auto antiche e moderne

domenica 24 febbraio 2019

Il RICAMO come espressione di talento artistico


dal  archivio > il Tirreno  del 2011< 04>13> con il tocco di Asmara Mannnocci  
Nativa di Cascina, Asmara Mannocci, sin da giovanissima, dopo avere rinunciato ad un futuro da cantante lirica con la sua voce da soprano, ha cominciato a cimentarsi con ago e filo dando vita a lavori di grandissimo pregio e riscuotendo via via consensi anche a livello internazionale. Dalla sua passione ed abilità è quindi scaturita nel 2004 l'associazione "Il ricamo diventa pittura" con sede operativa a Pisa ed a Livorno presso il Circolo Quadri (viale d'Antignano 21): un sodalizio con un centinaio di iscritte ed attualmente presieduto da Antonella Puliti Viaggi che ha realizzato parecchie mostre ed ora presenta questa rassegna di splendidi ricami ispirati ai decori delle porcellane Richard-Ginori dal'700 ad oggi in collaborazione col Museo di Doccia che raccoglie le creazioni della prestigiosa azienda nata nel 1735 per iniziativa del marchese Carlo Ginori nello stesso periodo che vide nascere le celebri manifatture di porcellane di Meissen, di Sevres e di Capodimonte.

.Quando il ricamo diventa una forma d'arte: è quanto possiamo ammirare nella mostra in Accademia Navale dove sono esposti i lavori realizzati dalle aderenti all'Associazione Culturale "Il ricamo diventa pittura" di cui è stata promotrice Asmara Mannocci, da sempre appassionata di disegno.

 il Bandera è un ricamo esclusivamente piemontese con uno spiccato gusto francese


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                                                       Cuscino con ricamo Bandera



