Dipinto ad olio su cartone m 18 x 12 Cornice dorata
Galleria Elioarte
olio su tavola cm 22x 24
titolo fanciullo con berretto
Nacque a Monteleone Calabro, oggi Vibo Valentia, da Filomena Costa e da Beniamino, ex garibaldino e presidente del locale Tribunale che desiderava avviare il figlio alla carriera forense. Ma le intenzioni del genitore non piacquero al giovane, per cui dopo gli studi liceali e due anni di giurisprudenza all’Università di Napoli, nel 1903 si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Firenze che frequentò per cinque anni. Allievo di Giovanni Fattori (1825-1908) del quale subì l’influenza in tutta la sua opera, frequentò «Le Giubbe rosse», non ancora sede dei futuristi fiorentini. Ebbe tre figli, Teresa, Ernesto e Beniamino detto Mino, famoso giornalista vissuto in Francia, ritiratosi negli ultimi anni di vita nella provincia romana.
Nel 1908 Colao si recò a Parigi ma è incerto se vi rimase ininterrottamente fino al 1911, come scrive il figlio Mino, oppure se la sua presenza nella capitale avvenne a intervalli come lasciano supporre le «Autobiografie» di Anselmo Bucci e di Gino Severini, condividendo lo studio, una gelida mansarda di Montmartre, con Anselmo Bucci, uno dei fondatori del «Gruppo Novecento», la cui coordinatrice era il critico d’arte Margherita Sarfatti, stretta collaboratrice e amante di Mussolini, vivendo di espedienti senza una lira in tasca. Nella capitale francese, dove aveva frequentazione con altri artisti italiani come Gino Severini e Leonardo Dudreville, ebbe notizia del Futurismo, il cui Manifesto venne pubblicato sul «Figaro» del 20 febbraio 1909, e conobbe la pittura di Cézanne, Gauguin e Van Gogh.
Tornato in Italia, nel 1914 allestì a Fiuggi la sua prima mostra di pastelli, di cui non si ha più traccia, aventi come tema motivi parigini, e nello stesso anno fu presente all’Esposizione nazionale di Belle Arti di Milano.
L’anno successivo fu chiamato alle armi e partecipò alla Prima Guerra Mondiale come ufficiale. Dopo di allora cambiò i soggetti delle sue opere; mentre in un primo periodo rivolse il suo interesse verso pescatori, nature morte e ritratti delle genti di Calabria, in un secondo momento il paesaggio diventerà protagonista principale, anche se non esclusivo, della sua opera, emancipandosi dal ruolo di sfondo.
Dopo vari soggiorni a Milano, Roma e Firenze tornò per un certo tempo a Monteleone per poi stabilirsi definitivamente a Roma. Nella capitale fu anche residente a Villa Strohl-Fern, all’interno del parco di Villa Borghese, luogo in cui ebbero gli studi molti artisti, musicisti e letterati (tra cui Carlo Levi, Ercole Drei, Arturo Martini, Virgilio Guidi, Umberto Moggioli), in un padiglione di legno un tempo situato nell’area del Palazzo Grande.
Nel 1919 espose alla Mostra Collettiva del Circolo Artistico di via Margutta a Roma; e nel 1920 alla Permanente di Milano. Dal 1922 al 1927 fece parte del «Gruppo artistico calabrese» insieme a Umberto Diano, Alessandro Monteleone, Ezio Roscitano e Carmine Tripodi, gruppo che operò cercando di dare al problema del regionalismo artistico un’impostazione di più ampio respiro, meno folkloristica ma che richiamasse i valori spirituali della Calabria e che, soprattutto negli anni 1926-27, ottenne significativi riconoscimenti dalla critica.
