blog di quadri e opere d'arte in genere,e destinato ad ospitare articoli e presentazione di quadri. Tutte le foto,ed i filmati presenti nel blog sono tutelati da DIRITTI D'AUTORE ©
lunedì 29 dicembre 2008
Calendario annuale 2009
Abbiamo fatto un piccolo calendario per l'anno 2009 che potete scaricare è il nostro regalino di fine anno
Ricordatevi che chi non vede l'ora di lasciarsi alle spalle il 2008 dovrà aspettare un attimo in più :un secondo, per festeggiare il Nuovo anno.
I responsabili mondiali dell'ora esatta hanno infatti aggiunto un secondo all'ultimo giorno dell'anno, per adeguare gli orologi al leggero rallentamento della Terra nella rotazione sull'asse, che avviene periodicamente in seguito a fenomeni come maree ed altri.
L'Osservatorio navale Usa, responsabile dell'orologio principale del Pentagono, ha detto che il secondo in più verrà aggiunto mercoledì prossimo d'intesa con gli orologi atomici mondiali alle 23, 59 minuti e 59 secondi del Coordinated Universal Time, o Utc, corrispondente all'ora di Greenwich (un'ora in meno rispetto all'Italia).
Si tratta della prima aggiunta di un secondo dal 1972, quando era iniziata questa pratica.
Utc è il sistema di alta precisione per il mantenimento dell'ora esatta attraverso orologi atomici in tutto il mondo.
La decisione di aggiungere o togliere un secondo spetta all'International Earth Rotation and Reference Systems Service, in base al monitoraggio della rotazione terrestre.
.un augurio di Felice ANNO NUOVO
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auguri e comunicazioni
domenica 21 dicembre 2008
Dalla casa di Babbo Natale.
"C'è un luogo che non conosce rumore, se non il sussurro del vento interrotto dalle grida rauche degli uccelli.Un luogo dove il silenzio è poesia e dove la natura diventa grandioso,seducente,struggente spettacolo.
Una terra di paesaggi estremi, assoluti. Di paesaggi primordiali fatti d'acqua, roccia, ghiaccio.
Una terra di fiordi vertiginosi, montagne nude, altopiani sterminati che in inverno si trasformano in abbaglianti distese gelate,solcate da branchi di renne in cammino verso il mare.
Col disgelo riappaiono laghi di cristallo, foreste di smeraldo, vallate di velluto tempestate di fiori che fanno da corona a villaggi da fiaba,dove la vita segue il ritmo della luce e dell'ombra, dell'avvicendarsi sereno e sempre uguale delle ore, dei giorni,delle stagioni.
Questa terra, capace di dare brividi selvaggi e poetici, è la patria di popoli miti,tolleranti e accoglienti ed è il teatro di fenomeni naturali ammalianti,come l'aurora boreale e il sole di mezzanotte”
Un viaggio a queste latitudini è un'esperienza unica,capace di scatenare l'antica vertigine di fronte al sublime mistero del mondo .Lasciati condurre alla scoperta dell'emozionante bellezza di questa natura senza tempo e non dimenticare l´ufficio postale di Babbo Natale che si trova al Circolo Polare Artico, nel Villaggio di Korvatunturi, in Lapponia.
Ogni anno, da qui tutti i bambini del mondo spediscono i loro desideri e le loro letterine a Babbo Natale.
Il costo: € 6.95 compresa affrancatura. http://www.santagreeting.net/?a_aid=77c2c6f0.
ricopia l’indirizzo sopra segnato ed entrerai anche tu nella casa di Babbo Natale.
Da li il tuo bambino potrà spedire oggi la sua letterina.
Ma dove si trova questo posto così incantato? Solamente a 2938 Km da Roma nella fredda Lapponia, dove la temperatura scende fino a 30 gradi sotto zero e le renne, dalle lunghe corna ramificate , passeggiano indisturbate per le strade. Siamo a Korvatunturi , nel villaggio di Babbo Natale, e qui che noterai una lunga linea bianca tratteggiata sul terreno. Sei giunto sul Circolo Popolare Artico, calpestare quella linea dicono ti porta fortuna.
Ecco,noi dalla casa di Babbo Natale, vogliamo che quest’anno partano gli auguri più sinceri di prosperità e salute per tutti voi amici vicini e lontani, affettuosi lettori del nostro blog.
