auto antiche e moderne

venerdì 31 luglio 2020

ANTONIO PAOLETTI




VENDITORI DI CASTAGNE    





Antonio PaolettiAntonio Paoletti
 

Antonio Paoletti

(Venezia 1834 - Venezia 1912)

VENDITORI DI CASTAGNE

olio su tela, cm 56x81

firmato e locato "Venezia" in basso a destra

sul retro: etichetta delle Cooling Galleries di Londra

 

Antonio Ermolao Paoletti si formò all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove seguì i corsi di P. M. Molmenti, ed esordì alle mostre veneziane con soggetti storici di gusto romantico (1860, Entrata di Enrico III re di Francia; 1862, Una visita di Enrico III a Veronica Franco; 1863, Il rifiuto della moglie di Francesco Foscari a consegnare alla Veneta Signoria il cadavere del marito). Lavorò come decoratore in palazzi (Veduta di Verona, Venezia, Palazzo Ducale) e chiese del Veneto: fra l'altro, a Venezia, realizzò nella chiesa di Santa Maria Formosa una pala d'altare (La Purificazione della Vergine) e degli affreschi nella cappella di San Giuseppe nella basilica del Santo a Padova (1896-1897). Nel 1878 dipinse il sipario del veneziano teatro La Fenice con L'arrivo a Venezia di Olderico Giustiniani recante l'annuncio della vittoria di Lepanto. Si dedicò anche alla ritrattistica (Ritratto di Tina di Lorenzo, 1894, Bassano, Museo Civico) e alla pittura di genere, con soggetti aneddotici, scene popolari e scorci veneziani, che divennero la sua specialità (La pesca, La romanza, esposti a Trieste nel 1870; Infilatrice di perle, Trieste, Museo Revoltella). Fu presente alle mostre di Milano (1872, Ecco come va il vino delle messe), Firenze (1877, L'attesa; 1884, Popolana veneziana; 1886, Venditore di pesce), Venezia (1881, Rialto), Torino (1884, Fa caro al nonno); all'estero inviò opere alle Esposizioni di Vienna (1873, Un venditore di anguille) e di Anversa (1885, Sulla riva).

 

Pittori e Pittura dell'Ottocento Italiano, Dizionario degli Artisti, a cura di G. Matteucci e C. Bonagura, II, Novara 1999












       





La filatrice    

olio su tavoletta cm 56x8 di Antonio Paoletti La filatricei proprietà Galleria   Elioarte




Paoletti Antonio Ermolao *

PAOLETTI ANTONIO ERMOLAO
a Venezia 1833. - 1912.
Si formò all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove seguì i corsi di P. M. Molmenti, ed esordì alle mostre veneziane con soggetti storici di gusto romantico (1860, Entrata di Enrico III re di Francia; 1862, Una visita di Enrico III a Veronica Franco; 1863, Il rifiuto della moglie di Francesco Foscari a consegnare alla Veneta Signoria il cadavere del marito). Lavorò come decoratore in palazzi (Veduta di Verona, Venezia, Palazzo Ducale) e chiese del Veneto: fra l'altro, a Venezia, realizzò nella chiesa di Santa Maria Formosa una pala d'altare (La Purificazione della Vergine) e degli affreschi nella cappella di San Giuseppe nella basilica del Santo a Padova (1896-1897). Nel 1878 dipinse il sipario del veneziano teatro La Fenice con L'arrivo a Venezia di Olderico Giustiniani recante l'annuncio della vittoria di Lepanto. Si dedicò anche alla ritrattistica (Ritratto di Tina di Lorenzo, 1894, Bassano, Museo Civico) e alla pittura di genere, con soggetti aneddotici, scene popolari e scorci veneziani, che divennero la sua specialità (La pesca, La romanza, esposti a Trieste nel 1870; Infilatrice di perle, Trieste, Museo Revoltella). Fu presente alle mostre di Milano (1872, Ecco come va il vino delle messe), Firenze (1877, L'attesa; 1884, Popolana veneziana; 1886, Venditore di pesce), Venezia (1881, Rialto), Torino (1884, Fa caro al nonno); all'estero inviò opere alle Esposizioni di Vienna (1873, Un venditore di anguille) e di Anversa (1885, Sulla riva).

