Il Matenadaran fondato dal catholicos Sahak Partev e Mesrop Mashtoz continua per secoli a fungere da Biblioteca Madre nella Sede della Chiesa Armena Apostolica.
Qui non solo si raccolgono e si conservano i manoscritti armeni , ma sono anche studiati, copiati e diffusi in tutto il mondo.
Il deposito dei libri della Sede di Echmiazin è ora incorporato nell'attuale Matenadaran,qui sono raccolti 20.000 manoscritti che includono quasi tutti i settori della scienza e cultura armena antica e medievale. Gli esemplari delle miniature antiche sono conservati nel vangelo di Echmiazin 989, (Noto per la copertina d'avorio )
La miniatura armena è un patrimonio di ineguagliabile valore con pagine singolari e più belle dell'arte cristiana medievale per la loro diversità stilistica e di colori.La gran parte dei manoscritti armeni vennero stilati nei monasteri, e sono i Vangeli, la Bibbia, gli Inni , i Lezionari. Raramente troviamo manoscritti di contenuto storico o altro.
Scene dell'Annunciazione di Zaccaria
L’apparire di un angelo a Zaccaria significa che Dio ha ascoltato le sue invocazioni e anche la supplica del popolo, raccolto in preghiera (Lc 1,10). Il fatto che poi si presenti "alla destra" significa che è portatore della benedizione divina, perché nel linguaggio biblico la "destra del Signore" è immagine della sua salvezza potente.
e
Adorazione dei Magi pagine del Vangelo di Echmiazin 989
Pochi sono i manoscritti creati prima del l1°secolo come quelli sopra figurati, mentre la miniatura ha avuto il maggior sviluppo nel 13° secolo, quando in Armenia e nel regno di Cilicia vennero creati capolavori come il " Vangelo di Haghpat "
Nel Medio evo armeno il libro è stato considerato come una reliquia. I manoscritti sono stati salvati e conservati anche a prezzo di vite umane e tramandati di generazione in generazione.
Il primo libro stampato in Armeno fu pubblicato nel 1512 a Venezia,La miniatura venne, poi,gradatamente soppiantata dalla pittura.
Sala centrale dell'Istituto dei manoscritti antichi
Vista panoramica di Yerevan da una finestra dell'Istituto
sul prossimo post continua
"I Monasteri dell'Armenia "
Recensioni :
Antonia Arslan raccontava gli armeni alle soglie del feroce
genocidio del 1915 perpetrato dai turchi, in un intenso (e pluripremiato)
romanzo, nutrito di memorie personali e di famiglia, come La masseria
delle allodole (Rizzoli, 2004). Ora la scrittrice veneta di origini armene
aggiunge un nuovo tassello alla storia ferita della propria gente, ricostruendo
ne Il libro di Mush (Skira) la vicenda di uno dei manoscritti più
importanti del medioevo armeno, un codice miniato del Duecento che nei secoli
ha attraversato rocambolesche avventure rischiando più volte di andar
distrutto. Arslan lo immagina come una delle poche cose che una famiglia in
fuga dalla devastazione turca dei villaggi di Mush, riuscì a portare con sé,
facendone inconsapevolmente il simbolo di una cultura millenaria che si è
cercato di cancellare «in modo lucido e criminale».
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