Auguri ! Auguri ! Auguri !
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vacanze
domenica 30 novembre 2008
Gaetano Vicari.
Chi è Gaetano Vicari
Sarà conosciuto a molti, così come non lo sarà per molti altri .Questa purtroppo è la triste realtà di quegli artisti che confidano solo sulla loro arte,senza compromessi di natura mercenaria offerti
da tanti critici,galleristi, e giornalisti prezzolati.
Gaetano Vicari è un vero artista, e la sua pittura come ebbe a definirla Remo Brindisi
è ammirevole perché ha radici profonde in una lunga e disinteressata passione. Un interesse ed una passione che è soprattutto attenzione alle “cose” che si propongono in una interpretazione di un dolore umano, che solo chi ne è partecipe, almeno ambientalmente, può rappresentare.
I suoi quadri dimostrano di possedere una grande capacità di realismo nella figura umana, che è capace di suscitare emozioni. Sono opere molto interessanti, frutto di una valida ricerca e di un impegno intenso ed appassionato, che si fanno notare per la perfetta tornitura delle forme e la finezza dei chiaroscuri, accompagnate dall’accordo dei colori nitidi e smaltati.
Così abbiamo avuto modo di conoscere ,Gaetano Vicari,per questo lo presentiamo ai pochi sparuti nostri lettori, che andranno ad aggiungersi ai molti che già lo conoscono e lo apprezzano.
Elioarte 30.11.2008
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arte
venerdì 14 novembre 2008
PRAGA .- La città magica
Se desideri andare a Praga, ti do i seguenti consigli:Oltre che in aereo, si può arrivare a Praga in treno .Si può scegliere il treno che parte da Milano e cambia a Zurigo, per poi proseguire per Praga. C'e anche un treno Euro Night per Praga che parte da Venezia Mestre: può essere un mezzo comodo e conveniente per arrivare a Praga. Da Milano via Zurigo ci vogliono 16 ore; per chi parte da Venezia Mestre ci vogliono 14 ore. Il costo è di circa 100 euro.
Per 30 settimane all’anno inoltre c’è un’altra possibilità, decisamente più cara ma molto suggestiva: il treno Orient Express. In questo caso si parte da Venezia su delle magnifiche carrozze oro e blu (ridisegnate in maniera perfetta), attraversando l’Austria e la Repubblica Ceca per arrivare a Praga in pomeriggio successivo. Il costo? Circa 1300 euro.
E ora iniziamo dall’hotel.
L’hotel che ti consiglio è il Residence Hotel Nosticova , affiliato al marchio di alberghi di charme Epoque Hotels,è veramente un hotel d’epoca: si trova in un palazzo settecentesco,nel cuore del quartiere di Mala Strana. Letti a baldacchino con drappeggi di tessuto,grandi lampadari di cristallo,pareti pastello contro le quali spiccano comò e mobili antichi .Le sue 10 suite, tutte dotate di mini cucina e salotto, piacciano molto alle star del cinema che qui sono di casa….. commento inutile….. Il ristorante interno Alchimist propone cucina internazionale in uno scenario da “Praga Magica” Prezzi suite standard da 150 euro, suite royal da 190 euro. ( via Nosticova 1 -tel. 00420 257 312513 - ) http://www.epoquehotels.com/
Se vuoi puoi iniziare il tuo soggiorno alla grande, potrai essere prelevato dal tuo hotel da un auto d’epoca (www.historytrip.cz) tirata a lucido e scorrazzato per un’ora nel centro storico della città:il Municipio con la Torre dell’Orologio,piazza Vincislao,il Ponte Carlo, la piazza della Città Vecchia, il Quartiere Ebraico,oggi una delle aree più trendy della città. A due passi dal centro, il quartiere ebraico che ha saputo valorizzare le sue strade e i palazzi eleganti trasformandosi in un angolo raffinato. Così mentre l’autista racconta ( in inglese) quello che scorre davanti ai tuoi occhi si può proseguire fino al Castello e al quartiere di Mala Strana per essere riportati in hotel. Il giro di un’ora costa 17 euro a persona. Puoi alla fine sceglierti il ristorante dove passare la sera. Un locale che fonde tradizione e voglia di nuovo,negli ambienti come nel piatto. La cucina di Pravda spazia dal tonno alla giapponese alla steak americana alle specialità tipiche ceche nella loro versione più contemporanea. Lo scenario mischia lampadari in cristallo vecchio stile e arzigogolate colonne in marmo a poltroncine moderne,quadri e dettali contemporanei. Pravda, Parizska 17,tel00420 222 326203: www.pravdarestaurant.cz prezzo medio euro 35.Il pubblico è quello della Praga “in”.
