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martedì 9 marzo 2021

Leonardo Bazzaro

Leonardo Bazzaro (Milano13 dicembre 1853 – Milano2 novembre 1937) è stato un pittore italiano.

Nato a Milano da due commercianti di stoffe in Varese[1][2], Ambrogio Bazzaro e Anna Boschetti, sin da piccolo dimostra una spiccata passione e propensione per il disegno e le arti figurative[3]. I suoi genitori, anch'essi appassionati d'arte, assecondano questa sua naturale inclinazione e decidono di affidarlo agli insegnamenti privati di pittura di un loro cliente: il pittore Gaetano Fasanotti, titolare della prestigiosa cattedra di paesaggio all'Accademia di Belle Arti di Brera di Milano[1][2][3][4].

In seguito, i genitori si dimostrano ancora comprensivi quando - nonostante la loro volontà di avviare loro figlio nel ramo del commercio - permettono al Bazzaro di entrare all'Accademia di Belle Arti di Brera di Milano[1][3]. Diventato allievo di Giuseppe Bertini, prende come modelli di riferimento Giuseppe Bisi e Giovanni Migliara e si specializza nella pittura di interni e palazzi del '700[4][5], mostrando originalità nella ricerca di luce, di colore e nelle vedute prospettiche[1][3]. "Il piccolo Velazquez", così verrà soprannominato dai colleghi, aveva una pennellata veloce, irrequieta ma, allo stesso tempo, dotata di particolare perizia[1][4].

Nel 1873 avviene il debutto in pubblico partecipando alla mostra annuale di belle arti dell'Accademia di Brera. L'anno successivo, presso la Promotrice di Genova il suo quadro "Interno della chiesa di San Vittore di Varese" viene acquistato dalla civica Galleria d'Arte di Modena[3].

Con il dipinto "Dopo il duello", nel 1875 ottiene il "Premio Fumagalli" e l'interesse del mercante d'arte francese Goupil & Cie che gli commissiona parecchie opere[1].

Di lì a poco, però, la passione per le montagne e la riviera di Chioggia,

cm 30x40

olio su  tavola Ghioggia 


 lo porta a rompere il legame con Goupil & Cie[1]. Nel 1878 la svolta che gli permetterà di entrare a pieno titolo nel novero dei più importanti rappresentanti della "scuola naturalistica" lombarda[4][5]: in un viaggio nella laguna veneziana inizia a dipingere all'aria aperta, abbandonando le riproduzioni di interni[2][5]. Ben presto il successo di pubblico e critica, ottenuto nelle principali manifestazioni nazionali e internazionali, porterà il suo nome a fianco a quello di Filippo CarcanoUberto Dell'Orto ed Eugenio Gignous[3][4].

Nella produzione degli anni Ottanta e Novanta non mancano i paesaggi della Valsassina, della Valle d’Aosta e, soprattutto, del Verbano, di cui raffigura, in toni sempre più intimisti, la vita popolare[2][5]. Proprio in quegli anni, infatti, Bazzaro fa costruire nel 1894 una villa presso la località Alpino, nel Verbano, sulle pendici del Mottarone; dove vi soggiornerà per oltre quarant'anni insieme a sua moglie Corona Douglas Scotti[3].

Nel corso degli anni, Bazzaro continua a partecipare a numerose rassegne lombarde, alle Biennali veneziane e alle Quadriennali romane riscuotendo sempre molto successo presso i collezionisti che gli richiedono repliche dei soggetti più fortunati[2].

Nel 1899 partecipò alla III Esposizione internazionale d'arte di Venezia.

Il dolore per la perdita di sua moglie Corona Douglas Scotti e del suo fratello sculture Ernesto Bazzaro, scomparsi entrambi agli inizi del 1937, porterà il Bazzaro ad abbandonare la pittura e la sua villa presso la località Alpino[3]. La struggente nostalgia per l'amata consorte lo portò a morire nello stesso anno il 2 novembre 1937, all'età di 84 anni, nella casa del nipote situata in piazza Virgilio 3 a Milano[1][3].