                                                Antiquariato Antica poltrona impreziosita da un ricamo



bellissimo  ricamo su un cuscino 
ricamato a Samarcanda Uzbekistan

lunedì 18 febbraio 2019

Emilio Pasini

Dipinto ad olio su tavola cornice d'epoca e firma E Pasini


tempera  su cartoncino ritratto di donna firmato in alto a sinistra

Dettagli

PASINI EMILIO (Brescia, 26 gennaio 1872 - 4 gennaio 1953)
Da Enrico, scrivano, e da Angela Gatti, è nato Emilio Pasini, che trascorre la giovinezza nel rione di S. Alessandro, accanto a numerosi fratelli. Precocemente attratto dalla pittura, inizia l'apprendistato con Campini.  A soli diciotto anni è presente a mostre dell'Arte in famiglia, facendosi apprezzare a fianco di noti artisti locali.E’ l'avvio a numerose partecipazioni a esposizioni bresciane, in città diverse, dove nel primo decennio del secolo propone dipinti e disegni a inchiostro firmati anche Vari Pasinick, ad attestare la predilezione al mondo cui guarda con esclusiva attenzione, cercando di imitare sia l'impianto, sia il colore, fino a voler gareggiare coi maestri del passati secoli. Alcuni dipinti, quali l'Uomo del garofano, anche nella titolazione ripropongono autori famosi.
Nel 1899 è invitato alla Biennale di Venezia: vi espone il ritratto di Marziale Ducos, mentre Donna d'altri tempi è accolto dalla Permanente milanese nel 1900.  Il successivo anno riceve l'incarico dalla Giunta comunale di eseguire il ritratto di Vittorio Emanuele, posto nella sala maggiore della residenza municipale. Signora in nero si afferma nel 1903, ed è indicata per l'acquisto dell'Ateneo; nello stesso periodo è l'incarico di dipingere la Madonnna di Pompei per la chiesa di S. Giovanni, poco oltre esegue la pala di S. Francesco di Sales, per la Chiesa della Pace (1910). Sono ormai numerose le mostre che possono testimoniare l'affermazione di Emilio Pasini; basti dire delle ricorrenti Biennali di Venezia, dove nel 1907 espone Ferry-ombra d'oro, dipinto al quale si accostano quelli inviati ad esposizioni torinesi, genovesi, a Brera...Ritrattista ormai noto anche fuori del confini bresciani, lungo si fa l'elenco del personaggi che a lui si sono rivolti: se Ritratto di Signora (esposto a Monaco nel 1909) fissa i lineamenti della madre del pittore, altri ben noti si susseguono, di Lida Borelli, di Luigi Barzini, del Co.- A.M. (esposto a Venezia), Luigi Borghetti, (1910), L'uomo del garofano (Venezia, 1912), via via Carla Visconti di Modrone (1913), Raffaello Barbera (1913), Arnaldo Cantù (1914 circa), Angela Ceresa Minotto, Bianca Prato Negroni Morosini da Zara (esposti a Venezia nel primi anni Venti). In seguito Emilio Pasini, più che le partecipazioni a mostre sembra prediligere il lavoro di studio, il contatto con i giovani, tanto che, esaurito l'insegnamento in aule pubbliche, ne raccoglierà buon numero presso di sé, divenendo uno dei più noti ed apprezzati maestri. Il cornplanto prof.  Lorenzo Favero, per anni vicino al pittore, fa cenno di mostre tenute da Pasini anche a Parigi, Berlino, Londra, ma nulla s'è rinvenuto che testimoni la presenza in quelle città: degno di nota invece Pasini scrittore d'arte, rivelante una profonda conoscenza della storia del ritratto italiana e bresciana in particolare.  Proprio su questo argomento, introdotto dell'insigne Pompeo Molmenti, tenne una conferenza all'Ateneo veneto, in occasione di sua presenza a Biennale lagunare (1910); ed altre prove della sua sensibile partecipazione sono le numerose recensioni redatte per mostre di allievi e di arsici. Se questa succinta nota ha ricordato alcuni motivi salienti della vita e dell'opera di Pasini, numerosissimi altri dipinti potrebbero essere almeno citati a provare l'intensa attività e la risonanza conquistata dal ritrattista.  Non pochi e significativi esiti restano presso gli eredi, ed altri ancora in numerose collezioni di famiglie cittadine. Come i ritratti della baronessina Laura Boccard (1900), Giovanni Tomaselli (1900), la Signora Aloisio (1940), Mons.  Luigi Falsina (1942), la marchesa Fracassi Mazzotti, il sig.  Longhi, il co: Azzoni, donna Franca Folcieri, don Ermanno Gerosa, l'avv.  Grassi, il prof Alberti, tanti, tanti altri già catalogati dall'autore di questa nota. Pasini, nella sua opera, racchiude cinquant'anni di vicende bresciane: e non soltanto bresciane, attraverso la interpretazione del volti effigiati, degli ambienti .coronanti quei volti, emerge un giudizio, sia pure indulgente ma veritiero su una generazione. Nelle sue tele si scoprono così gli aspetti spumeggianti e lievi di un'epoca; li nobilita lo sguardo dell'Autore, rivolto agli esempi più alti della ritrattistica.  Tanto che, al di là delle superfici fatte di velluti, tendaggi, preziose suppellettili, la compostezza o l'espressione delle figure riescono a dire i loro caratteri, con penetrazione inconsueta; ed attraverso i personaggi si risale al mondo in cui vissero.










Dipinto 0lio su tela cm 52x32 Paesaggio Alpino Baita  Cornice d'epoca firmato A  pasini


