La vita notturna
Ci sono tantissimi locali dai più svariati stili musicali come il Duplex , club con ristorante e casinò la più grande discoteca dell'Europa centrale, a due passi dal Ponte Carlo. Non mancano i jazz clubs, come quello situato a pochi minuti dalla città vecchia ,dove ogni pomeriggio a parire dalle 21 c’è musica dal vivo e dove vi è un negozio jazz aperto 24 ore su 24.
A te dunque la decisione finale se partire per questa destinazione.
http://www.flickr.com/photos/elioarte/1804365716/
http://www.flickr.com/photos/elioarte/1803437703/
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viaggi
domenica 2 novembre 2008
Le magnifiche sculture di Copàn
Nel 1841 l’esploratore americano John Lloyd Stephenes pubblicò il resoconto dei suoi viaggi in Centro America in compagnia dell’amico Frederick Catherwood,architetto e artista inglese con la passione del viaggio. I due percossero la strada di Cortès fino al villaggio di Capàn dove avevano sentito parlare di “un luogo pieno di fantastiche sculture”. Dopo giorni di cammino in una fitta foresta davanti aqi loro occhi comparvero un muro di pietre disposte ordinatamente e una statua sepolta fino agli occhi: Dopo un intenso lavoro di machete riuscirono a liberare una stele di pietra scolpita in uno stile sconosciuto. Più tardi vennero alla luce 14 steli,tempi e piramidi. In questo modo Catherwood potè disegnare una mappa del luogo e riprodurre i monumenti. I suoi disegni
rimasero a lungo le sole testimonianze di quel luogo, che si scoprì essere una delle più importanti città Maya. In realtà i due viaggiatori non furono i primi a scoprire Copàn. Una lettera del 1576 don Diego Garcia de Palacio, ufficiale di corte spagnolo, riportava la scoperta delle rovine di un antica città sepolta tra la giungla mesoamericana. Ma gli spagnoli, alla ricerca di oro,non si interessarono di tale tesoro. Considerata l’Atene del nuovo mondo Copàn è il più notevole complesso in pietra della Mesoamerica Ciò che ha reso il sito un luogo unico sono la scalinata scolpita da 2500 geroglifici che ne fanno il più lungo testo mai scoperto nella civiltà Maya e le stele che riproducono volti e acconciature dei sovrani e loro storia.
in alto La Stele del re Fumo Serpente
Vedi su Flickr le altre foto su Copàn
http://www.flickr.com/photos/elioarte/1520109979/in/set-72157605591199023/
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Civiltà e arte
mercoledì 22 ottobre 2008
Figi Meta di un viaggio
Continente: OCEANIA
Nome Paese: Figi
Dislocazione geografica: (Republic of Fiji, Matanitu Ko Viti), arcipelago (18.272 km2, 778.000 abitanti) dell'Oceano Pacifico sud-occidentale, nella Melanesia, formato da 320 isole di cui le principali sono Viti Levu, Vanua Levu, Taveuni, Kandavu e Rotuma.
Capitale: Suva
Lingua: Inglese (ufficiale), hindi e figiano
Religione: Cristiani, induisti, musulmani
Unità monetaria: Il dollaro figiano
Ordinamento: Democrazia parlamentare. Stato indipendente dal 1970 e membro del Commonwealth. Supreme cariche dello Stato e maggioranza dei seggi della Camera dei Deputati e del Senato erano appannaggio dell'etnia melanesiana. Il 3 e il 10 luglio 1997, Camera e Senato hanno approvato il testo che modifica gli articoli ritenuti razzisti: esso prevede un governo multietnico e riconosce maggiori diritti politici alla etnie non melanesiane.