Per suo volere, viene sepolto accanto alla tomba di sua moglie presso il cimitero di Gignese, ornata dalla scultura "Esaurimento" del fratello Ernesto Bazzaro


Leonardo Bazzaro nacque il 13 dicembre 1853 a Milano, da Ambrogio, commesso in un negozio di stoffe, che poi rilevò e gestì in proprio, consentendo in tal modo ai figli Leonardo ed Ernesto di dedicarsi all'arte.

Il Bazzaro ebbe i primi rudimenti d'arte dal pittore G. Fasanotti; poi all'Accademia seguì un regolare corso di studi alla scuola di G. Bertini, che i giovani preferivano a quella dello Hayez; e come gran parte dei suoi condiscepoli, iniziò la sua attività con una serie di quadri di interni, lodati dal maestro e apprezzati sul mercato artistico. Qualche suo studio di figura potentemente colorito e chiaroscurato, e particolarmente l'Autoritratto giovanile esistente nella raccolta Gussoni (Milano), sta a palesare le sue attitudini singolari in un campo da lui meno coltivato.

Di quel periodo si ricordano gli interni milanesi: Coro della chiesa di S. Vittore (1871); Il duello (1878, premio Fumagalli, già racc. Mascioni); il Salone di palazzo Verri; La vestizione della monaca (1888, Milano, Galleria d'Arte Moderna); la Cappella della chiesa del Carmine (ibid.); Interno della cappella di S. Maria delle Grazie (ibid.); Il pulpito di S. Ambrogio; Il saccheggio (Milano, Museo Poldi Pezzoli). Con la Sala del Consiglio nel castello d'Issogne vinse nel 1887 il premio "Principe Umberto".

Presto fu attirato dalla pittura all'aria aperta, e in particolare dal colore della laguna veneta: soggiornò quindi a Chioggia e finì per stabilirsi a Gignese (Novara) per la maggior parte dell'anno. Si spense a Milano il 2 novembre 1937.

È considerato un vivace esponente dell'impressionismo lombardo, dedito a ricerche cromatiche e luministiche, ma sfuggito alle lusinghe del divisionismo; i volumi, nella prima maniera del Bazzaro solidamente costruiti, si scompongono poi in uno sfarfallare di rapide pennellate improntate di vivace coloritura.

Operoso fino ad età avanzata, il Bazzaro fu fecondissimo di opere: talvolta parve che il loro numero non fosse a vantaggio della qualità; in realtà egli conservò non solo negli originali, ma anche nelle numerose repliche delle sue tele più fortunate, le sue qualità di colorista, sicché meritò di essere degnamente rappresentato nelle maggiori gallerie italiane e internazionali.

Della sua miglior maniera si ricordano: Ponte di Chioggia, premiato a Parigi nel 1889; Pace di naufraghi, medaglia d'oro alla Triennale di Milano del 1897 e poi acquistato dal re; Dopo il naufragio, premio "Principe Umberto" nel 1906, acquistato poi a Monaco di Baviera dal ministro Andrassy.

Espose tra l'altro dal 1897 in poi alla Biennale di Venezia, e nel 1923 a Milano alla Gall. Pesaro; ricordiamo tra le opere degli ultimi anni: nel 1930 Alba del venerdì Santo Piazzetta del Melezet a Bardonecchia; nel 1932 Rattoppi alle reti Ultima neve sul Mottarone.

Nel 1939, in una mostra individuale postuma, si raccoglieva a Milano nelle sale della Permanente la parte più significativa della sua produzione.

                                                 









           EONARDO BAZZARO (1853/1937) “Figlia dell’Alpe” Dipinto ad olio su tela in cornice in legno dorato. Sul retro reca il timbro della Galleria San Giorgio di Genova. Cm 60x90.

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