La grandezza dei popoli si è misurata nei secoli ,anche per la capacità degli uomini di percorrere i perigliosi sentieri acquei e di interpetrare, alternando profondi sentimenti di meraviglia e stupore,l'eterno dialogo tra mare e vento.
Ogni popolo ha avuto il suo Ulisse. Dei viaggi che hanno fatto incontrare i popoli,e dei quali, hanno tratto un reciproco vantaggio,si trova testimonianza in tutti i siti archeologici,con segni più o meno significativi.
Molto più labile è la memoria delle mille tragedie del mare racchiusa negli abissi .L'abisso trasforma le sembianze dei reperti, rendendone più complessa la lettura.
Per migliaia di anni, prima che si inventasse l'ancora (intorno al VII sec. a.C.) la sosta e l'ormeggio delle imbarcazioni ,erano consentiti da strumenti molto semplici : " le pietre."
La funzione di questi manufatti,precursori delle ancore, era assicurata dal peso e dalla dimensione della pietra che doveva essere adeguata sia al fondale sia alla profondità delle acque.Per tale motivo una nave aveva nella stiva varie pietre adatte alle varie situazioni.
Nell'area marina di Nora sono state riscoperte una diversità di vasi,e anfore e frammenti ceramici che ricoprono un arco cronologico sino all'età tardo romana.
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