Morfologia: L'arcipelago delle Figi è situato sulla dorsale sottomarina che si spinge a est sino alle Tonga, a ovest alle Vanuatu, tra il 16o e i 20o30' di latitudine sud, i 177o di longitudine est e i 177o30' di longitudine ovest, a cavallo cioè dell'antimeridiano di Greenwich. Le isole sono allineate a forma di ferro di cavallo racchiudente il Mare di Koro: l'arco occidentale comprende le isole principali (Viti Levu, 10.497 km2; Vanua Levu, 5.534 km2; Taveuni, 562 km2; Kandavu, 321 km2, ecc.), quello orientale il gruppo delle Lau. Le Figi, prevalentemente vulcaniche, si connettono ai grandi archi insulari della Melanesia, di origine continentale; ai margini e al di sopra degli apparati vulcanici, che, lungamente soggetti all'azione erosiva, conservano scarse tracce delle loro strutture originarie, si hanno sovente cospicue formazioni calcaree, attestanti le fasi di sommersione subite dall'arcipelago; in particolare predominante è la natura calcarea delle isole minori. Scogliere coralline orlano infine gran parte dell'arcipelago; frequenti sono gli atolli. Le isole maggiori sono prevalentemente montuose, raggiungendo i 1.324 m nel Monte Tomaniivi (sull'Isola di Viti Levu); quasi ovunque ondulate o pianeggianti sono però le fasce litoranee, di origine alluvionale, che si affacciano su coste assai articolate, con insenature profonde, alcune delle quali, come la Baia di Suva, costituiscono ottimi porti naturali.
Clima e flora: Le Figi mancano di vere e proprie reti idrografiche; solo a Viti Levu si hanno corsi d'acqua di un certo rilievo, come il Singatoka, il Rewa e il Navua, che scendono a raggiera dai rilievi centrali verso il mare. Data la posizione astronomica, tra l'Equatore e il Tropico del Capricorno, le Figi hanno clima subtropicale, caldo-umido; gli eccessi termici sono però mitigati dalle brezze di mare. Le precipitazioni sono piuttosto abbondanti, con massimi (sino a 3.000 mm annui) sui versanti orientale e sud-orientale, direttamente investiti dagli alisei; le piogge sono particolarmente copiose nel periodo estivo, da novembre ad aprile, quando si possono anche manifestare ripetuti cicloni. Quanto alla vegetazione, la foresta, ricca di essenze, è ormai piuttosto degradata; le aree più asciutte sono ricoperte da ampie distese savaniche.
Cenni Storici: Quando ebbe inizio la colonizzazione britannica, la popolazione dell'arcipelago, calcolata attorno alle 200.000 unità, era formata per la quasi totalità da Figiani, venuti in epoca remota dalla Melanesia. Decimati a contatto con i bianchi da gravissime epidemie, gli abitanti delle Figi si ridussero a circa 80.000 individui; per i lavori nelle piantagioni di canna da zucchero furono fatti affluire forti contingenti di Indiani, che, grazie a un altissimo tasso d'incremento naturale, hanno finito col prevalere numericamente (su un totale di 784.000 abitanti, circa la metà sono Indiani), anche se il potere economico è in genere nelle mani dei Figiani. Si hanno inoltre minoranze di Europei e di Cinesi, che risiedono prevalentemente nelle aree urbane dedicandosi ad attività commerciali, e di Polinesiani. I 2/3 della popolazione vivono a Viti Levu, il resto in buona parte a Vanua Levu, addensandosi nelle fasce costiere più intensamente coltivate; massimo centro è la capitale, Suva, una delle maggiori città delle isole oceaniche che, oltre a ospitare molteplici imprese commerciali e industriali, esercita un'importante funzione culturale in quanto sede, dal 1968, dell'Università del Pacifico Meridionale.
Agricoltura: Le Figi, dette "isole del nuovo giorno" perché situate a cavallo dell'International Data Line, sono un Paese la cui economia si basa essenzialmente, oltre che sul turismo, sull'agricoltura, in particolare sulla coltivazione della canna da zucchero (41 milioni di q annui). Si coltivano, inoltre, la palma da cocco, che fornisce copra e olio di cocco, banani, riso, patate dolci e manioca. La produzione alimentare, che comprende anche modesti quantitativi di pesce (34.000 t) e pollame, è del tutto insufficiente, per cui il Paese dipende in misura notevole dall'estero. Le foreste rappresentano una discreta ricchezza, fornendo un quantitativo di legname (circa 600.000 m3) sufficiente alle necessità interne; dal sottosuolo si estraggono infine modesti quantitativi di oro e argento.
