Memorie di Adriano è un romanzo scritto da Marguerite Yourcenar e pubblicato nel 1951, il libro descrive la storia dell'imperatore romano Adriano. La scrittrice immedesimandosi nella figura di questo in un modo del tutto nuovo ed originale: immagina di fare scrivere ad Adriano una lunga lettera nella quale parla della sua vita di imperatore all'amico Marco Aurelio, che poi diventerà suo nipote adottivo. Alla crisi personale di un imperatore illuminato, giunto alla fine della sua vita, si sovrappone il crepuscolo dell’Impero di Roma avviato verso una fine annunciata.
Con questa poesia scritta realmente dall'Imperatore Adriano in punto di morte si chiude questo bellissimo romanzo che - in forma epistolare - ricostruisce in prima persona la vita intera di uno dei più illuminati reggenti dell'Impero Romano. La lettera è un poema d'amore alla vita, evoca ed esalta il vigore della giovinezza, fa rilucere nel ricordo i viaggi e le conquiste di un uomo assetato di conoscenza e "costretto" al comando, l'amore per il giovane Antinoo che torna ad illuminare la sua esistenza con una singolare, nuova passione; e poi ancora la disperazione per il suicidio dell'amato (dopo la cui morte Adriano farà assurgere a divinità), a causa del quale dichiarerà di sentirsi un sopravvissuto per il quale ogni cosa ha un volto deforme.
Ma in Adriano il senso del dovere e dello Stato riescono ancora ad avere il sopravvento sulle sue passioni e sulle sue sofferenze, perchè sempre ed ancora - dichiara - si sente "responsabile della bellezza del mondo"; ed eccolo raccontare di come decise di proseguire lungo la strada che gli dei ed il fato avevano lastricato per lui, anche quando le forze avevano cominciato ad abbandonarlo, quando la malattia (l'idropisia al cuore) l'aveva assalito avvicinandolo alla morte imminente.
Adriano personalità molto versatile, uomo d’immensa cultura, amante del bello, dell'arte, della filosofia, curioso viaggiatore, grandissimo organizzatore della vita pubblica, fu un imperatore pacifico, combatté solo guerre di difesa dei territori, comprendendo che l'Impero era già troppo vasto per esser gestito efficientemente da Roma. Le fonti letterarie ci tramandano che Adriano, amò in particolar modo l’architettura, cui si dedicò personalmente; le caratteristiche dell’impianto della Villa, che si differenziano dalle consuetudini architettoniche dell’epoca, dimostrano fuori ogni dubbio questa sua partecipazione e competenza.
La Villa si distribuì su un’area di almeno 120 ettari, su un pianoro tufaceo compreso tra due fossi, quello dell’acqua Ferrata ad est e quello di Risicoli o Rocca Bruna ad ovest. Per realizzare un complesso così grandioso Adriano decise di spostare la propria residenza fuori della capitale, scegliendo un territorio verde e ricco di acque, nei pressi di Tivoli, a 28 km da Roma, sui banchi tufacei che si allargano ai piedi dei Monti Tiburtini.
La Villa comprende edifici residenziali, terme, ninfei, padiglioni, giardini che si alternano secondo una distribuzione del tutto diversa, che non rispecchia la consueta sequenza di ville e Domus, anche imperiali.
I vari edifici erano collegati fra loro, oltre che da percorsi di superficie, anche da una rete viaria sotterranea carrabile e pedonale per i servizi.
Straordinaria era la ricchezza della decorazione architettonica e scultoria della villa che è stata oggetto di frenetiche e sistematiche ricerche dal Rinascimento. Le spoliazioni di marmi, avvenute già in età medioevale per reimpieghi di vario tipo, hanno determinato una dispersione tale dell’apparato decorativo della villa, che quasi tutti i principali musei e collezioni di Roma e del resto dell’Italia, nonché d’Europa, annoverano tra le loro opere esemplari provenienti da Villa Adriana.
Nel 1999 Villa Adriana è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
Le foto presenti in questo post sono realizzate da Malaguti Silvano
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