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domenica 10 febbraio 2019

ll futurismo e - Umberto Boccioni

 Umberto Boccioni è     il principale esponente futurista nelle arti figurative. Altri artisti di spicco del movimento sono Giacomo Balla  nato a torino il 18  luglio 1871, e Fortunato De Pero
  








Lampada ad arco, 1909-1911

L’anno successivo Balla aderisce al movimento, arrivando a sviluppare poi una visione totalizzante dei principi proposti. Nel 1915, infatti, con Fortunato de Pero   firma   un'altro manifesto
   
 (Ricostruzione futurista dell’universo), che ha l’obiettivo di promuovere, diffondere e applicare i dettami dell’estetica futurista ad ogni campo artistico, dall’arredamento alla moda, creando un ambiente immersivo e        sinestetico, più innovativo e più colorato.
Dal punto di vista pittorico, Balla abbandona il figurativismo e propone immagini sempre più astratte, in cui è evidente la volontà di rendere il moto in maniera sintetica, come se spazio e tempo si fondessero in un istante fotografato dal quadro. Uno dei primi dipinti in cui sperimenta tale soluzione è Dinamismo di un cane al guinzaglio,





 del 1912, in cui l’artista fissa nel quadro la serie di sequenze che compongono il movimento del cane, del guinzaglio e della padrona, di cui si vedono solo i piedi.
Coerentemente con l’eclettismo proposto dal Futurismo, Giacomo Balla si dedica anche alla letteratura, secondo lo stile delle Parole in libertà, e alla moda. In entrambi i casi, l’azione è volta alla rottura delle regole convenzionali, dalla grammatica e alla geometria degli abiti, dalla sintassi ai colori, che diventano vivaci e sgargianti, al contrario dei tradizionali abiti maschili, che proponevano modelli scuri e formali.
L’artista venne molto apprezzato durante il Fascismo, movimento a cui aderì politicamente, tessendo rapporti diretti anche con Mussolini, a cui donò alcune opere.









Automobile in corsa, 1913

Nell’ultimo periodo della sua vita abbandonò la poetica futurista dedicandosi a una pittura più tradizionale e le sue opere vennero rivalutate e apprezzate nuovamente nel secondo dopoguerra.

Giacomo Balla muore a Roma il 1° marzo 1958. Oggi possiamo apprezzare la sua feconda produzione, intrisa di spunti interessanti per leggere la sua vita e la vita della sua epoca, espressione di una delle avanguardie più innovative del Novecento.











Nel 1910 a Milano i giovani artisti d'Italia avevano pubblicato i manifesti sulla pittura futurista. Boccioni si occupò principalmente del dinamismo plastico e sintetico e del superamento del cubismo, mentre Balla passò dallo studio delle vibrazioni luminose (divisionismo) alla rappresentazione sintetica del moto[7]. Nel 1912 Boccioni, Carrà e Russolo esposero a Milano le prime opere futuriste alla "Mostra d'arte libera" nella fabbrica Ricordi.
Il Futurismo diede il meglio di sé nelle espressioni artistiche legate alla pittura, al mosaico e alla scultura, mentre le opere letterarie e teatrali, ma anche architettoniche, non ebbero la stessa immediata capacità espressiva.
Le radici del fermento che portò alla declinazione del Futurismo nell'arte si possono riconoscere, artisticamente parlando, già nella Scapigliatura - corrente tipicamente milanese e borghese della seconda metà dell'Ottocento - laddove il Futurismo distoglie con disprezzo l'attenzione dalla raffinata borghesia per concentrarsi sulla rivoluzione industriale, sulle fabbriche.
Dal punto di vista stilistico il Futurismo - in particolare quello boccioniano - si basa sui concetti del divisionismo che però riesce ad adattare per esprimere al meglio gli amati concetti di velocità e di simultaneità: è grazie ad artisti come Giovanni Segantini e Pellizza da Volpedo che, pochi anni dopo, il futurista Umberto Boccioni poté realizzare dipinti come La città che sale





      





 Gino Severini

Fortunato Depero 







 e Carlo Carrà.       



Carlo Dalmazio Carrà (Quargnento11 febbraio 1881 – Milano13 aprile 1966) è stato un pittore italiano che aderì al futurismo e poi alla corrente metafisica. Erede della tradizione ottocentesca prende parte a tutte le vicende del rinnovamento artistico dell'epoca nuova, dal Futurismo alla metafisica, dal Novecento, ai Valori plastici.
CARRA' CARLO

Dettagli

Carlo Carrà (Quargnento, 1881 - Milano, 1966) è stato un pittore italiano. Di umili origini, la predisposizione per il disegno si manifesta sin dagli inizi milanesi alla Scuola Superiore per l'Arte applicata all'Industria. I viaggi a Londra e Parigi (1900-05), la conoscenza dei grandi maestri, la vicinanza agli ambienti anarchici, la volontà di rivalsa sociale: tutti caratteri che segnano questi anni, culminati nell'iscrizione all'Accademia di Brera. Qui conosce Boccioni e, soprattutto, dà vita alla sua breve stagione divisionista. Nel clima di rivolta contro il provincialismo dell'arte italiana Carrà - con Boccioni, Marinetti e Russolo - redige un manifesto (1909) destinato ai giovani artisti, esortati ad adottare un nuovo linguaggio espressivo. Nasce così il "Manifesto della Pittura Futurista" a cui aderiscono subito Severini e Balla. La rivista Lacerba, con cui collabora, ne diviene portavoce: la sua pittura si manifesta per immagini dinamiche tese a restituire la sensazione di movimento e, attraverso il colore, l'eliminazione della legge della gravità dei corpi. Il distacco avviene nel 1916: un contatto più strutturato e lineare con il reale; e soprattutto la dolorosa esperienza bellica lo allontanano per sempre dalle ideologie anarchico-futuriste. Ricoverato a Ferrara, conosce De Chirico, Savinio e De Pisis con i quali definisce i principi teorici della Metafisica (1917): le sue figure assumono presto la celebre stanzialità, individuata per masse semplici immerse in atmosfere fissamente poetiche. Di questi anni la collaborazione con la rivista romana Valori Plastici. Abbandona infine anche la Metafisica (1922) spinto dalla ricerca di un rapporto tra natura ed essere umano che significa "immedesimazione totale" e che solo il recupero del linguaggio plastico di Giotto e Masaccio può garantire.









 Boccioni morirà nel corso della Prima Guerra Mondiale (1916) segnando una netta separazione tra la prima e la seconda fase del movimento.
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