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mercoledì 18 gennaio 2012

Francesco Gonin -Natura Morta con Vaso di rose






                                                           
lucia dai promessi Sposi
illustrazioni di F: Gonin










Il centro della composizione è dominato dal sontuoso mazzo, di rose antiche, poste in un vaso di stile eclettico neorinascimentale ad imitazione delle ceramiche dli Faenza, sul quale è rappresentata una figura mitologica femminile; sparsi sul 1avolo rose, garofani, rami di philadelphus e fiordalisi. Il quadro sopra figurato fa parte della serie di rappresentazioni di fiori ed elementi vegetali, di cui Gonin era raffinato e delicato interprète, e che soprattutto durante l’ultimo periodo della vita l’artista trattò spesso.La trattazione sfatta e morbida dei fiori è tipicamente tardo-romantica, con evidenti influssi dalla pittura francese del tempo. Francesco Gonin Nato a Torino nel 1808, frequenta dal 1820 i corsi presso l’Accademia di pittura e scultura, durante i quali si reca nell’abbazia cistercense di Altacomba, dove dipinge il ciclo ad affresco dedicato alla Vita di san Bernardo (1825-27), oltre a diverse pitture per altri ambienti del complesso. Dopo l’esordio presso l’Esposizione dell’industria e belle arti, e grazie al successo conseguito con i ritratti delle famiglie aristocratiche torinesi, nel 1829 viene introdotto nell’ambiente di Massimo D’Azeglio. Tramite quest’ultimo conosce Alessandro Manzoni, per il quale illustra con tecnica xilografica una celebre edizione dei Promessi Sposi (1840/42). Artista di carattere eclettico, riceve dalla corte sabauda numerosi incarichi relativi alla decorazione delle varie residenze,e in particolare di Palazzo Reale (Sala dei Trofei Palazzo Cisterna) All’attività per le residenze sabaude si deve aggiungere l’intensa produzione di ritrattista, particolarmente richiesta dalla committenza privata, nonché un ricco repertorio di scene di genere, paesaggi e soggetti religiosi. Nel 1864, presso la Stazione di Porta Nuova a Torino, esegue la decorazione della sala degli Ingegneri, cimentandosi ancora nella tecnica ad affresco praticata fin dagli esordi e mai del tutto abbandonata. Muore a Giaveno nel 1889.

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