                

due ritratti di volto di anziano






A Pasini  Paesaggio alpino  con  baita  0lio  su tavola cm. 52x32 firmato











Antonio Pasini (Borgo San Donnino21 febbraio 1770 – Parma23 luglio 1835) è stato un pittore e docente italiano.
Studiò all'Accademia di Belle Arti di Parma, dove ebbe come maestro Domenico Muzzi. Nel 1790 vinse il primo premio nella sezione composizione con un dipinto che raffigura Meleagro che porge alla vergine Atalanta la testa del cinghiale. Nel 1805 fu nominato professore aggiunto di pittura e insegnante di miniatura. Tra i suoi allievi vi furono Macedonio Melloni e Francesco Scaramuzza.
Fu amico di Giovan Battista Bodoni, che gli affidò vari lavori, tra cui il disegno Conversazione in casa Bodoni, in cui compaiono diversi personaggi dell'epoca. Il disegno è conservato oggi nella biblioteca del Conservatorio di Parma. Bodoni lo incaricò anche di acquarellare una serie di incisioni di soggetto mitologico detta "Il Cimelio"[1], che Bodoni donò a Napoleone Bonaparte e Maria Luisa d'Austria in occasione della nascita del figlio, Napoleone II, nel 1811. Nel 1816 la duchessa Maria Luigia lo nominò ritrattista di corte e nel 1822 maestro di composizione e anatomia pittorica, carica che conservò per tutta la vita.
Antonio Pasini è considerato un buon ritrattista.
























venerdì 15 febbraio 2019

Divisionismo : Giovanni Segantini

Il divisionismo è un fenomeno artistico Italiano derivato dal neoimpressionismo e caratterizzato dalla separazione dei colori in singoli punti o linee che interagiscono fra di loro in senso ottico; per tali motivi può essere definito come una variante specifica del puntinismo

 

 L’Europa tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento è un continuo susseguirsi di movimenti artistici e nuovi artisti che contribuiscono a tracciare un nuovo corso per la storia dell’arte.
Anche l’Italia è coinvolta da questo fermento creativo e vede l’affermarsi del Divisionismo.
Il Divisionismo si afferma nel 1891 alla Triennale di Brera, con la prima esposizione pubblica di un gruppo di giovani pittori: Giovanni Segantini, Giuseppe Pelizza da Volpedo, Angelo Morbelli, Emilio Longoni.
Ciò che questi artisti propongono sconvolge e divide la critica e il pubblico, non solo perché usano una tecnica pittorica nuova, che consiste nell’accostamento di punti di colore sulla tela, ma anche per le interpretazioni inedite di temi come la natura e la società. 
Giovanni   Segantini nell'opera le due madri ci presenta  un’umile scena notturna in una stalla dall’alto valore emblematico. 

                                le due  madri di Segantini














Partendo da una scena di genere Segantini compie il passaggio ad un’idea universale, l’idea della maternità, a ciò che dà origine alla vita. Il pittore guarda con tenerezza al mondo dei contadini e attua un paragone tra la mucca con il suo vitello e la contadina seduta con il bambino (ritratto della compagna e del figlio), che, come sottolineato dal titolo stesso, sono accomunate nel ruolo di madri. L’artista vuole far emergere il fatto che l’istinto materno c’è anche negli animali. 
L’effetto di luce, estremamente studiato, è dato da una fonte di luce interna, luce artificiale prodotta da una lanterna, ed è una luce calda e dorata che contribuisce a dare unità di toni e sentimento alla scena. Ispira l’idea di un luogo accogliente. L’atmosfera è intima di sereno riposo e affetto materno e ricorda la natività. La contadina è una sorta di Madonna, simbolo universale dell’origine della vita.
Il punto di vista è molto ravvicinato e le figure sono monumentali. I corpi hanno solidità, volume e plasticità. 
In quest’opera la tecnica divisionista permette a Segantini di rendere la tela molto luminosa.
Il soggetto e l’ambiente sono tipicamente divisionisti. Il primo rientra infatti tra i soggetti popolari, nel senso che rappresenta i valori che caratterizzano il popolo: il lavoro umile e faticoso, la famiglia, ecc. Il secondo perché la scena è in un ambiente come la montagna o la campagna, considerato dai divisionisti un luogo non intaccato dalla logica di mercato che invece contraddistingue la vita di città.

