La maja desnuda è uno dei quadri più conosciuti di Francisco Goya. Fu realizzato nel 1800 circa. Si tratta di un olio su tela che misura 97 x 190 cm ed è attualmente esposto al Museo del Prado di Madrid. Si tratta di un ritratto, senza alcun riferimento mitologico, di una donna completamente nuda e distesa su un divano. Probabilmente è il primo nudo senza riferimenti letterari o mitologici che sia stato realizzato. Quindi la sua importanza non è solo nella realizzazione pittorica ma anche nel primato storico che riveste.
La storia di María del Pilar Teresa Cayetana de Silva y Álvarez de Toledo, tredicesima Duchessa d’Alba, ha ispirato molti libri e molti film, soprattutto a causa della sua ipotetica relazione amorosa con il pittore Francisco de Goya y Lucientes, che la utilizzò come modella di diversi suoi quadri e disegni.
Il mistero che più di ogni altro ha attirato l’attenzione di scrittori e registi riguarda due dei quadri più celebri al mondo: la Maja Desnuda e la Maja Vestida, che, oltre a rappresentare una tappa fondamentale della pittura spagnola, contribuirono alla diffusione della leggenda che vede la Duchessa quale protagonista dei due quadri.
Attraverso l’analisi di elementi quali la data di realizzazione dei quadri, le loro dimensioni, la vita della Duchessa e il suo rapporto con Goya, si scoprono le ragioni che hanno indotto a credere che la modella fosse appunto la duchessa e tutte le congetture che sono derivate da questa ipotesi.
Il primo elemento da prendere in esame è la data di composizione dei quadri per poi compararla con il periodo durante il quale la duchessa dovrebbe aver conosciuto Goya. Quello che risulta immediatamente evidente è la divergenza di opinioni sia riguardo all’epoca in cui Goya dipinse le due opere, oltre che riguardo alle dimensioni effettive di queste ultime. Infatti, la maggior parte dei siti internet e dei libri di testo che si sono occupati di tale questione indicano un arco di tempo impreciso durante il quale Goya potrebbe aver dipinto le due tele, mentre sulle dimensioni rimangono alquanto sul vago, anche per ragioni legate alla leggenda di cui si parlerà in seguito.
Il sito ufficiale del Museo del Prado sostiene che la Maja Desnuda risalga al 1795 e misura 98×191 cm mentre la Maja Vestida sia stata dipinta nel 1800 e misura 95×190 cm, di conseguenza quest’ultima sarebbe leggermente più piccola della prima. In compenso Juan J. Luna, autore di un articolo sulla Maja Desnuda, situa questa tra il 1797 e il 1800 (indicando come dimensioni 97×190 cm) e la seconda tra il 1802 e il 1805, con riferimento all’analisi delle pennellate e alla tecnica pittorica di Goya: la Maja Desnuda ricorderebbe alcune sue opere risalenti al 1795 se non addirittura precedenti, mentre la Maja Vestida presenterebbe uno stile più maturo e quindi successivo. In questo caso viene riportato che Goya nel 1815 sarebbe stato convocato dall’Inquisizione di Madrid per riconoscere la paternità delle opere e spiegare i motivi della loro realizzazione, tuttavia non si sa nulla delle risposte fornite dal pittore. La rivista on-line Identidades.org asserisce invece quanto segue: “[…] della Maja Desnuda si sa che è stata realizzata prima del 1800, forse nel 1797, mentre della Maja Vestida si conosce la sicura esistenza a partire dal 1808 […]”; per quanto riguarda le dimensioni Dolores A. Fernández, autrice dell’articolo, sostiene che la Maja Vestida sia più piccola della Maja Desnuda. Infine, un sito internet specializzato nelle leggende legate ai due quadri sostiene che la Maja Desnuda risalga probabilmente alla primavera del 1798, ma non fa alcun riferimento alla data in cui è stato dipinto il secondo quadro, benché sottolinei che le tele sono delle stesse dimensioni.
