Luigi ZAGO
(Villafranca di Verona, 1894 – Mendoza, 1952) Luigi Zago iniziò a dipingere da giovanissimo come autodidatta e solo più avanti, nel 1924 fu allievo di Vettore Zanetti Zilla. La sua passione per la pittura fu inizialmente interrotta dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, poiché Luigi Zago combatté come Alpino dal 1915 al 1918. Nel 1924 ebbe luogo la sua prima esposizione al Lyceum di Milano e richiamò subito l'attenzione di critici e di artisti tra i quali Carlo Carrà. Nel 1925 raccolse i primi successi alla Biennale di Roma e continuò esponendo alla Quadriennale di Torino e in altre importanti mostre a Milano, Firenze, Bologna e Fiume. Nel 1926, per il Centenario Francescano dipinse ottanta opere che rappresentavano i luoghi di San Francesco d'Assisi e questi dipinti, di grande valore artistico, poetico e religioso, furono pubblicati nei tre volumi dei "Santuari Francescani" di Padre Vittorino Facchinetti intitolati rispettivamente "Assisi", "La Verna nel Casentino" e "Valle Reatina". Dipinse poi un’altra serie di cinquanta opere ispirate ai luoghi e alle atmosfere dei Promessi Sposi di Manzoni, seguendo i sentieri percorsi da Don Abbondio, le casette sparse per le campagne e le vedute di Pescarenico. Sempre nel 1928 partecipò alla Biennale di Venezia con due opere: “La Fonte” e “Finestra”. Per il ventennale della Vittoria ritornò sui luoghi nei quali aveva combattuto ripercorrendoli a piedi per vari mesi. Dipinse quindi un importante gruppo di opere che furono esposte a Milano nella “Mostra dei campi di battaglia – dal Timavo all’Adamello”. Le sue opere dipinte con passione e consapevolezza furono ben accolte dal pubblico e dalla critica che lo definì come il pittore delle visioni di pace sui luoghi di guerra. Nel 1943 una bomba colpì il suo studio di Milano e distrusse la maggior parte delle tele dipinte fino a quel momento e Luigi Zago organizzò subito dopo una mostra con i quadri che non subirono danni. ... Nel 1947 la moglie Magda Martinelli partì per l’America del Sud portando con sé numerose opere di Luigi Zago, presentandole nei musei e nelle gallerie d'arte. Nel 1949 Luigi Zago accettò l’invito delle autorità argentine a trasferirsi a Buenos Aires, iniziando già sulla nave a dipingere una serie di impressioni di viaggio che presentò appena sbarcato. Anche qui ottenne numerosi successi di critica e di pubblico e le sue mostre si susseguirono in Argentina a Rosario, Mendoza, Cordoba e a Punta del Este e Motevideo in Uruguay. Il Governo della Provincia di Cordoba gli commissionò cinquanta tele con soggetto la città e i paesaggi della zona, tutte opere che vennero poi pubblicate nel catalogo “Cordoba y sus Sierras en su poesia de colores” una pubblicazione di cinquanta tavole a colori a memoria di quell’imponente lavoro di pittura del paesaggio. Dopo la mostra di Cordoba, il Governo della Provincia di Misiones lo invitò a trasferirsi a Posadas, capitale di quello stato, ma prima di partire, l’8 luglio del 1952, l’artista morì improvvisamente
(Villafranca di Verona, 1894 – Mendoza, 1952) Luigi Zago iniziò a dipingere da giovanissimo come autodidatta e solo più avanti, nel 1924 fu allievo di Vettore Zanetti Zilla. La sua passione per la pittura fu inizialmente interrotta dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, poiché Luigi Zago combatté come Alpino dal 1915 al 1918. Nel 1924 ebbe luogo la sua prima esposizione al Lyceum di Milano e richiamò subito l'attenzione di critici e di artisti tra i quali Carlo Carrà. Nel 1925 raccolse i primi successi alla Biennale di Roma e continuò esponendo alla Quadriennale di Torino e in altre