martedì 12 febbraio 2019

Fauves

assume il significato di "feroci, selvaggi", intendendo il termine in senso inizialmente dispregiativo), sorge in Francia nel 1904 per dissolversi nel 1908, e rappresenta, nonostante la sua breve vita, una fase determinante della storia dell'arte moderna, per la quale si fissa l'origine ufficiale proprio da una manifestazione fauve, la collettiva al Salon d'Automne di Parigi nell'anno 1905.
Il gruppo dei Fauves era costituito da giovani pittori molto diversi tra loro per linguaggio figurativo, ispirazione ed orientamento, tuttavia si consolidò ben presto un sodalizio efficiente ed organizzato nel quale si evidenziarono chiaramente le istanze su base comune e le affinità di intenti, generando un tipo di pittura se non omogenea tra tutti i componenti, sicuramente incisivamente connotata in modo coerente.
I più noti rappresentanti del movimento Fauves sono Matisse , Derainde VlaminckBraqueMarquet, Friesz, Dufy, Manguin, Puy, Van Dongen, Valtat, Rouault, con chiara predominanaza di Matisse come figura di carisma maggiore, propulsore ed organizzatore del gruppo.
Non a caso proprio Henri Matisse fu l'unico a rimanere fedele e a sviluppare coerentemente le premesse fauve, mentre altri pittori del movimento, compreso Braque, finirono per disperdersi nel timore di immobilizzarsi su posizioni artificiosamente polemiche e non costruttive.
La base di partenza dei Fauves

ù

fauvismo


 è una posizione antiaccademica, contro le involuzioni decadentiste della pittura impressionista, intellettualisticamente ripiegata su canoni immobilisti, incapace di rinnovarsi. Ciò che ne deriva è la ricerca di nuovi mezzi espressivi: contro il naturalismo edonistico dell'Impressionismo, essi esaltano l'indipendenza della rappresentazione pittorica dal reale, dalle leggi matematiche della prospettiva, del volume, della forma, dall'uso del colore secondo le regole cromatiche ed adottano una tavolozza di "puro colore", molto violenta e vivace, con accostamenti intensi e dissonanti, lontana da ogni naturalismo, attenta solo allo stato d'animo dell'artista.
Mentre viene enfatizzato l'aspetto cromatico staccandolo dalla naturalità, contemporaneamente la forma viene esonerata dal compito della raffigurazione tradizionale per essere definita dalla stesura piatta del colore nel massimo disinteresse per le proporzioni canoniche, il ritmo compositivo ricerca risultati di intensa emotività al di là di ogni preoccupazione meramente estetica, tanto che, talvolta, si può leggere la volontaria ricerca di un'arte "brutta", in antitesi all'esaltazione dell'armonia e della bellezza compiuta dall'arte ottocentesca.
Sono molto chiari i rapporti con Vincent Van Gogh, con Gauguin, i richiami al Simbolismo e al , dei quali tuttavia si critica la parte teorica, le analogie con il pre-cubismo nell'esaltazione del primitivismo, soprattutto sono evidenti le analogie con l'Espressionismo e con la poetica dell'inconscio che sarà comune a tanti movimenti avanguardisti del novecento.
L'importanza del movimento Fauves si può in definitiva individuare nella scoperta della potenzialità di comunicazione emotiva sia del colore che della linea, nella rivalutazione dell'irrazionalità, nel riconoscimento dell'istinto come componente essenziale dell'animo umano, nella accettazione del sentimento, della "animalità" nell'uomo, elementi che decreteranno la definitiva caduta dei valori fondamentali dell' '800 e del Romanticismo, preparando così la via alla nascita e allo sviluppo dell'arte moderna.

