Nelle montagne Zagros, a ovest della città di Isfahan, intorno alla città di Shahr-e-Kurd, risiedono i nomadi Bakhtiar. Molti di loro parlano persiano o dialetto Lori, mentre altri che vivono nella provincia del Khuzestan parlano arabo. Gli uomini Bakhtiar indossano pantaloni larghi, un cappello a forma rotonda e una tunica corta, abiti che hanno origine fin dalla dinastia dei Parti (200 a.C.-200 a.C.). Il capo nomade Bakhtiar (khan) a volte ha avuto posizioni molto potenti nella società persiana. Una vasta area di produzione di tappeti di Chahar Mahal va Bakhtiari assorbe i nomadi e le popolazioni dei villaggi di origini mutevoli.
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domenica 29 maggio 2016
Tappeto Bakhtiari di vecchia manifattura con bellissimi colori
Nelle montagne Zagros, a ovest della città di Isfahan, intorno alla città di Shahr-e-Kurd, risiedono i nomadi Bakhtiar. Molti di loro parlano persiano o dialetto Lori, mentre altri che vivono nella provincia del Khuzestan parlano arabo. Gli uomini Bakhtiar indossano pantaloni larghi, un cappello a forma rotonda e una tunica corta, abiti che hanno origine fin dalla dinastia dei Parti (200 a.C.-200 a.C.). Il capo nomade Bakhtiar (khan) a volte ha avuto posizioni molto potenti nella società persiana. Una vasta area di produzione di tappeti di Chahar Mahal va Bakhtiari assorbe i nomadi e le popolazioni dei villaggi di origini mutevoli.
sabato 14 maggio 2016
LUIGI ZAGO di Villafranca
(Villafranca di Verona, 1894 – Mendoza, 1952) Luigi Zago iniziò a dipingere da giovanissimo come autodidatta e solo più avanti, nel 1924 fu allievo di Vettore Zanetti Zilla. La sua passione per la pittura fu inizialmente interrotta dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, poiché Luigi Zago combatté come Alpino dal 1915 al 1918. Nel 1924 ebbe luogo la sua prima esposizione al Lyceum di Milano e richiamò subito l'attenzione di critici e di artisti tra i quali Carlo Carrà. Nel 1925 raccolse i primi successi alla Biennale di Roma e continuò esponendo alla Quadriennale di Torino e in altre importanti mostre a Milano, Firenze, Bologna e Fiume. Nel 1926, per il Centenario Francescano dipinse ottanta opere che rappresentavano i luoghi di San Francesco d'Assisi e questi dipinti, di grande valore artistico, poetico e religioso, furono pubblicati nei tre volumi dei "Santuari Francescani" di Padre Vittorino Facchinetti intitolati rispettivamente "Assisi", "La Verna nel Casentino" e "Valle Reatina". Dipinse poi un’altra serie di cinquanta opere ispirate ai luoghi e alle atmosfere dei Promessi Sposi di Manzoni, seguendo i sentieri percorsi da Don Abbondio, le casette sparse per le campagne e le vedute di Pescarenico. Sempre nel 1928 partecipò alla Biennale di Venezia con due opere: “La Fonte” e “Finestra”. Per il ventennale della Vittoria ritornò sui luoghi nei quali aveva combattuto ripercorrendoli a piedi per vari mesi. Dipinse quindi un importante gruppo di opere che furono esposte a Milano nella “Mostra dei campi di battaglia – dal Timavo all’Adamello”. Le sue opere dipinte con passione e consapevolezza furono ben accolte dal pubblico e dalla critica che lo definì come il pittore delle visioni di pace sui luoghi di guerra. Nel 1943 una bomba colpì il suo studio di Milano e distrusse la maggior parte delle tele dipinte fino a quel momento e Luigi Zago organizzò subito dopo una mostra con i quadri che non subirono danni. ... Nel 1947 la moglie Magda Martinelli partì per l’America del Sud portando con sé numerose opere di Luigi Zago, presentandole nei musei e nelle gallerie d'arte. Nel 1949 Luigi Zago accettò l’invito delle autorità argentine a trasferirsi a Buenos Aires, iniziando già sulla nave a dipingere una serie di impressioni di viaggio che presentò appena sbarcato. Anche qui ottenne numerosi successi di critica e di pubblico e le sue mostre si susseguirono in Argentina a Rosario, Mendoza, Cordoba e a Punta del Este e Motevideo in Uruguay. Il Governo della Provincia di Cordoba gli commissionò cinquanta tele con soggetto la città e i paesaggi della zona, tutte opere che vennero poi pubblicate nel catalogo “Cordoba y sus Sierras en su poesia de colores” una pubblicazione di cinquanta tavole a colori a memoria di quell’imponente lavoro di pittura del paesaggio. Dopo la mostra di Cordoba, il Governo della Provincia di Misiones lo invitò a trasferirsi a Posadas, capitale di quello stato, ma prima di partire, l’8 luglio del 1952, l’artista morì improvvisamente