I testi italiani non sono da meno. Se nella serie Centodipinti dedicata a Goya si parla di un arco di tempo che va dal 1800 al 1803, senza fare distinzione tra la realizzazione delle due opere, il supplemento Goya di una nota rivista, afferma con sicurezza che la Maja Desnuda fu dipinta nel 1800 mentre indica un generico 1801-1803 per la Maja Vestida.
Fermo restando i dubbi sull’esatta datazione delle opere, anche le motivazioni che hanno spinto a credere che la modella ritratta fosse proprio la succitata Duchessa d’Alba sono molto varie e non tutte fondate. Innanzitutto va sottolineato che nemmeno il primo incontro tra la duchessa e il pittore ha una precisa collocazione temporale. Sembra che i due si siano visti per la prima volta intorno al 1790, quando entrambi frequentavano la casa della Duchessa di Osuna. Di sicuro c’è che nel 1795 Goya ritrasse la Duchessa d’Alba con un vestito bianco, una cintura rossa e al suo fianco un cagnolino, anch’esso bianco, verosimilmente simbolo di fedeltà, e che nel quadro la duchessa indica con il dito della mano destra un’iscrizione posta alla base dello stesso, cioè: “Alla Duchessa d’Alba. Goya 1795”. L’iscrizione non lascia dubbi sulla data di realizzazione dell’opera, inoltre, questo quadro fa coppia con quello del marito, José Álvarez de Toledo y Gonzaga, anch’esso ritratto da Goya, con una partitura di Haydn in mano. Tuttavia, c’è un altro quadro fondamentale riferito alla duchessa, e cioè La Duchessa d’Alba vestita di nero del 1797. Goya lo dipinse subito dopo la morte del marito di lei, ma la postura non è molto diversa dall’opera citata in precedenza, la duchessa, infatti, continua a indicare con il dito della mano destra un’altra iscrizione (“Solo Goya 1797”) e indossa due anelli con incisi i nomi “Alba” e “Goya”. Fu grazie a questo quadro che nacque l’ipotesi che la Duchessa potesse aver posato per la Maja Desnuda, e nacquero anche le congetture su una possibile relazione tra lei e il pittore, considerato il contenuto dell’iscrizione e gli anelli da lei indossati.
Certo le date dei quadri indicano con evidenza che i due si conobbero nel 1795 se non addirittura prima, ma considerato che la Duchessa morì nel 1802, questa avrebbe potuto essere la modella delle Majas solo se entrambe fossero state dipinte nel periodo precedente la sua morte. Ipotesi che, per quanto si è visto riguardo alla data di realizzazione della Maja Vestida, sembra improbabile.
Il secondo elemento importante della questione è la dimensione delle tele. La leggenda che vede coinvolti la duchessa, il celebre pittore e i due quadri, ha a che fare anche con l’ingegneria meccanica. Secondo quanto si narra Goya dipinse la Maja Vestida con l’intenzione di utilizzarla per occultare la Maja Desnuda: i quadri erano sovrapposti e uno speciale meccanismo permetteva di alternare l’uno all’altro. Di conseguenza, secondo questa leggenda, Goya avrebbe realizzato le due versioni dello stesso quadro nello stesso anno e utilizzando tele di uguali dimensioni. Tuttavia la leggera differenza esistente tra le due opere per quanto riguarda la grandezza, lascia supporre che si tratti solo di un’ipotesi di fantasia.
In ambito cinematografico, un contributo significativo al diffondersi delle diverse teorie lo ha dato anche la pellicola di Bigas Luna Volavérunt. Il film narra la storia della Duchessa d’Alba a partire dal giorno della sua misteriosa morte. Il regista fa numerose ipotesi riguardo all’esistenza di un possibile complotto nei suoi confronti e sottolinea il ruolo svolto dai piedi delle duchessa nell’ambito della leggenda. In effetti, nel film, i suoi piedi sono oggetto di un culto feticista da parte degli uomini, profondamente colpiti dal loro straordinario candore che ricorda l’avorio. Bigas Luna sottolinea tale dettaglio con un gioco di luci che fa risaltare i piedi della donna anche se sostiene, come diversi altri studiosi, che secondo lui la duchessa fu utilizzata dal pittore solo per dipingere il corpo delle Majas, mentre il volto era quello di Pepita Tudó, amante del Ministro Godoy. Il regista tenta poi di risolvere anche il mistero legato alla sua morte, ipotizzando un complotto ordito dalla Regina María Luisa di Parma, gelosa della Duchessa, e dallo stesso Godoy.