Industria e turismo: Il governo si è prefisso da un lato di incrementare l'agricoltura (settore in cui peraltro la situazione è resa complessa dal fatto che l'assoluta maggioranza delle terre appartiene per legge ai Figiani, ma sono in pratica gli immigrati Indiani a dedicarsi ai lavori dei campi), dall'altro a sviluppare l'industria, che è fortemente carente. Essa riguarda soprattutto la trasformazione dei prodotti agricoli locali e annovera zuccherifici, oleifici, manifatture di tabacchi, birrifici e fabbriche di bevande non alcoliche, saponifici, ecc. La bilancia commerciale è passiva: le esportazioni sono rappresentate eminentemente da zucchero, quindi da olio di cocco, melassa, pesce, oro, ecc. Le comunicazioni sono assicurate da 820 km di ferrovie e da 5.100 km (1995) di strade.Una funzione importante nell'economia nazionale ha il turismo che rappresenta un’importante fonte d’entrata valutaria: il Paese può contare su una felice posizione geografica, essendo situato sulle grandi rotte tra l'Australia, la Nuova Zelanda e l'America Settentrionale, e inoltre su un clima mitissimo e su bellezze paesaggistiche note in tutto il mondo, tra cui l'arcipelago delle isole Yasawa, set di famosi film; l'aeroporto internazionale di Nadi, a circa 200 km dalla capitale Suva, è uno dei più attivi del Pacifico sud-occidentale.
vaccinazioni necessarie. Nessuna in particolare
documenti necessari per entrare: Per visitare le isole è necessario il passaporto in corso di validità per almeno tre mesi dalla data d’ingresso alle Fiji. Non è richiesto alcun visto per i soggiorni inferiori a 30 giorni
da non perdere: Una crociera di 3,4 o 7 giorni con la Blue Lagoon Cruises – snorkelling.
periodo consigliato Giugno luglio agosto
cucina tipica : E' prevalentemente a base di pesce e di cocco. I piatti tipici sono il "Kakoda", un pesce condito con crema di cocco e lime (un frutto tropicale simile ad un limone, ma più piccolo e più saporito), vari tipi di pesci locali, la tapioca cotta con crema di cocco e banane ed una specie di asparago. Il curry arricchisce quasi tutte le specialità della cucina delle Fiji. Molto diffuso il frutto del pane. Da assaggiare la frutta, molto varia e gustosa
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vacanze
venerdì 10 ottobre 2008
APPELLO AL GOVERNO E ALLE ISTITUZIONI INDIANE PER LA FINE DELLE PERSECUZIONI DEI CRISTIANI IN INDIA
Non restiamo indifferenti all'appello al Governo e alle Istituzioni indiane per la fine della persecuzione dei Cristiani in India. Firma anche tu, per farlo clicca sul riquadro verde in basso.
La liberta', e la pace sono valori fondanti della vita di un uomo e stanno alla base di ogni altro diritto. Noi crediamo che violare uno di questi valori sia un atto gravissimo, un delitto contro l'umanita', un gesto da condannare apertamente e pubblicamente.
Per questo motivo ci uniamo all'appello del Papa per la fine delle manifestazioni di fanatismo religioso che invadono attualmente la regione dell'Orissa, in India, che continua a provocare omicidi di suore, sacerdoti e semplici fedeli, oltre alle devastazioni di chiese e conventi. Ad oggi le persone uccise sono circa 60, più di 170 le chiese distrutte. Esiste un lassismo complice delle autorita'.
Chiediamo a tutti coloro che hanno a cuore i valori della vita e della liberta' di unirsi a noi in questo appello e di mobilitarsi affinche' questi tragici avvenimenti si concludano al piu' presto. La comunita' internazionale ha il dovere di intervenire. Un primo passo e' stato compiuto dall'Unione Europea, che ha espresso la propria condanna al riguardo; tocca ora al Governo indiano, perche' protegga le comunita' cristiane, e ai leader religiosi, perche' combattano queste atrocita' predicando la pace e il rispetto.
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La liberta', e la pace sono valori fondanti della vita di un uomo e stanno alla base di ogni altro diritto. Noi crediamo che violare uno di questi valori sia un atto gravissimo, un delitto contro l'umanita', un gesto da condannare apertamente e pubblicamente.
