Dopo la Macchia”: il trionfo del naturalismo in Toscana
Una mostra a Montecatini segue l’evoluzione della pittura nella regione dopo la lezione dei macchiaioli evidenziando la ripresa dei temi naturalistici
Cento opere per testimoniare una rivoluzione creativa che segnò, alla fine dell’Ottocento, l’ affermarsi del Naturalismo toscano. Dipinti di artisti noti, tra i quali Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Cristiano Banti, sono ospitati a Montecatini (provincia di Pistoia) nelle sale del Polo Espositivo ex Terme Tamerici, all’interno della mostra “Il nuovo dopo la Macchia. Origini e affermazione del Naturalismo toscano”.
A partire dalla metà degli anni Cinquanta fino all’ultimo decennio del secolo XIX, un gruppo di artisti toscani prese parte al processo di riforma intellettuale e artistica dell’epoca, dando luogo a una vera rivoluzione estetica. La mostra intende rappresentare quanto avvenne in ambito artistico in Toscana, dopo la “Macchia”, il movimento dei macchiaioli che ruppe gli schemi compositivi su cui si fondava l’Accademia, procedendo a una sistematica rigenerazione nel modo di fare e di intendere l’arte, portando un contributo stilistico e filosofico attraverso il quale l’artista assumeva coscienza del suo ruolo nella società. Si intende in questo modo far luce sulla pittura toscana della fine dell’Ottocento, ancora non del tutto conosciuta.
La fase del “naturalismo” è caratterizzata da una maggiore attenzione alle opere del passato e al progressivo degradare dell’espressività e, soprattutto, sulla scorta dello studio dei maestri, da un ritorno alla rappresentazione del paesaggio con un procedimento didattico assolutamente innovativo. I giovani artisti si dedicavano, infatti, all’analisi del repertorio naturalistico, della luce solare e dell’ambiente circostante.
«Sviluppando una ricerca estetico-artistica – si legge nelle note di presentazione alla mostra – che, sorta nel solco delle prime sperimentazioni macchiaiole, fu destinata a acquisire una propria peculiare autonomia, sul finire degli anni Sessanta del XIX secolo, questi stessi artisti intrapresero strade diverse ma fra loro consapevolmente unite da un comune denominatore: la ripresa diretta dei temi naturalistici».
Una nuova stagione creativa viene così inaugurata e i maestri che avevano iniziato a dipingere facendo tesoro dei principi della “Macchia”, si resero conto ben presto che avevano essi stessi modificato i principi e i riferimenti culturali che erano alla base della riforma dei macchiaioli. Non più violenti contrasti luminosi e ricerca della macchia tonale: ora i pittori toscani sono sensibili alle influenze del Realismo europeo e del contemporaneo Impressionismo. Ben presto formeranno una vera e propria scuola di pensiero improntata sulla tenuta dell’impianto disegnativo e sulla puntuale ripresa dal vero dell’impaginato luministico del soggetto, solitamente a sfondo sociale, attinente alla contemporaneità e alla vita in campagna.
A partire dalla metà degli anni Cinquanta fino all’ultimo decennio del secolo XIX, un gruppo di artisti toscani prese parte al processo di riforma intellettuale e artistica dell’epoca, dando luogo a una vera rivoluzione estetica. La mostra intende rappresentare quanto avvenne in ambito artistico in Toscana, dopo la “Macchia”, il movimento dei macchiaioli che ruppe gli schemi compositivi su cui si fondava l’Accademia, procedendo a una sistematica rigenerazione nel modo di fare e di intendere l’arte, portando un contributo stilistico e filosofico attraverso il quale l’artista assumeva coscienza del suo ruolo nella società. Si intende in questo modo far luce sulla pittura toscana della fine dell’Ottocento, ancora non del tutto conosciuta.
La fase del “naturalismo” è caratterizzata da una maggiore attenzione alle opere del passato e al progressivo degradare dell’espressività e, soprattutto, sulla scorta dello studio dei maestri, da un ritorno alla rappresentazione del paesaggio con un procedimento didattico assolutamente innovativo. I giovani artisti si dedicavano, infatti, all’analisi del repertorio naturalistico, della luce solare e dell’ambiente circostante.
«Sviluppando una ricerca estetico-artistica – si legge nelle note di presentazione alla mostra – che, sorta nel solco delle prime sperimentazioni macchiaiole, fu destinata a acquisire una propria peculiare autonomia, sul finire degli anni Sessanta del XIX secolo, questi stessi artisti intrapresero strade diverse ma fra loro consapevolmente unite da un comune denominatore: la ripresa diretta dei temi naturalistici».
Una nuova stagione creativa viene così inaugurata e i maestri che avevano iniziato a dipingere facendo tesoro dei principi della “Macchia”, si resero conto ben presto che avevano essi stessi modificato i principi e i riferimenti culturali che erano alla base della riforma dei macchiaioli. Non più violenti contrasti luminosi e ricerca della macchia tonale: ora i pittori toscani sono sensibili alle influenze del Realismo europeo e del contemporaneo Impressionismo. Ben presto formeranno una vera e propria scuola di pensiero improntata sulla tenuta dell’impianto disegnativo e sulla puntuale ripresa dal vero dell’impaginato luministico del soggetto, solitamente a sfondo sociale, attinente alla contemporaneità e alla vita in campagna.
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