auto antiche e moderne

venerdì 5 giugno 2020

Emma Ciardi

Insieme al padre e al fratello Beppe Ciardi dipingono dal vero, come Guglielmo aveva imparato in Accademia quando, allievo di Domenico Bresolin, veniva portato dal maestro al cospetto della natura. Emma Ciardi è una donna per il tempo in cui si trova a vivere, a cavallo tra '800 e '900, fuori dagli schemi. Vive il passaggio tra l'Ottocento e il Novecento in mezzo a rivoluzioni epocali che trasformeranno il mondo, sceglie di inserirsi nell'alveo della tradizione del vedutismo che ha i suoi maestri nel Carlevarijs e in Canaletto, e lo fa con uno stile personale e inconfondibile.
Presenza costante alla Biennale (dal 1903 al 1932, eccetto l'edizione del 1926), viaggia, conosce l'inglese e il francese, porta in giro per il mondo il suo parlar veneziano, partecipa a tutte le più importanti rassegne d'arte nazionali (TorinoMilanoFirenzeRomaNapoli) e Internazionali (Monaco di BavieraBarcellonaParigiBuenos AiresPittsburghSan Francisco), tiene sue personali a Londra (191019131928), Parigi (1914), New York (1924), Bruxelles (1925), Chicago (1924), i più accreditati galleristi le offrono i loro spazi per mostrare le sue opere a MilanoLondraParigiNew York, collezionisti di tutta Europa e d'America comprano suoi quadri, i giornali parlano di lei come "tra i pittori più interessanti e più personali, pittori e non pittrici perché la Ciardi è un artista tale da non aver bisogno di simile distinzione".        


Impressionismo  veneziano









Venezia di Emma  Ciardi
Dame  mascherate  di Emma Ciardi














Non sono in molte le donne che possono fare del loro talento una professione, Emma lo fa e con spirito imprenditoriale inedito per una donna del principio del Novecento sposa il suo lavoro. Una vera star del tempo. Anche D’Annunzio passando per Venezia va a trovarla nel suo atelier dove, senza perdersi in “ciacole” lavora. Pensa che un pittore debba esprimersi con i suoi pennelli e colori e non con le parole, ripete: “Co le ciacole non si fanno i quadri”. Donna di poche parole e di molto lavoro (come scriveva di lei nel 1909 sul Corriere della Sera Ugo Ojetti), ottiene nei primi tre decenni del Novecento riconoscimenti di pubblico e critica e premi a Milano, Berlino, Londra, Parigi, Bruxelles, New York, San Francisco. Pittrice fecondissima, i suoi quadri sono disseminati in tutto il mondo, lavora per una committenza internazionale che da Venezia a Londra e da New York a Buenos Aires richiede i suoi quadri.
Mentre Picasso dava inizio con il Cubismo a una vera e propria rivoluzione nel campo dell'arte sovvertendo il modo tradizionale di vedere un quadro e creando un evidente shock nel pubblico, il Futurismo lancia incendiari proclami sovvertitori della tradizione, Emma Ciardi s'inserisce nel grande filone della pittura veneziana vedutista. Studia e ama Guardi e, come Canaletto fa con la camera ottica, fotografa i motivi che la colpiscono o dipinge en plein air, come gli Impressionisti in parchi e giardini di aristocratiche dimore per poi elaborare l'impressione in studio. Scrive: “Ho fatto due studi, ma il dipinto non l'ho ancora trovato. Sono tinte che mi serviranno per comporre i quadri che sempre bisogna inventare”, evidente dichiarazione di poetica e prassi operativa.
Sceglie di ritrarre il paesaggio, fa ritratti di città con le quali viene a conoscenza Firenze, Londra, Parigi, Basilea, Bruges. Venezia e i giardini
antichi popolati da dame e cavalieri antichi sono i grandi protagonisti del suo repertorio. Nei giardini che la rendono famosa, parte dal vero, osserva e fissa il paesaggio che ha davanti agli occhi poi, in studio, fa entrare nelle composizioni una folla di personaggi vestiti in fogge settecentesche disponendoli sulla scena studiata dal vero. Non sono personaggi, attori (i suoi modelli sono manichini di legno alti due spanne che Emma stessa drappeggia con vesti settecentesche e tricorni), ma pure parvenze di luce, evocati per recitare la favola della vita. Per Emma il vero è la base, il trampolino verso il sogno. Le sue figurette, luminose come fossero emanazioni dei luoghi, si stagliano cromaticamente sui prati come gemme incastonate nel verde. La sua pittura leggera e brillante è densa di materia, bisogna guardare i suoi dipinti da vicino per apprezzare lo spessore ricco e pieno di colore del suo tocco pittorico. Usa spesso il bianco, ogni centimetro di pittura è una festa cromatica, una vera festa per gli occhi.
Nell'ultimo periodo della sua esistenza trova nuova ispirazione a Refrontolo, nella campagna trevigiana, dove compra una casa e si ritira nella quiete della campagna a dipingere. Qui, sopiti bisbigli e fruscii, idilli, danze e madrigali, vezzi e grazie (parole che tornano spesso nei titoli delle sue opere) è la natura che parla nei suoi quadri con grandiosa semplicità. Se allora la pittura di Emma piaceva senza turbare, ancora oggi il suo mestiere sapiente, la sua pennellata minuta, fratta, brulicante di tinte, veloce, quel suo riuscire a evocare con un minimo tocco di pennello una gondola, un ombrellino, la chitarra di un Pierrot, con tocco sempre sicuro, senza ritocchi “i quadri va in malora se i xe titignai”, scintillante sa affascinare e sedurre.
Nei paesaggi addomesticati, nei cieli pettinati, nelle Venezie radiose e struggenti, insieme ad Emma cerchiamo la bellezza alla quale l'essere umano di tutti i tempi anela.
È sepolta a Venezia, nel cimitero monumentale di San Michele.