la scuola di Parigi



La scuola di Parigi

La Parigi dei primi del '900 è una città unica al mondo per ciò che riguarda l'arte, pervasa dal clima innovativo dell'Impressionismo e dalle istanze di rinnovamento portate avanti dai nascenti movimenti avanguardisti, una città che, fino all'avvento della seconda guerra mondiale e la conseguente migrazione degli artisti europei soprattutto surrealisti e dadaisti in America, resterà indiscusso centro universale di ogni manifestazione artistica.
Il quartiere di Montmartre e la zona di Montparnasse diventano sede elettiva di molti artisti di varia nazionalità che convergono a Parigi da più parti d'Europa inseguendo ciò che per molti resterà un miraggio, la possibilità di realizzare le proprie aspettative, entrare nel mondo dell'arte, trovare contatti e occasioni di lavoro, in un clima euforico di entusiasmo e sregolatezza che contribuirà a definire il mito dell'artista bohémien, ansioso di esperienze, in lotta con il mondo borghese, un cliché che, per la verità, si adatta molto bene a tanti personaggi dell'epoca.
La vivacità degli scambi culturali, il fermento intellettuale, il diffuso entusiasmo per le nuove frontiere dell'arte favoriscono, in quel luogo ed in quel periodo, la nascita di vari movimenti artistici più o meno strutturati, come il Fauvismo, il Cubismo, l'Espressionismo, grazie anche all'opera organizzativa di personalità emergenti di particolare carisma quale ad esempio Picasso, ma molti artisti altrettanto validi, pur dichiaratamente sensibili a sollecitazioni di tipo espressionista, non sono collocabili all'interno di nessuna di queste correnti, delle quali, tuttavia, raccolgono in misura diversa il messaggio.
Genericamente, questi artisti vengono radunati sotto il nome di "Scuola di Parigi",


Jean René Bazaine (21 December 1904 in Paris – 4 March 2001



 un sodalizio che si scioglierà per vari motivi allo scoppio della seconda guerra mondiale e che annovera tra i nomi più importanti Amedeo Modigliani,Chaim Soutine, Maurice Utrillo, Henry de Toulouse-LautrecGeorges RouaultMarc Chagall, Jules Pascin, tutti artisti che si esprimono in un linguaggio fortemente personale e segnano, in termini assolutamente originali, il passaggio dal post-impressionismo all'arte moderna, caratterizzata proprio da una libertà espressiva e da una pluralità di stili mai verificatesi in passato.

lunedì 11 febbraio 2019

De Pisis il surrealismo pittorico

Filippo De Pisis
Pittore, poeta, attore, critico, il ferrarese Filippo De Pisis è una figura eclettica nel panorama artistico italiano della prima metà del Novecento. A Parigi, dove vivrà per buona parte della sua esistenza, egli ha modo di conoscere profondamente le opere impressioniste, che saranno determinanti per la resa pittorica delle sue opere; le nature morte ad esempio, veri e propri “capolavori di surrealismo”, come li definirà lo scrittore Aldo Palazzeschi



nudo maschile

chagal


Marc Chagall nasce in una famiglia ebraica a Vitebsk), allora facente parte dell'Impero Russo, oggi in Bielorussia. Ifu il maggiore di nove fratelli. Il padre, Khatskl (Zakhar) Chagall, era mercante di aringhe.
Nelle opere dell'artista ritorna spesso il periodo dell'infanzia, felice nonostante le tristi condizioni in cui vivevano gli ebrei russi sotto il dominio degli zar.Iniziò a studiare pittura nel 1906 con il maestro Yehuda (Yudl) Pen, il solo pittore di Vitebsk, ma l'anno successivo si trasferì a San Pietroburgo. Qui frequentò l'Accademia Russa di Belle Arti, con il maestro Nikolaj Konstantinovič Roerich e conobbe artisti di ogni scuola e stile. Tra il 1908 e il 1910 studiò, invece, alla scuola Zvantseva con Léon Bakst. Questo fu un periodo difficile per lui: gli ebrei potevano infatti vivere a San Pietroburgo solo con un permesso apposito e, per un breve tempo, venne persino imprigionato. Rimase nella città fino al 1910, anche se di tanto in tanto tornava nel paese natale dove, nel 1909, incontrò la sua futura moglie, Bella Rosenfeld, figlia di ricchi orefici. Nel 1912 aderì alla Massoneria