importanti mostre a Milano, Firenze, Bologna e Fiume. Nel 1926, per il Centenario Francescano dipinse ottanta opere che rappresentavano i luoghi di San Francesco d'Assisi e questi dipinti, di grande valore artistico, poetico e religioso, furono pubblicati nei tre volumi dei "Santuari Francescani" di Padre Vittorino Facchinetti intitolati rispettivamente "Assisi", "La Verna nel Casentino" e "Valle Reatina". Dipinse poi un’altra serie di cinquanta opere ispirate ai luoghi e alle atmosfere dei Promessi Sposi di Manzoni, seguendo i sentieri percorsi da Don Abbondio, le casette sparse per le campagne e le vedute di Pescarenico. Sempre nel 1928 partecipò alla Biennale di Venezia con due opere: “La Fonte” e “Finestra”. Per il ventennale della Vittoria ritornò sui luoghi nei quali aveva combattuto ripercorrendoli a piedi per vari mesi. Dipinse quindi un importante gruppo di opere che furono esposte a Milano nella “Mostra dei campi di battaglia – dal Timavo all’Adamello”. Le sue opere dipinte con passione e consapevolezza furono ben accolte dal pubblico e dalla critica che lo definì come il pittore delle visioni di pace sui luoghi di guerra. Nel 1943 una bomba colpì il suo studio di Milano e distrusse la maggior parte delle tele dipinte fino a quel momento e Luigi Zago organizzò subito dopo una mostra con i quadri che non subirono danni. ... Nel 1947 la moglie Magda Martinelli partì per l’America del Sud portando con sé numerose opere di Luigi Zago, presentandole nei musei e nelle gallerie d'arte. Nel 1949 Luigi Zago accettò l’invito delle autorità argentine a trasferirsi a Buenos Aires, iniziando già sulla nave a dipingere una serie di impressioni di viaggio che presentò appena sbarcato. Anche qui ottenne numerosi successi di critica e di pubblico e le sue mostre si susseguirono in Argentina a Rosario, Mendoza, Cordoba e a Punta del Este e Motevideo in Uruguay. Il Governo della Provincia di Cordoba gli commissionò cinquanta tele con soggetto la città e i paesaggi della zona, tutte opere che vennero poi pubblicate nel catalogo “Cordoba y sus Sierras en su poesia de colores” una pubblicazione di cinquanta tavole a colori a memoria di quell’imponente lavoro di pittura del paesaggio. Dopo la mostra di Cordoba, il Governo della Provincia di Misiones lo invitò a trasferirsi a Posadas, capitale di quello stato, ma prima di partire, l’8 luglio del 1952, l’artista morì improvvisamente
Giunto da autodidatta alla pittura, principia ad affermarsi in ambito
veronese negli anni del primo dopoguerra dopo la forzata pausa imposta alla sua
attività artistica dalla partecipazione al conflitto. Seguendo i consigli e
l'insegnamento di Vittore Zanetti Zilla, cui si accosta nel 1924, sceglie di
dedicarsi in particolare alla pittura di paesaggio, non tralasciando in seguito
di frequentare anche le scene di genere e la natura morta. Alla metà degli anni
Venti risalgono le prime importanti partecipazioni espositive: una personale a
Milano nel 1924, la Biennale di Roma e la Quadriennale torinese del 1925. Alla
mostra milanese allestita per il Decennale della Vittoria (1928) si propone con
una serie di vedute d'alta montagna ispirate ai luoghi in cui aveva combattuto
durante la guerra;
IL PIAVE
a quello stesso anno risalgono una nuova personale milanese
(Galleria Micheli) e la partecipazione alla Biennale di Venezia. Nel 1929
espone alla I Mostra del Novecento Italiano presso la Permanente milanese.
Trasferitosi in Argentina nel 1949, espone in frequenti personali (Rosario,
Montevideo, Mendoza) il frutto delle sue indagini pittoriche sul paesaggio
locale.
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