Per questo motivo ci uniamo all'appello del Papa per la fine delle manifestazioni di fanatismo religioso che invadono attualmente la regione dell'Orissa, in India, che continua a provocare omicidi di suore, sacerdoti e semplici fedeli, oltre alle devastazioni di chiese e conventi. Ad oggi le persone uccise sono circa 60, più di 170 le chiese distrutte. Esiste un lassismo complice delle autorita'.
Chiediamo a tutti coloro che hanno a cuore i valori della vita e della liberta' di unirsi a noi in questo appello e di mobilitarsi affinche' questi tragici avvenimenti si concludano al piu' presto. La comunita' internazionale ha il dovere di intervenire. Un primo passo e' stato compiuto dall'Unione Europea, che ha espresso la propria condanna al riguardo; tocca ora al Governo indiano, perche' protegga le comunita' cristiane, e ai leader religiosi, perche' combattano queste atrocita' predicando la pace e il rispetto.
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politica
mercoledì 17 settembre 2008
Leopardi poeta sfortunato e triste? di Antonella Andreatta
No, piuttosto poeta del coraggio, della rivolta, di un contrastato amore per la vita.
La sua infanzia e prima giovinezza sono totalmente prive di amore e tenerezza, perfino di attenzione, da parte dei genitori. Non c'è neppure una nutrice, una "tata" a coccolarlo un po', vista la gretta mania risparmiatrice della madre, Adelaide Antici.
Ha un fratello e una sorella , ai quali è molto legato, ma essi non sostituiscono una carezza materna.
Studia per sfuggire a quell'ambiente ristretto che sente ostile e oppressivo. Intelligente oltre la norma , impara da solo il greco antico e l'ebraico e compone, giovanissimo, saggi e poesie che spesso il padre , Monaldo, fa passare come propri. La sua salute , già debole e certo trascurata, si danneggia in modo permanente. Probabilmente , soffre precocemente di artrite reumatoide.
Il desiderio di uscire da Recanati gli fa progettare una fuga, ma viene bloccato dal padre.
Il giovane, diciottenne, pensa al suicidio e scrive le prime opere veramente "sue" , non riecheggianti motivi altrui , ma rispecchianti il suo tormento interiore, come "Il Bruto minore" o "L'ultimo canto di Saffo".
Finalmente, nel 1822 , i suoi acconsentono a farlo andare a Roma, presso parenti ; Giacomo è disgustato dall'ambiente romano , ipocrita,retrogrado e ignorante, e non apprezza neppure le antichità che là vede.
Scrive le "Operette morali" e , dopo un soggiorno a Recanati, va a Milano, dove cerca di mantenersi col lavoro di traduttore di opere latine e greche.
Non collabora con i patrioti, non crede ad un possibile riscatto dell'Italia, non vuol fare della Letteratura "un'opera socialmente utile".
Per lui la poesia ha funzioni consolatorie nei confronti dell'infelicità umana, proprio grazie alla sua inutilità.
Dopo vari soggiorni a Milano, Bologna, Firenze e Pisa è costretto a tornare a Recanati, per mancanza di denaro..
Gli amici toscani, allora, gli offrono un prestito mensile - in sostanza un regalo - per farlo vivere a Firenze per un anno.
Leopardi accetta, pur di andarsene da Recanati "il natìo borgo selvaggio". A Firenze si innamora di una nobildonna,ma non è corrisposto, e fa amicizia salda con Antonio Ranieri, napoletano.
Intanto scrive i suoi capolavori e le sue condizioni fisiche peggiorano molto.
Nel 1833 va a Napoli, ospite della famiglia dell'amico Ranieri. E' gravemente ammalato, non vede quasi più e non cammina. Nel 1836 esce l'edizione completa dei " Canti" e delle "Operette morali" , subito sequestrata dalla polizia borbonica.
In aprile muore.
Leopardi era troppo "all'avanguardia" in poesia e nelle idee poetiche per essere apprezzato dai contemporanei.
Era un "decadente" ante litteram. Il motto del poeta decadente : "de la musique, toujours de la musique", gli si applica senza alcun dubbio. Le sue teorie del piacere, del pessimismo storico e poi cosmico, non sono che un'esaltazione della poesia "pura", che tanto spazio comincerà ad avere dopo poco in Francia, con Baudelaire, e poi, molto poi, in Italia , con Pascoli e D'Annunzio.