Volendo approfondire ulteriormente il discorso legato ai piedi della duchessa si può affermare che l’enigma ruota attorno al titolo che la stessa duchessa ereditò da sua madre, María Cayetana de Sarmiento. Quest’ultima infatti era Contessa de Piedeconcha, e la parola concha in spagnolo significa conchiglia. Secondo le arti occulte, la conchiglia che si trova posizionata ai piedi di alcune statue e immagini religiose femminili serve per nascondere il piede originale, ovvero un piede palmato, le cui dita sono unite tra loro da una sottilissima membrana. La leggenda sostiene che questo fattore estetico risale alla Regina di Saba e al suo incontro con Salomone: il Re era molto attratto dalla Regina ma non riusciva mai a vederle i piedi, così fece costruire un salone il cui pavimento era interamente ricoperto di specchi e si accorse che la Regina aveva i piedi palmati. Per questa ragione, il candore dei piedi della modella della Maja Desnuda e il fatto che la duchessa fosse anche Contessa de Piedeconcha diffusero ulteriormente l’idea che potesse trattarsi di lei. Inoltre, ancora oggi, la causa della morte della duchessa è ignota; l’unica notizia certa è che nel 1945 quando il cadavere fu riesumato per poter compiere delle analisi, gli mancava un piede.
L’ipotesi che qualcuno possa aver complottato per liberarsi della duchessa è fondata su una presunta rivalità creatasi tra lei e la Regina María Luisa. Una delle storie più interessanti riguarda un orologio da tasca che María Luisa avrebbe ricevuto in dono dalla Regina di Francia e del quale si sarebbe vantata con tutte le dame di corte. La Duchessa d’Alba, venuta a conoscenza dell’episodio, avrebbe fatto arrivare da Parigi un centinaio di orologi da tasca identici a quello della regina per poi distribuirli ai suoi servi e scatenare le ire di quest’ultima. La sfrontatezza della duchessa indusse dunque la regina, secondo quanto si racconta, a ordire un piano per liberarsi di lei.
Un altro elemento da considerare per capire se veramente la duchessa avrebbe potuto essere la modella delle Majas è il significato di questa parola. Il dizionario della Real Academia Española ne fornisce la seguente definizione: “Detto di una persona che nel suo modo di comunicare, di agire e per i vestiti che indossa ostenta una certa libertà e bellezza, tipica soprattutto della gente ordinaria”. Ora, considerato quanto asserito in precedenza, risulta più facile riconoscere in questa descrizione Pepita Tudó, donna del popolo e amante di Godoy, che non la Duchessa d’Alba, il cui atteggiamento rispecchiava quello dell’alta società. A questo proposito va anche rilevato che la postura della modella nei due quadri è diversa anche se di primo acchito può sembrare identica: dalle analisi che sono state effettuate risulta che nella Maja Desnuda il punto di appoggio è rappresentato dai piedi, mentre nella Maja Vestida il punto di appoggio sono i polpacci e i piedi sono collocati fuori dal divano. Di conseguenza la Maja Vestida non è semplicemente una replica della Maja Desnuda, e la diversa postura determina una differente illuminazione della scena.
A conclusione di quanto fin qui esposto risulta chiaro che i dubbi sulla vera identità della modella permangono, e che per quanto si possa indagare a fondo sulla questione sarà difficile riuscire a risolvere il mistero finché non si avrà in mano una prova concreta. Certamente la leggenda contribuisce a focalizzare l’attenzione sui due quadri e sulla vita di Goya e della duchessa: fintanto questo avverrà, sarà qualcosa di positivo sia per l’arte in se stessa che per la diffusione della cultura.