Nel 1923 espose alla Prima Mostra internazionale delle arti decorative di Monza; l’anno successivo alla III Mostra Calabrese d’arte Moderna di Reggio Calabria; nel 1925 alla Casa d’arte Bragaglia, ancora a Roma e alla Bottega di poesia a Milano, con un importante testo in catalogo di Enrico Somarè. L’anno dopo fu presente alla Prima Mostra del Novecento Italiano, a Milano (organizzata sotto l’egida della Sarfatti e inaugurata dal Duce) con tre quadri, La Famiglia, Il grano, Paesaggio calabrese; alla XCII Esposizione degli Amatori e Cultori di Roma, assieme al «Gruppo»; alla Biennale di Venezia, ove espose Il pane e Libecciata. Il 1927 lo vide esporre all’Internazionale di Monza, alla Galleria dell’Esame di Milano, con testo in catalogo di Michele Biancale e alla II Mostra di Arte Marinara di Roma (dove sarà anche nel 1929), e l’anno successivo alla «Exposiciòn de Arte Francès, Italiano y del Libro Alemàn» di Madrid.
Nel 1929 fu presente alla Seconda Mostra del Novecento, ancora a Milano, alla III Mostra Marinara di Roma e alla Prima mostra del sindacato laziale degli artisti al Palazzo delle Esposizioni, dove gli venne dedicata una parete con dodici opere. Nel 1930 fu la volta della Sindacale di Firenze e della Biennale di Venezia, presente con tre pitture, Ritratto muliebre, I vecchi, Bambino al balcone e dove espose per altre edizioni fino al 1942: nel 1932 con tre pitture; nel 1934 ancora con tre pitture, tra cui Bambino seduto e Bambino che legge; nel ’36 con cinque pitture; nel ’40 con ben diciassette pitture, tra cui La pergola, in sala personale e infine nel ’42, con una sola opera, Trebbiatura in Toscana.
Il 1931 presentò tre quadri, L’uomo in cammino, Paesaggio e un’altra opera alla Prima Quadriennale romana; venne invitato all’estero, all’ “International Exbition” di Pittsburg e tenne una mostra alla Galleria Pesaro di Milano, assieme ad altri tre artisti calabresi, Alessandro Monteleone, Ugo Ortona, Ezio Roscitano. Nel ’32 e nel ’34 prese parte alla III e IV Mostra del Sindacato Laziale, a Roma. Ancora nel 1934 tenne una personale al Circolo delle Arti e delle Lettere di Roma; e fu invitato alla Mostra Internazionale d’arte Coloniale di Napoli e alla Prima Mostra del Sindacato Toscano di Firenze. L’anno seguente partecipò alla Quadriennale romana e alla Mostra sindacale dei Disegni a Roma.
Il 1939 fu per Colao un anno pieno di successi: ricevette un premio per la pittura dall’Accademia d’Italia; ebbe alcuni incarichi di insegnamento; fu nuovamente invitato alla Quadriennale romana, dove vendette diverse opere; Giuseppe Bottai gli acquistò Vecchio cavallo sulla spiaggia per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma; il Governatorato di Roma acquistò Ragazzi in vacanzae il Ministerò della cultura popolare comprò il Corteo nuziale.
Nel 1940 Corrado Alvaro scrisse la presentazione al catalogo della mostra alla Galleria Gian Ferrari di Milano e nel 1942 l’artista fu chiamato ad affrescare il salone centrale del Museo delle Arti e Tradizioni popolari per l’Esposizione Universale di Roma: vi raffigurò la Battitura del grano, unico suo esempio di pittura a fresco. Professore onorario nelle Accademie di Belle Arti di Firenze, Napoli e Perugia, la sua ultima presenza avvenne nel 1943 alla Quadriennale romana, con più opere, tra cui un Autoritratto; morì nello stesso anno nel Policlinico di Roma dove non superò un intervento chirurgico a cui fu sottoposto. Aveva appena 62 anni.
Colao ha sempre goduto di ampia considerazione critica e anche di mercato. Suoi lavori in molte collezioni private importanti, come in sedi pubbliche: nella Galleria Ricci Oddi di Piacenza il suo capolavoro Un uomo lungo la spiaggia; nella Galleria d’arte moderna di Gerova una Marina; e nelle Gallerie d’arte moderna di Roma e di Firenze. Il Liceo artistico di Vibo Valentia porta il suo nome. (Enzo Le Pera) © ICSAIC
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