Leopardi , un anticipatore di poetiche nuove che non potevano essere comprese in un'Italia tutta volta al processo unitario.
Non fu un romantico, per lui il romanticismo era già istintivamente superato. Perciò fu un incompreso , forse li primo, inconsapevole, poeta "maudit" , come coloro che, in seguito, arricchiranno la letteratura occidentale del Secondo Ottocento.
Un genio. Un meraviglioso scrittore. Un Poeta.
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letteratura
giovedì 11 settembre 2008
La Pop Art a Milano . Claes Oldenburg : l’ago e il filo “ foto elioarte “
Molti giungendo a Milano , alla Nord, s’ incontrano con questa espressione di Pop Art nelle opere di Claes Oldenburg (Stoccolma 1929.)http://www.corriere.it/vivimilano/speciali/2006/06_Giugno/02/cadorna.shtml
Vecchio signore ormai più che novantenne recentemente è divenuto noto a Milano per la sua discussa scultura in Piazza Cadorna,
Con lui scompare ogni traccia di pittura, rimangono soltanto cose-immagini,ingrandite ed esagerate nei colori sfacciati,troppo ingombranti in uno spazio che sembra rubato alla nostra esistenza.
Avendo a che fare con una < società di consumi > Oldenburg identifica l’arte in tecnica e dice: “….sono per l’arte che prende forma dalla vita , sono per l’arte che si fuma come una sigaretta,che si mangia come una torta, sono per l’arte che ti dice che ora è, per l’arte delle pompe di benzina rosse e bianche e per la pubblicità dei biscotti, sono per l’arte che piega le cose, le prende a calci, le rompe e le fa cadere……” .quasi che nella società dei consumi autofoga ,le persone sono generi di consumo,come i commestibili.
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mercoledì 27 agosto 2008
Il mistero della Terra dei Salini o delle Saline
Nel post del 13 agosto 2008” Il Monastero di Seminara” avevamo iniziato a parlare di Terra dei Salini o delle Saline, così come un tempo tra i monaci greci era uso indicare tutta l’area geografica circondante Seminara,comprendente l’attuale piana di Gioia Tauro. Nel secolo scorso un erudito francese fantasticò l’esistenza di una “provincia” o addirittura di” una regione militare” delle Saline
ma di esse non esiste però alcuna testimonianza. Non ci sono saline -né pare vi siano mai state -nella terra dei Salini o delle Saline che spieghino il toponimo.
Suggestiva l’ipotesi che questo sia da riferire all’episodio di Genesi 14 (Abramo lotta contro le quattro passioni e le cinque facoltà sensibili che si erano mosse contro natura) e poi dal salmo sopra riportato (tra l’altro il nome potrebbe indicare ,in greco,le “scosse” sismiche e le “fratture del territorio.) Tutta questa zona è ad alto rischio sismico. Il toponimo,comunque,nella letteratura agiografica indica una zona famosa per le gesta del mitico re Tauro,presentato quasi come Abramo:il capostipite dei Tauriani che nella “regione delle Saline”( o dei Salini? ) lotta e vince le tribù indigene.
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martedì 19 agosto 2008
Il nulla
Il Nulla
Il nulla porta un artista come l’americano Ad Reinhardt alle tele nere, quelle che ha chiamato i 'dipinti definitivi', un musicista come John Cage a 4´33', il pianista seduto di fronte al suo pianoforte, che non sfiora nemmeno, per lunghi quattro minuti e trentatré secondi, o un regista come Jean-Luc Godard allo schermo bianco dei suoi film. Se il nulla confonde l´artista, turba ancor più lo scienziato, che lo ha sempre guardato con gran sospetto.
