Ribelli di Ca' Pesaro
Nei primi due decenni del 1900 in Italia fiorirono numerose esperienze rivoluzionarie e antiaccademiche. In polemica contro i maestri della Biennale, Ca' Pesaro tra il 1908 e il 1920 rappresentò una "palestra intellettuale", un trampolino di lancio per giovani artisti italiani: qui artisti diversi gli uni dagli altri per stile e poetica ebbero la possibilità di esporre le proprie opere. Uniti solo dall'impegno di rinnovare il linguaggio artistico italiano, guidati dal critico Nino Barbanti
i protagonisti di Ca' Pesaro proposero linguaggi assai differenti: Arturo Martini si ispirava a modelli arcaici, Felice Casorati era influenzato dallo Jugendstil, Guido Marussig dal simbolismo, Gino Rossi da Paul Gauguin, Tullio Garbari dipingeva una mitica primitiva Valsugana, Pio Semeghini dipingeva una poetica Burano memore dell'esperienza post-impressionista fatta a Parigi, Umberto Moggioli che ospitava nella sua casa di Burano il gruppo dei "ribelli". Espongono a Ca' Pesaro anche Umberto Moggioli,allievo di Guglielmo Ciardi, e Ugo Valeri, noto grafico, illustratore delle riviste più in voga dell'epoca, oltre che raffinato pittore, interprete della società italiana del tempo e ancora Adolfo Callegari, Felice Castegnaro, Mario Disertori, Enrico Fonda, Ercole Sibellato, Guido Trentini, Oscar Sogaro, Antonio Nardi (pittore), Pieretto Bianco, Lulo de Blaas, Gabriella Oreffice, Oreste Licudis, Napoleone Martinuzzi, Eugenio Bonivento, Luigi De Giudici ed Emilio Notte.
Accanto a questi nomi vanno ricordati una serie di artisti che si mossero nell'éntourage di Ca' Pesaro, pur non riuscendo ad esporre insieme agli altri per ragioni diverse: la giovanissima età, la guerra, i trasferimenti da Venezia. Tra questi va citato il giovanissimo Bruno Sacchiero, allievo prediletto di Guglielmo Ciardi, morto a soli 24 anni, e alcuni grafici secessionisti quali, Fabio Mauroner, Guido Maria Balsamo Stella e Benvenuto Disertori.
Il gruppo rimase sempre eterogeneo: non vi fu mai un manifesto, né il tentativo di mettere a punto un programma. Furono spesso in mostra opere di Boccioni e, allo stesso tempo, oggettistica di qualità (vetri soffiati di Murano, piastrelle in maiolica, ceramiche in stile liberty, poltrone, mobili), importata o eseguita da alcuni dei più proficui membri del gruppo capesariano, come Vittorio Zecchin e Teodoro Wolf Ferrari, secondo un gusto per il decorativo caro nelle arti applicate e caratteristico dell'epoca.
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