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martedì 3 dicembre 2019

antiche tecniche di ripresa e stampa fotografica







    Fare fotografia con antiche tecniche nell’era del digitale



    “Le migliori fotografie sono quelle che faresti non appena finito il rullino.” –  Arthur Bloch
    La domanda è semplice. La risposta, forse, un po’ meno.
    Perché nell’epoca della tecnologia digitale dobbiamo voltarci indietro e prendere in considerazione pellicole, carta, emulsioni e la notte della camera oscura?
    Nella nostra esperienza di insegnanti in vari corsi a vari livelli, abbiamo constatato che chi è nato fotograficamente negli ultimi 10 anni ha scarsissime conoscenze delle antiche tecniche che dalle origini alla fine del millennio sono state “la Fotografia”.
    La ripresa fotografica senza l’ausilio del controllo immediato sul display o sul computer appare impossibile a chi non ha vissuto quel mondo. Così come la necessità di sviluppare e stampare le pellicole prima di poter visualizzare le immagini realizzate.
    Per non parlare dei costi: in genere consideriamo (a torto) il digitale come privo di costi di ripresa (non c’è la pellicola). Nella fotografia “analogica” ogni scatto prevedeva un esborso immediato e ben definito, in base al tipo di pellicola utilizzato.
    La conseguenza di tutto questo era una maggior consapevolezza e quindi una conoscenza più approfondita delle tecniche fotografiche. Prima dello scatto il fotografo sapeva pre-visualizzare il risultato, abilità ancora oggi fondamentale, ma che purtroppo stiamo perdendo.
    Il trattamento successivo allo scatto era un altro problema. Dimentichiamo la post-produzione così come la intendiamo oggi e proviamo a pensare ad ogni fotografia come opera unica, perché ogni intervento fatto su una stampa fotografica doveva essere ripetuto sulle stampe successive, ogni errore costringeva a buttare tutto e ripetere il procedimento. Imparare dagli errori era l’unico modo per ottenere risultati eccellenti e non un semplice modo di dire.

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