firmato e locato "Venezia" in basso a destra

sul retro: etichetta delle Cooling Galleries di Londra


Antonio Ermolao Paoletti si formò all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove seguì i corsi di P. M. Molmenti, ed esordì alle mostre veneziane con soggetti storici di gusto romantico (1860, Entrata di Enrico III re di Francia; 1862, Una visita di Enrico III a Veronica Franco; 1863, Il rifiuto della moglie di Francesco Foscari a consegnare alla Veneta Signoria il cadavere del marito). Lavorò come decoratore in palazzi (Veduta di Verona, Venezia, Palazzo Ducale) e chiese del Veneto: fra l'altro, a Venezia, realizzò nella chiesa di Santa Maria Formosa una pala d'altare (La Purificazione della Vergine) e degli affreschi nella cappella di San Giuseppe nella basilica del Santo a Padova (1896-1897). Nel 1878 dipinse il sipario del veneziano teatro La Fenice con L'arrivo a Venezia di Olderico Giustiniani recante l'annuncio della vittoria di Lepanto. Si dedicò anche alla ritrattistica (Ritratto di Tina di Lorenzo, 1894, Bassano, Museo Civico) e alla pittura di genere, con soggetti aneddotici, scene popolari e scorci veneziani, che divennero la sua specialità (La pesca, La romanza, esposti a Trieste nel 1870; Infilatrice di perle, Trieste, Museo Revoltella). Fu presente alle mostre di Milano (1872, Ecco come va il vino delle messe), Firenze (1877, L'attesa; 1884, Popolana veneziana; 1886, Venditore di pesce), Venezia (1881, Rialto), Torino (1884, Fa caro al nonno); all'estero inviò opere alle Esposizioni di Vienna (1873, Un venditore di anguille) e di Anversa (1885, Sulla riva).

M attia Preti


olio su tela cm 93x63
titolo dell'opera vanitas

mercoledì 15 luglio 2020

jACOPOAMMIGONI

acopo Amigoni (Napoli o Venezia1682 – Madrid1752) è stato un pittore  italianopittore italiano, appartenente alla corrente del rococò.
Dal 1717 è in Baviera – ma risulta un viaggio a Venezia nel 1726 – nel Castello di Nymphenburg, dal 1719 nel castello di Schleißheim e dal 1725 al 1729 nell'abbazia benedettina di Ottobeuren: in questi affreschi l'Amigoni si mostra uno dei primi seguaci del rococò veneziano, che non casualmente è chiamato, in Germania, anche "stile Amigoni".
Dal 1730 al 1739 è in Inghilterra, operoso nel Palazzo Thonkerville, a Pown House, a Moor Park e nel Teatro del Covent Garden, illustrando scene mitologiche e storiche; il suo arrivo in Inghilterra è testimoniato dall'inglese George Vertue, che riporta anche la notizia del suo alunnato a Düsseldorf presso Giovanni Battista Bellucci, figlio del più noto Antonio. È di questo periodo il suo matrimonio con il mezzosoprano Maria Antonia Marchesini, detta La Lucchesina il 17 maggio 1738.[1]

Ritratto di Siegmund Streit, Berlino, Staatliche Museen
Da un viaggio a Parigi nel 1736 insieme al celebre cantante Farinelli conosce la pittura di François Lemoine e Boucher. Oltre a ciò è la relazione stilistica con i fiamminghi Theodor Van Thulden e Adriaen Van der Werff, da lui conosciuti probabilmente in Baviera.
Nel 1739 ritorna in Italia, forse a Napoli e certamente a Montecassino, nella cui Abbazia esistevano due sue tele, distrutte nella seconda guerra mondiale, lavorando fino al 1747 a Venezia per il commerciante berlinese Sigismund Streit, per la Casa Savoia e per chiese e palazzi veneziani e veneti. Nel tardo 1747 lascia definitivamente l'Italia per stabilirsi a Madrid, chiamato da Ferdinando VI e da Maria Barbara di Braganza, probabilmente su suggerimento dell'amico Farinelli, quale pittore della corte e direttore dell'Accademia Reale di San Fernando, lavorando anche ad Aranjuez, a Segovia e per manifatture di arazzi.
Con l'opera dell'Amigoni la pittura arcadica europea raggiunge il suo apogeo: tanto nelle decorazioni che nelle sue tele mostra leggerezza e grazia, una luminosa eleganza di colori pastosi e freddi distesi a larghe pennellate. La sua chiarezza compositiva lo pone tra i più importanti rappresentanti della cultura pittorica arcadica e rococò.
venere e adone