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domenica 23 agosto 2009

La vera storia di Mata e Grifone ?


La vera storia di Mata e Grifone ? :

Quando Re Ruggero, iniziatore della stirpe normanna, è riuscito a conquistare la Sicilia e restituirla alla religione cristiana nel XI sec. in città ( a Messina e paesi limitrofi) governavano Grifone , re arabo e sua moglie Mata, autoctona di Camaro. Ruggero fece una sfilata trionfale in città con alla testa una statua della vergine Maria e dietro i prigionieri arabi e tra di essi c'erano il Re e la Regina a cavallo che seguivano il carro del Re Cristiano. (versione normanna)
un altra storia ancora è : al tempo dell'invasione araba (IX sec.) a Messina governavano i Greci (o meglio gli imperatori di Bisanzio che parlavano greco) che nel dialetto di allora si chiamavano Grifoni (per via di ciò che avevano dipinto nel vessillo imperiale o una cosa del genere). durante questa invasione ci fu una caccia al greco per ucciderlo al grido "Mata el Grifon" cioè "Ammazza il Greco". (versione patriottica)da questo momento il grido "Mata el grifon" divenne "Mata e Grifone" e su di esso si creò la storia d'amore della Bella e grossa Mata e dell'altrettanto imponenete Grifone.(vedi versone romantica)...

Nella foto i famosi giganti di cartapesta Mata e Grifone danzanti a Seminara durante la festa del 14 e 15 agosto

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Elio , ma Le statue di Mata e Grifone che sfilano a Seminare vengono portate da Messina o ne esistono delle altre?
Io conoscevo solo la storia romantica dei due gigantiMata e Grifone che a Messina venivano anhe chiamati "U giganti e a Gigantissa"
un abbraccio
Saria

Anonimo ha detto...

I giganti fanno parte di una antica ed allegorica tradizione calabrese particolarmente radicata nelle province di Reggio Calabria e Vibo Valentia. In alcuni luoghi calabresi essi prendono il nome di Mata e Grifone.
I due giganti sfilano durante le feste per le vie dei paesi preceduti da un gran frastuono e dal ritmo frenetico e pressante del suono di una gran cassa e di un tamburo che annunciano ai grandi e ai piccini che stanno per arrivare. Il loro percorso è tracciato da vorticose giravolte l’uno intorno all’altro come una danza magica e ancestrale che sa di fascino e mistero e che rapisce la fantasia di quanti vi assistono. Mata è una regina indigena , molto appariscente e formosa con guance rosse come pomodori maturi, indossa vistose collane e grossi orecchini, vesti colorate con colori sgargianti e appariscenti sino all’inverosimile. Un vero trionfo del cattivo gusto estetico e scarsa finezza. Grifone è un re turco il cui aspetto è messo in evidenza da un cappellaccio nero, da una corona piena di piume, da grandi baffi o barba nera e pelle scura che incute rispetto e paura.
Alcuni racconti popolari narrano che la regina venne rapita dal turco giunto dal mare. Sicuramente l’allegoria ripropone il periodo storico in cui le coste calabresi erano continuamente preda delle scorribande dei saraceni che approdavano sulle coste depredandole di ogni cosa e dove le donne (particolarmente belle) erano spesso viste come prede da non lasciarsi sfuggire.
Il ballo rituale dei giganti è un vero e proprio trionfo dell’amore raccontato proprio attraverso questa danza di corteggiamento. La coreografia di questa danza rituale si apre con una serie di giravolte in tondo che si stringono sempre più fino ad avvicinare i due in un vorticoso abbraccio che si completa con un lungo bacio mentre il ritmo assordante e frenetico dei tamburi ne evidenzia la gestualità e la frenesia.
Oggi i Il divertimento consiste nello sfiorare o farsi sfiorare dai due fantocci alti quasi 3 metri che rievocano nelle feste popolari una traccia di questo passato quasi ad esorcizzare e superare le paure collettive. Una sfida sia per gli stessi giganti che a loro volta si rincorrono e soprattutto per quei bambini terrorizzati dall’idea di essere afferrati ma che facendosi toccare o toccando i giganti riescono a superare definitivamente questa paura.

