gorge Segal (New York,1926)con i suoi calchi in gesso agisce in una città fantasma che vive nel presente, ma dove qualche volta le figure stesse e gli oggetti diventano fantasmi. Imposta tutta la sua opera su una metafora d’una banalità voluta, fredda, sconcertante, vedi il fantoccio di gesso nella sala da bagno, dove le cose diventate protagoniste degradano ,annullano la persona

Per ultimo, ma non meno significativo Claes Oldenburg (Stoccolma 1929),vecchio signore ormai novantenne recentemente diventato noto a Milano per la sua discussa scultura in Piazza Cadorna,con lui scompare ogni traccia di pittura,rimangono soltanto cose-immagini,ingrandite ed esagerate nei colori sfacciati,troppo ingombranti in uno spazio che sembrano rubare alla nostra esistenza. Avendo a che fare con una "società di consumi " Oldenburg identifica l’arte in tecnica e dice: “..sono per l’arte che prende forma dalla vita , sono per l’arte che si fuma come una sigaretta,
che si mangia come una torta,sono per l’arte che ti dice che ora è, per l’arte delle pompe di benzina rosse e bianche e per la pubblicità dei biscotti,sono per l’arte che piega le cose,le prende a calci,le rompe e le fa cadere………”.quasi
che nella società dei consumi,autofoga,le persone sono generi di consumo,come i commestibili.

domenica 8 marzo 2009

Fiascherino e dintorni



“...You who take the moon asina sieve, and sui Her flake by flake and spread her meaning out You who roil the stars like jewels in your palm...”
“... Tu prendi la luna come in un setaccio, e la separi
fiocco a fiocco e la dissemini;
dondoli gli astri come gioielli nella tua mano...”
(David IIerbert Lawrence, “The sea - Il Mare”)
“..,Do you see the sea, breaking
Itseif to bits againts the islands
Yet remains unbroken,
The level great sei..”
‘..Lo vedi il mare
va in mille pezzi contro le isole,
eppure rimane intatto,
il grande mare eguale...”
(David Herbert Lawrence,
“Manna of the sea - Manna del mare”)
“She ieft me at the silent time
When the moon had ceased to climb
The azure path of Heaven’s steep,
And iike an aibatross asleep,
Baianceci on her wings of light,
Hovered in the puie night,
Ere she sought her ocean nest
In the chambers of the West
She left me, and I stayed alone
Thinking over every tone
Which, though silent to the ear,
The enchanted heart could hear,
Like notes which die when bom, but stili
Haunt the echoes of the hill...”
“Lei mi lasciò nell’ora silenziosa
in cui la luna era giunta al sommo
del ripido azzurro sentiero del cielo
e come un albatro che dorme,
in equilibrio sulle ali della luce
si librava nella notte di porpora
prima di giungere al nido oceanico
nelle sue stanze ad occidente.
Lei mi lasciò ed io rimasi solo
risentendo l’eco di tutti i suoni
che, pur nel silenzio, il cuore
innamorato sentiva ancora
simili a note che muoiono nascendo
tuttavia riecheggiano nella collina..”
(Percy Bysshe Shelley,
“Lines written in the Bay of Lerici -
Versi scritti nella baia di Lerici”)

lunedì 2 marzo 2009

Il prestigio internazionale del Carnevale.


foto di Dino Canevisio "Dinarte"
Il prestigio e la fama del carnevale travalicano i confini. Conosciuto e rinomato nei quattro angoli del pianeta, il Carnevale di Nizza intrattiene stretti legami con gli altri carnevali del mondo,come quello di Laval nel Quebec, di New Orleans, di Baraquila e Pasto in Columbia, Viareggio in Italia,Tenariffe in Spagna e in modo particolare nel 2009 con il Carnevale di Rio.
Per questa edizione in cui il Brasile ospita la Francia, Nizza e il suo carnevale saranno rappresentati a Rio da urta delegazione ufficiale condotta da Rudy Salles, Assessore, Delegato al Turismo e alle Relazioni internazionali del Comune di Nizza. Le autorità brasiliane e francesi presenti sul posto, come il Comune di Nizza e l’Ufficio del Turismo e dei Congressi organizzatore del Carnevale, sostengono questa operazione portata avanti da Alexis de Vaulx, responsabile del progetto.
Le origini.
L’etimologia del termine « Carnevale » gli dà il suo significato di un tempo: « carne levare », “togliere la carne”. Sin dal Medio Evo, i Nizzardi, prima di digiunare per quaranta giorni, come vuole la tradizione religiosa cattolica della Quaresima, si rimpinzavano con una cucina grassa, ricca e abbondante.
Per lasciare libero corso all’allegria, fu autorizzata ogni sorta di esuberanza. Era allora consuetudine, celati dietro maschere e protetti da travestimenti, prendersi gioco di tutto e di tutti, a spese dei malcapitati, e ciò fino al Martedì Grasso.
La prima menzione di allegria carnevalesca nizzarda risale al 1294,
quando Carlo di Angiò, Conte di Provenza, narra di aver trascorso a Nizza “i giorni allegri del Carnevale”.
Fino al XVIII secolo, i festeggiamenti carnevaleschi erano costellati di balli in maschera e di farandole sfrenate nelle strade dell’attuale Città vecchia. Gli abusi furono rapidamente controllati dagli “Abbati dei Folli”, incaricati dal clero di sorvegliare l’allegria popolare.
Sotto l’influenza del Carnevale di Venezia, nel corso del XVIII secolo si svilupparono il Carnevale di salone e i Veglioni, balli in maschera privati, a discapito dei divertimenti di strada.
Le feste di Carnevale furono interrotte durante i pesanti avvenimenti politici e militari che segnarono la Rivoluzione Francese ed il Primo Impero.
Nel 1830, fu organizzato un primo corteo in onore di Carlo Felice e di Maria Cristina, sovrani del regno di Sardegna. La trentina di equipaggi che sfilarono per il re e la regina annunciarono la futura ripresa del Carnevale.
Fino aI 1872, la festa era al culmine nelle strade di Nizza, secondo l’estro di ognuno : la folla in maschera si bombardava di coriandoli di gesso, di farina, d’uova.
Impossibile pensare a un carnevale senza coriandoli. Ma la moda non
è stata sempre quella dei coriandoli di carta colorata. Verso il 1830, ci furono dei primi “Coriandoli’. Si trattava però di piccoli dolci, che costavano cari e vennero rapidamente rimpiazzati da uova riempite di fuliggine o farina, da fagioli e piselli, fino alla comparsa dei coriandoli di gesso.

Troppo pericolosi, vennero definitivamente vietati nel 1955 e sostituiti dai coriandoli di carta, con gran gioia di tutti i protagonisti del carnevale.