venerdì 13 maggio 2016
Giuseppe Solenghi
Giuseppe Solenghi Milano 1879 Cernobio 1944
Giuseppe Solenghi nasce a Milano 1879 Allievo dell'Accademia di Brera (1892-1895), segue i corsi di prospettiva di Giuseppe Mentessi e quelli di pittura tenuti da Cesare Tallone. Fu introdotto da Gaetano Previati nell'ambiente progressista e boheémien della scapigliatura milanese. Concluso il periodo formativo si dedica per qualche anno alla miniatura (1895-1900) quindi, grazie all'amicizia con Leonardo Bazzaro, si accosta alla pittura di paesaggio e alla veduta urbana, eleggendo quali soggetti preferiti gli umidi panorami lombardi, la laguna di Chioggia e, principalmente, i tradizionali scorci della "vecchia" Milano. Frequenti nel suo repertorio sono però anche i ritratti delle celebrità del canto lirico impegnate nelle rappresentazioni scintillanti del Teatro alla Scala di Milano, spesso rappresentate con gli abiti di scena.Passa con semplicità dalla pittura ad olio,al pastello,e all'acquerello senza mostrare mai insicurezza o difficoltà di esecuzione.Proponendosi spesso al pubblico delle esposizioni braidensi, di quelle della Permanente e delle mostre organizzate dalla Famiglia Artistica Milanese.Muore a Cernobio nel 1944
proprietà Galleria Elioarte
martedì 10 maggio 2016
A tavola non s'invecchia.
A tavola lo stile a Made in Italy fa scuola
Per il 73% degli esperti è questo lo stile di vita più seguito al mondo: buona cucina, prodotti sani e di prima qualità e convivialità a tavola
di Carla Pacelli
Cos’è l’Italian way of fooding? Uno stile di vita che unisce convivialità e dieta mediterranea, la cultura per il cibo tipica del Belpaese e la qualità delle materie prime. Stile, oggi, sempre più seguito anche all’estero, soprattutto nei paesi anglosassoni, dove riscuote entusiasmi e fa proseliti anche tra le star. Da Robert De Niro a Hillary Clinton, a Heid Klum: il benessere della dieta mediterranea è sempre più apprezzato e perseguito. Il Made in Italy, però, va forte non solo all’estero, ma anche entro gli stessi confini della penisola, almeno stando a una recente indagine Doxa.
Benessere e convivialità
Per il 72% degli italiani la dieta ideale è quella mediterranea, mentre la dieta vegetariana o vegana (17%), iperproteica (11%) e low-carb (2%) sono meno apprezzate. Alla base di questa tendenza, gli elementi legati alla nostra tradizione culturale gastronomica: convivialità (81%), i valori della dieta mediterranea (74%) e gli aspetti legati al benessere (69%). In tre parole, l’Italian way of fooding. Anche Polli Cooking Lab, l’osservatorio sulle tendenze alimentari dell’omonima azienda, ha condotto uno studio elaborando i pareri di oltre 90 esperti tra nutrizionisti, chef e antropologi dell’alimentazione in occasione di CIBUS 2016, la grande fiera
Dieta e salute
I risultati dello studio riportano che secondo il 73% degli esperti è l’Italian way of fooding lo stile di vita più seguito a livello internazionale. Commenta a tal proposito Luca Piretta, nutrizionista e gastroenterologo delll'Università La Sapienza di Roma: «La popolarità della dieta mediterranea nel mondo è dovuta principalmente ai riconoscimenti scientifici di grande prestigio – afferma– In molti paesi sono stati eseguiti studi che hanno raggiunto dei risultati univoci sui benefici sia in termini di allungamento della vita sia sulla prevenzione delle malattie. Basti pensare che seguendola si riduce del 9% la mortalità».
Materie prime eccellenti
A dare man forte agli scienziati, anche i grandi chef stellati, come, ad esempio, Chicco Cerea, del ristorante “Da Vittorio” di Brusaporto (Bg): «L’Italian way of fooding ha così tanto successo sia in Italia sia all’estero perché non è una semplice dieta ma un vero e proprio stile di vita. È sano e gustoso e fa star bene con se stessi. Non dimentichiamo che può contare su prodotti che, dall’Alto Adige alla Sicilia, tutto il mondo c’invidia. Sapori e benessere fanno scaturire la convivialità tipica della tavola italiana, che poi si riflette sui commensali. Per quanto riguarda le ultime tendenze, i piatti più richiesti sono a base di verdure e formaggi freschi, prodotti tipici del Belpaese e amati da tutti».