Anonimo ha detto...

per quanto concerne i Giganti di Messina (giganti a cavallo) si deduce da Internet :Sono due statue gigantesche che, nei secoli sono state accostate a varie figure mitologiche: Kronos e Rhea (ovvero Saturno e Cibele della tradizione latina), Cam e Rea, Zanclo e Rea, infine Mata e Grifone.
La loro costruzione è attribuita al fiorentino Martino Montanini, allievo del Montorsoli su incarico del Senato di Messina intorno al 1550.
Mata, su un destriero bianco (un tempo scuro), simboleggia l'elemento indigeno; la tradizione la vuole nativa di Camaro, antico quartiere cittadino sull'omonimo torrente. La testa è un rifacimento dell'originale andato distrutto prima a seguito del terremoto del 1783, successivamente nel terremoto del 1908 infine dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. L'attuale statua è stata eseguita dallo scultore Mariano Grasso nel 1958. Presenta sul capo una corona con tre torri (forse le torri dell'antico castello di Matagrifone), oltre che ramoscelli e fiori; dalle orecchie le pendono orecchini d'oro. Indossa una corazza di colore azzurro con ricami in oro sopra una veste bianca che le copre le ginocchia; porta ai piedi calzari con stringhe intrecciate. Sulle spalle un mantello di velluto blu.
Zanclo (Grifone), che cavalca uno stallone nero (un tempo bianco), ha una bellissima testa di moro, incoronata con foglie di lauro e ornata da orecchini a mezzaluna. Indossa una corazza sopra una corta tunica bianca bordata in oro. Nella mano destra impugna una mazza di metallo, con la sinistra tiene le redini e al braccio ha uno scudo ovale al cui interno vi sono raffigurate tre torri nere su sfondo verde. Porta al fianco una bella spada la cui elsa è ornata da una testa di leone e da due teste di uccelli rapaci. Sulle sue spalle, un mantello di velluto rosso.
I due Giganti sono portati in processione il 14 Agosto da un festoso corteo in costume e sono seguiti da un'altra machina che rappresenta un cammello. Per alcuni rievocherebbe l'entrata a Messina di Ruggero d'Altavilla sul dorso di un dromedario dopo la sconfitta degli arabi; per altri il predone arabo che esigeva i tributi al popolo.
Le leggende sul mito di Mata e Grifone sono diverse, alcune narrano che il gigantesco guerriero e la regina bianca rappresentino i veri fondatori di Messina, mentre altre ritengono che siano i prigionieri musulmani fatti dal condottiero Ruggero D'Altavilla nel 1086. Ad ogni modo la più accreditata delle leggende si riferisce al 964, quando Messina era l’ultimo baluardo siciliano che resisteva all'occupazione araba. Un generale invasore di nome Hassas Ibn-Hammar, durante l’assedio alla città, vide la bella Mata figlia di un commerciante messinese. Innamoratosene costrinse con la forza il padre a dargliela in sposa. Le mille attenzioni del saraceno non furono sufficienti a far innamorare la candida fanciulla, solo la sua conversione al cristianesimo riuscirono ad intenerirne il cuore. Il nome di Hassan diventò Grifo ribattezzato Grifone per la sua mole. I due innamorati prosperarono e vissero... felici e contenti.
Nella realtà invece, la loro nascita è da collocarsi intorno alla fine del XVI sec., in un momento in cui si era di nuovo inasprita la rivalità tra Messina e Palermo, su quale delle due dovesse ricoprire il ruolo di capitale.
Nel 1591 Filippo II ordinò che il Vicere risiedesse a Messina per 18 mesi ogni triennio. In questi anni le due città facevano a gara nell'esibire titoli e privilegi che potessero far prevalere l'una su l'altra.
Nel 1547 in contrada Maredolce, a Palermo furono rinvenute delle ossa gigantesche, probabili resti dell'antica fauna che aveva popolato l'Isola in epoca preistorica (elefanti nani e ippopotami). Questo ritrovamento fece asserire ai Palermitani che la loro città era stata fondata da "Giganti", quindi in epoca assai remota, e ciò le arrecava un maggior prestigio rispetto alla città dello Stretto. Forse fu per reazione a queste pretese che il Senato di Messina ordinò la costruzione delle due statue.

Anonimo ha detto...

davvero esauriente la tua risposta :-) grazie
Il mio dubbio era nato per il fatto che non vedevo nella foto la figura completa delle statue e quindi non mi regolavo se fossere a cavallo o no.
Baci
Saria