Una volta divenuto noto come artista, lasciò San Pietroburgo per stabilirsi a Parigi, per essere più vicino alla comunità artistica di Montparnasse, dove entrò in amicizia con Guillaume ApollinaireRobert Delaunay e Fernand Léger. Nel 1914 ritornò a Vitebsk e l'anno successivo si unì in matrimonio con Bella Rosenfeld. La loro prima figlia, Ida, nacque nel 1916.e 
Le opere di Chagall si inseriscono in diverse categorie dell'arte contemporanea: prese parte ai movimenti parigini che precedettero la prima guerra mondiale e venne coinvolto nelle avanguardie. Tuttavia, rimase sempre ai margini di questi movimenti, compresi il cubismo e il fauvismo. Fu molto vicino alla Scuola di Parigi e ai suoi esponenti, come Amedeo Modigliani.


Sopra la  città olio su tela, 139 × 197cm - Galleria di Stato Tretjakov di Mosca  The State Tretyakov Gallery, Moscow, Russia 

Il suo mondo poetico si nutre della fantasia infantile e alla potenza trasfigurante delle fiabe russe. La semplicità delle forme, lo collega al primitivismo della pittura russa del primo Novecento 


domenica 10 febbraio 2019

ll futurismo e - Umberto Boccioni

 Umberto Boccioni è     il principale esponente futurista nelle arti figurative. Altri artisti di spicco del movimento sono Giacomo Balla  nato a torino il 18  luglio 1871, e Fortunato De Pero
  








Lampada ad arco, 1909-1911

L’anno successivo Balla aderisce al movimento, arrivando a sviluppare poi una visione totalizzante dei principi proposti. Nel 1915, infatti, con Fortunato de Pero   firma   un'altro manifesto
   
 (Ricostruzione futurista dell’universo), che ha l’obiettivo di promuovere, diffondere e applicare i dettami dell’estetica futurista ad ogni campo artistico, dall’arredamento alla moda, creando un ambiente immersivo e        sinestetico, più innovativo e più colorato.
Dal punto di vista pittorico, Balla abbandona il figurativismo e propone immagini sempre più astratte, in cui è evidente la volontà di rendere il moto in maniera sintetica, come se spazio e tempo si fondessero in un istante fotografato dal quadro. Uno dei primi dipinti in cui sperimenta tale soluzione è Dinamismo di un cane al guinzaglio,





 del 1912, in cui l’artista fissa nel quadro la serie di sequenze che compongono il movimento del cane, del guinzaglio e della padrona, di cui si vedono solo i piedi.
Coerentemente con l’eclettismo proposto dal Futurismo, Giacomo Balla si dedica anche alla letteratura, secondo lo stile delle Parole in libertà, e alla moda. In entrambi i casi, l’azione è volta alla rottura delle regole convenzionali, dalla grammatica e alla geometria degli abiti, dalla sintassi ai colori, che diventano vivaci e sgargianti, al contrario dei tradizionali abiti maschili, che proponevano modelli scuri e formali.
L’artista venne molto apprezzato durante il Fascismo, movimento a cui aderì politicamente, tessendo rapporti diretti anche con Mussolini, a cui donò alcune opere.









Automobile in corsa, 1913

Nell’ultimo periodo della sua vita abbandonò la poetica futurista dedicandosi a una pittura più tradizionale e le sue opere vennero rivalutate e apprezzate nuovamente nel secondo dopoguerra.

Giacomo Balla muore a Roma il 1° marzo 1958. Oggi possiamo apprezzare la sua feconda produzione, intrisa di spunti interessanti per leggere la sua vita e la vita della sua epoca, espressione di una delle avanguardie più innovative del Novecento.