IL DECALOGO DEI VALORI DELL’ITALIAN WAY OF FOODING STILATO DAGLI ESPERTI:
• MADE IN ITALY, perché la qualità dei prodotti italiani è un “valore” riconosciuto in tutto il mondo
• QUALITÀ, perché i prodotti di eccellenza made in Italy si inseriscono in sistemi di qualità per garantire una totale sicurezza alimentare
• TRADIZIONE, per capire e tramandare la storia, i territori, i valori che stanno dietro ogni buon prodotto italiano
• INNOVAZIONE, che caratterizza “il modo di fare” delle aziende italiane apprezzate a livello internazionale
• CONVIVIALITÀ, perché la gioia di stare insieme a tavola è un valore tipico dell’Italian style
• DEGUSTAZIONE, per non ridurre il pasto al solo consumo del cibo ma assaporare al meglio sapori e profumi
• STILE ED ELEGANZA, elementi che non possono mai mancare in una tipica tavola all’italiana
• CREATIVITÀ, perché cucinare bene all’italiana è saper stupire non solo con il gusto ma anche con la vista
• BENESSERE, perché gli studi scientifici hanno dimostrato che la dieta mediterranea è salutare per le persone e l’ambiente
• PATRIMONIO UNICO, da tutelare e diffondere in tutto il mondo.
venerdì 6 maggio 2016
Scapigliatura
La mostra presenta una selezione di circa cinquanta opere degli artisti più rappresentativi della Scapigliatura tra i quali Tranquillo Cremona, Daniele Ranzoni e Luigi Conconi.
Di fronte agli aspetti della modernità, il progresso economico, quello scientifico e tecnico, gli scapigliati assumono un atteggiamento ambivalente: da un lato il loro impulso originario è di repulsione e orrore, come è proprio dell'artista, che si aggrappa a quei valori del passato, la Bellezza, l'Arte, la Natura, l'autenticità del sentimento, che il progresso va distruggendo; dall'altro lato, rendendosi conto che quegli ideali sono ormai perduti, essi si rassegnano, delusi e disincantati, a rappresentare il "vero", gli aspetti della realtà presente e ad accettare la scienza positiva che li mette in luce
La vicenda, tragica e romantica allo stesso tempo, della morte di Tranquillo Cremona che finiva i quadri sfumando i colori con le dita.
E’ il 10 giugno 1878. Tranquillo Cremona, giovane pittore di 41 anni, si accinge a terminare il suo quadro dal titolo ‘Edera’. Un quadro simbolista dedicato all’eterna fedeltà delle promesse d’amore. Due amanti in primo piano (due donne a guardare bene, a testimoniare l’anticonformismo del pittore) e la pianta sempreverde, avvinta al corpo del muro.
Da qualche giorno sta soffrendo di dolori al ventre, quasi insopportabili. Era saturnismo, intossicazione da piombo. Il quale era contenuto nel colore bianco, che egli prediligeva e con il quale otteneva quegli effetti di luce e quell’estremo sfumato che contraddistingueva i suoi dipinti.
Tranquillo Cremona, difatti, dopo un primo intervento con i pennelli, rifiniva le opere con le dita, per ottenere lo ‘sfumato sul contorno’: il pollice per espandere la luce, l’indice o il medio per dare il lume, con maggior precisione. Tutte le dita per rendere la massima vaporosità ai propri dipinti.
Nonostante i dolori, sempre più frequenti, il giovane pittore è risoluto a terminare il quadro. E allora, lasciati da parte i pennelli, sfuma con le dita il tanto amato colore bianco. Questa tecnica, che, come detto, adopera spesso, gli consente di ottenere quei giochi luminosi, quelle sognanti atmosfere fatte di forme indefinite, come avvolte da un vapore, quasi proveniente dalle stazioni di Monet.
Tra un gesto e l’altro, inconsapevolmente, porta il dito alla bocca. E questo porterà alla sua morte per avvelenamento da piombo. Per colpa della biacca, quel bianco prediletto, prodotto da pigmento altamente tossico ottenuto dal carbonato basico di piombo.
Finì così la vita di Tranquillo Cremona, pittore appartenuto alla Scapigliatura lombarda e punto di riferimento di artisti come Medardo Rosso e Umberto Boccioni, per la natura sfatta delle sue immagini dovuta al suo ostinato sforzo di fondere le figure con l’ambiente.
Le cronache scapigliate milanesi raccontano di un personaggio suggestivo, ma al contempo strano ed anticonformista. E, a questo riguardo, sono famosi alcuni aneddoti che lo riguardano, soprattutto con i suoi ‘colleghi’ della Scapigliatura. Per esempio così parlava di lui Carlo Dossi: ‘Studiano gli scienziati il modo d’immagazzinare il sole. Io dico loro: guardate i quadri di Tranquillo Cremona‘. Oppure, in un’altra occasione parlando con Cremona stesso gli disse: ‘Oggi sei più stupido del solito’ e Cremona rispose: ‘È per poter farmi capire da te’. Infine, tra le cose più curiose che lo riguardano, viene sempre citata la questione del bizzarro elmo da soldato romano, con una candela al posto del cimiero; se lo metteva in testa per andare al bagno di notte.
Ecco qua alcuni dei suoi capolavori.