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domenica 20 giugno 2010

Agrigento


AGRIGENTO
Te invoco città di Persefone, città la più bella fra quante albergo son d’uomini o amica del fasto che presso Acragante ferace di greggi, ti levi sul clivo turrito.
(Pindaro ode Pitia XII).
Questo canto di Pindaro, elevato alla magnificenza dell’antica Akragas, quando nel suo viaggio in Sicilia, ospite alla corte di Ierone di Siracusa, del quale, con Bacchilide, ne celebrò la vittoria olimpica del 476, definisce, con vivido spunto poetico, la bellezza e l’opulenza di questa grande metropoli dell’antichità.
I natali di Akragas (l’Agrigentum dei Romani), risalgono al sesto secolo a.C. ad opera dei coloni rodii e cretesi che nel 690 avevano fondato con Aristonoo e Pistilo, la città di Gela. Nel 570, Falaride, cui vennero attribuite leggendarie crudeltà, quale la tortura del toro di bronzo arroventato ove introduceva suoi oppositori, facendoli perire crudelmente, si impadronì del potere.
Nella realtà, Falaride, rendendola indipendente da Gela, fu il primo grande artefice dello sviluppo di Akragas. La città crebbe rapidamente espandendo la sua influenza e i confini del proprio dominio, ai territori circostanti.
Con Ierone (488-473), Agrigento estese la sua potenza alle coste tirreniche sino ad Imera. Qui, in alleanza con Gelone di Siracusa, sconfisse, nel 470 a.C., i Cartaginesi. Alla morte di Terone http://it.wikipedia.org/wiki/Terone, il potere passò al figlio Trasideo che venne allontanato dalla città, dopo solo due anni di governo e venne instaurato una sorta di governo democratico, con un consiglio eletto direttamente dal popoio.
Ispiratore della costituzione democratica fu il grande scienziato, medico e sacerdote Empedocle, il più illustre figlio dell’antica Akragas.
Per circa 60 anni, Akragas, godette uno straordinario periodo di pace e benessere, dedita allo sfruttamento del fertile territorio e abbellendo la città di grandiosi monumenti e pubblici edifici. Durante la guerra fra Atene e Siracusa del 415 a.C., mantenne un atteggiamento neutrale, continuando a rendere più potente e grandiosa la città, dedicandosi a lucrosi traffici commerciali. Diodoro narra che, in questo periodo, raggiunse i 200.000 abitanti e un vertice di ricchezza e bellezza unico nella sua storia.
NeI 406, Akragas, non seppe opporre una valida resistenza all’esercito cartaginese. Dedita com’era più alle arti e ai piaceri della vita che alla pratica delle armi, venne incendiata e saccheggiata nella battaglia del Crimiso del 339 dalle schiere di Annibale e Imilcone. Il vincitore dei Cartaginesi, Timoleonte di Siracusa, la fece risorgere, riportandola al precedente splendore, tanto da esserne considerato il nuovo fondatore.
Passata una prima volta sotto il dominio romano nel 262, ricadde sotto i Cartaginesi (255) e quindi definitivamente assoggettata dai Romani nel 210 a.C.
Nei secoli seguenti Agrigento subì la sorte e le vicende politiche delle altre città siciliane. Dominata dai Bizantini in una fase di profondo decadimento, venne occupata nell’827 d.C. dai Saraceni che le mutarono il nome, chiamandola Girgenti (dall’arabo Gergent).
I Normanni, che la occuparono nel 1087, ne fecero un’importante diocesi e verso la fine del XIII sec. appartenne, per alcuni decenni, alla nobile famiglia dei Chiaramonte.
Svevi, Angioini e Borboni la tennero sotto il loro dominio, sino all’impresa garibaldina dei Mille del 1860.
Insorse contro i Borboni e partecipò attivamente alla guerra di indipendenza per l’unità d’Italia.

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