Nel 1910 a Milano i giovani artisti d'Italia avevano pubblicato i manifesti sulla pittura futurista. Boccioni si occupò principalmente del dinamismo plastico e sintetico e del superamento del cubismo, mentre Balla passò dallo studio delle vibrazioni luminose (divisionismo) alla rappresentazione sintetica del moto[7]. Nel 1912 Boccioni, Carrà e Russolo esposero a Milano le prime opere futuriste alla "Mostra d'arte libera" nella fabbrica Ricordi.
Il Futurismo diede il meglio di sé nelle espressioni artistiche legate alla pittura, al mosaico e alla scultura, mentre le opere letterarie e teatrali, ma anche architettoniche, non ebbero la stessa immediata capacità espressiva.
Le radici del fermento che portò alla declinazione del Futurismo nell'arte si possono riconoscere, artisticamente parlando, già nella Scapigliatura - corrente tipicamente milanese e borghese della seconda metà dell'Ottocento - laddove il Futurismo distoglie con disprezzo l'attenzione dalla raffinata borghesia per concentrarsi sulla rivoluzione industriale, sulle fabbriche.
Dal punto di vista stilistico il Futurismo - in particolare quello boccioniano - si basa sui concetti del divisionismo che però riesce ad adattare per esprimere al meglio gli amati concetti di velocità e di simultaneità: è grazie ad artisti come Giovanni Segantini e Pellizza da Volpedo che, pochi anni dopo, il futurista Umberto Boccioni poté realizzare dipinti come La città che sale





      





 Gino Severini

Fortunato Depero 







 e Carlo Carrà.       



Carlo Dalmazio Carrà (Quargnento11 febbraio 1881 – Milano13 aprile 1966) è stato un pittore italiano che aderì al futurismo e poi alla corrente metafisica. Erede della tradizione ottocentesca prende parte a tutte le vicende del rinnovamento artistico dell'epoca nuova, dal Futurismo alla metafisica, dal Novecento, ai Valori plastici.
CARRA' CARLO

Dettagli

Carlo Carrà (Quargnento, 1881 - Milano, 1966) è stato un pittore italiano. Di umili origini, la predisposizione per il disegno si manifesta sin dagli inizi milanesi alla Scuola Superiore per l'Arte applicata all'Industria. I viaggi a Londra e Parigi (1900-05), la conoscenza dei grandi maestri, la vicinanza agli ambienti anarchici, la volontà di rivalsa sociale: tutti caratteri che segnano questi anni, culminati nell'iscrizione all'Accademia di Brera. Qui conosce Boccioni e, soprattutto, dà vita alla sua breve stagione divisionista. Nel clima di rivolta contro il provincialismo dell'arte italiana Carrà - con Boccioni, Marinetti e Russolo - redige un manifesto (1909) destinato ai giovani artisti, esortati ad adottare un nuovo linguaggio espressivo. Nasce così il "Manifesto della Pittura Futurista" a cui aderiscono subito Severini e Balla. La rivista Lacerba, con cui collabora, ne diviene portavoce: la sua pittura si manifesta per immagini dinamiche tese a restituire la sensazione di movimento e, attraverso il colore, l'eliminazione della legge della gravità dei corpi. Il distacco avviene nel 1916: un contatto più strutturato e lineare con il reale; e soprattutto la dolorosa esperienza bellica lo allontanano per sempre dalle ideologie anarchico-futuriste. Ricoverato a Ferrara, conosce De Chirico, Savinio e De Pisis con i quali definisce i principi teorici della Metafisica (1917): le sue figure assumono presto la celebre stanzialità, individuata per masse semplici immerse in atmosfere fissamente poetiche. Di questi anni la collaborazione con la rivista romana Valori Plastici. Abbandona infine anche la Metafisica (1922) spinto dalla ricerca di un rapporto tra natura ed essere umano che significa "immedesimazione totale" e che solo il recupero del linguaggio plastico di Giotto e Masaccio può garantire.









 Boccioni morirà nel corso della Prima Guerra Mondiale (1916) segnando una netta separazione tra la prima e la seconda fase del movimento.
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