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venerdì 4 febbraio 2011

Lavorazione del vetro.

Vetro soffiato e ingabbiato direttamente nel suo supporto.

LAVORAZIONE DEL VETRO
Gli strumenti a disposizione sono, ancora oggi, all’incirca a quelli che si usavano per il passato. Anzitutto la canna da soffio, il mezzo cioè che all’atto della sua invenzione (nel I secolo, circa, dell’Era Cristiana) ebbe a rivoluzionare la tecnica vetraria, aprendo possibilità assolutamente nuove. Prima di tale epoca la lavorazione del vetro avveniva modellandolo a caldo, col sistema della colatura. Ma con tale mezzo se era possibile ottenere forme varie con l’uso di appositi stampi, più difficile era la costruzione di oggetti vuoti all’interno, se non di misura assai piccola, come ad esempio i balsamari egizi, modellati su forme friabili che venivano poi distrutte. L’invenzione del metodo a soffio rese invece possibile la fabbricazione di vetri cavi anche di notevole capacità e misura, e nelle forme più diverse.
La canna da soffio è un tubo in ferro, di diametro assai ristretto, e della lunghezza di un metro ed anche più (sino a 1,45); di poco svasato in una delle estremità, è più ristretto dalla parte dove l’artigiano pone la bocca. Prelevata, con la canna stessa, una Piccola parte di massa fusa, attraverso l’apertura del forno (questa pasta, che si presenta molle, -incandescente e appiccicosa viene denominata bolo), il maestro la arrotola poggiandola sopra una piastra di ghisa che sta presso il forno medesimo; tale piastra, che un tempo era di bronzo, si chiama ancor oggi bronzino o bronzin. Successivamente si soffia entro la canna ampliando in tal modo la massa che tende ad assumere forma sferica. La forma è modificata nella lavorazione successiva e viene allungata o modellata secondo gli intendimenti del maestro, che a tale scopo si vale di qualche strumento, badando a mantenere alla materia il necessario grado di malleabilità col sottoporla di tanto in tanto al calore del forno. Altro strumento essenziale è la borselia ,specie di molla di ferro con cui si può modellare’ e praticare fori nella massa soffiata a globo, ad esempio quando se ne voglia ricavare un vaso o comunque un vetro cavo. Vi. sono numerose varianti di borselle, secondo le operazioni cui sono destinate. Inoltre si usano delle cesoie per tagliare il vetro e togliere le eccedenze, un compasso per controllare l’esattezza delle misure, e qualche altro arnese accessorio. Il vetraio compie il suo lavoro più impegnativo stando seduto su di uno speciale scranno (a Murano è chiamato ) o sedile di legno, dotato di braccioli alquanto protesi per appoggiarvi la canna da soffio o la canna sussidiaria detta pontello, a ferro pieno, con le quali la massa può essere fatta rotare agevolmente.
Durante il procèsso della lavorazione, il maestro viene assistito da altri lavoranti o garzoni. Ad opera compiuta il pezzo viene passato nella fornace di ricottura (la tempera dei Muranesi), dove avviene il raffreddamento, con la dovuta lentezza poiché il vetro ancora incandescente non può essere esposto a brusche variazioni di temperatura senza che ne sia compromessa la stabilità e la durata. All’artigiano è spesso di guida un disegno preventivamente fornitogli, o da lui steso concepito, oppure la presenza di un oggetto del quale debba ripetere la forma;. talvolta è la sua fantasia che, col solo aiuto dell’esperienza tecnica, gli guida la mano. La materia informe tende possibile questo processo creativo; così puro e mirabile che per certi aspetti sì. accosta solo all’attività dell’artista nel campo figurativo.
Talora, per ragioni economiche, la forma dell’oggetto viene ottenuta con un sistema più semplice e soprattutto più rapido.                             



                                                
brocca e bicchieri in vetro rosso soffiato
anno di fabricazione 1918


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