Emma Ciardi nacque il 13 gennaio 1879 a Venezia.
Dopo aver compiuto i primi studi a Treviso, frequentò l’Istituto Superiore femminile veneziano “G. B. Giustinian” a San Trovaso.
Venne aiutata nella formazione artistica dal padre Guglielmo, pittore affermato.
Emma Ciardi, come il fratello Beppe, inizialmente raffigurò la campagna trevigiana e l’altopiano di Asiago.
Ben presto però il suo stile si caratterizzò per la presenza di temi neosettecenteschi.
Il 1903 fu per lei l’anno di debutto alla Biennale; vi parteciperà ventotto volte.
 Gradualmente l’apprezzamento della sua pittura , ove in paesaggi e giardini passeggiavano figure in abiti del Settecento, superò i confini nazionali.
Nel 1904 partecipò alla Promotrice di Torino vendendo i dipinti Berlina All’ombra.
 L’anno successivo vinse, a Monaco,  la medaglia d’oro; nel 1910 tenne una personale a Londra alle Leicester Galleries e nel 1941 una alla Galleria George Petit di Parigi.
Nel 1911 inaugurò a Venezia uno studio proprio ed iniziò ad esporre le opere in mostre personali.
Quattro anni più tardi l’Italia entrò in guerra e Venezia fu bombardata; la famiglia Ciardi si trasferì a Villa Maria al Lido.
Il 5 ottobre 1917 morì Guglielmo ormai costretto all’immobilità da un paio d’anni; così Emma, la madre e i fratelli si spostarono a Milano per sfuggire ai pericoli della guerra.
L’anno successivo Emma, prima che fosse  firmato l’armistizio, rientrò a Venezia.
Nel 1923 entrò in contatto con la Howard Young di New York che le assicurò il mercato americano.
Durante i suoi numerosi soggiorni in Inghilterra ritrasse alcuni scorci londinesi.
Gli ultimi anni li trascorse nella campagna trevigiana di Refrontolo.
Emma Ciardi morì  a Venezia il   16 novembre 1933.







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