Lo si vede innanzitutto nella storia dello zero, dove ci sono ipotesi suggestive e forse vere. Si sa da molto tempo che lo zero è stato introdotto dai matematici indiani verso il 500 d.C. accanto alle altre nove cifre che usavano già da vari secoli. Duecento anni dopo lo zero passò agli arabi e da questi in Italia e in Europa per merito di Leonardo Fibonacci che avendo seguito il padre, funzionario delle dogane di Pisa in Africa del nord, si rese conto che il sistema di numerazione indo-arabo era superiore a quello romano allora ancora in uso in Occidente. Gli studi successivi hanno poi accertato che quasi contemporaneamente e indipendentemente dagli indiani anche i Maya avevano scoperto lo zero e che molto prima di loro (oltre 2000 anni prima sia degli indiani che dei Maya) i babilonesi avevano usato per indicarlo due cunei inclinati. I primi ad usare lo zero, insomma, sarebbero stati i babilonesi, anche se questo nulla toglie al primato assoluto degli indiani perché solo questi ultimi concepirono lo zero come un vero e proprio numero, sinonimo di “quantità nulla” e lo posero accanto alle altre nove cifre componendo così un insieme completo di simboli matematici che consentiva di generare qualsiasi numero dato che quella strana cifra assumeva per loro la funzione fondamentale di operatore aritmetico. Solo gli indiani, insomma, furono capaci di operare la perfetta fusione tra sistema di numerazione posizionale e concetto di zero dalla quale è nato il linguaggio della matematica.
La filosofia greca, fin dalle sue origini, ha respinto il concetto del nulla. Talete è stato fra i primi a sostenere che 'qualcosa' non poteva derivare dal nulla o scomparire nel nulla: 'Dal nulla non sortirà nulla', dice il Re Lear alla figlia Cordelia. L´horror vacui della fisica aristotelica affermava che non potevano esistere spazi vuoti: la natura aborre il vuoto.
La filosofia greca, fin dalle sue origini, ha respinto il concetto del nulla. Talete è stato fra i primi a sostenere che 'qualcosa' non poteva derivare dal nulla o scomparire nel nulla: 'Dal nulla non sortirà nulla', dice il Re Lear alla figlia Cordelia. L´horror vacui della fisica aristotelica affermava che non potevano esistere spazi vuoti: la natura aborre il vuoto.
E fino all’inizio del ventesimo secolo, sopravvisse la credenza nell’esistenza di un 'etere' misterioso, che serviva soltanto a negare l´esistenza di uno spazio vuoto. Non è stato semplice per l´uomo accettare l´idea del vuoto e del concetto matematico che lo rappresenta, zero. Grandi civiltà, come quella greca e quella romana, non avevano il numero zero. I numeri servivano soltanto per contare oggetti concreti, non la loro assenza e quindi lo zero non serviva a nulla. Oggi invece lo scienziato estrae interi universi dal nulla, teorici ovviamente, e lo zero, da semplice simbolo del nulla, è diventato, alla pari dell'uno, la cifra più importante di un mondo digitale, registrato su lunghe stringhe di un codice binario. Scrive Laotse, nel Tao Te King, uno dei grandi libri dell’Antica Cina: 'Lo guardi e non lo vedi / lo ascolti e non lo senti / ma se lo adoperi è inesauribile'. Sono parole riferite al Tao, ossia all’Assoluto, ma che ben si adattano alla presentazione dello zero. La storia della conquista del nulla e dello zero ha avuto sorprendenti implicazioni metafisiche e scientifiche. La racconta il celebre cosmologo ed eccellente divulgatore John Barrow, che per dieci anni ha tenuto la cattedra di astronomia a Brighton ed è da quattro anni professore di matematica a Cambridge dove dirige uno dei più ricchi e innovativi progetti di educazione matematica, il 'Millennium Mathematics Project'. Un suo lavoro teatrale, Infinities, è stato in scena lo scorso anno a Milano, con la regia di Luca Ronconi: cinque scene, cinque testi, sui paradossi dell’infinito. E Barrow, come sa chi già conosce i suoi lavori precedenti, ha sempre avuto un interesse particolare per lo zero e l´infinito, per il nulla e il tutto. La parte meno originale del suo libro è sicuramente quella matematica, sulle origini e gli sviluppi del concetto di zero, al quale tante pagine sono già state dedicate. Più affascinante è invece la parte che analizza il vuoto nella sua realtà fisica, nella sua possibilità logica e anche nelle sue implicazioni teologiche, un territorio che Barrow, come astrofisico, conosce molto bene e che riesce a rendere comprensibile anche al profano. Il nulla, ci avverte Barrow, è all’origine di molti campi di indagine e la sua corretta concezione ha portato a modi nuovi di pensare il mondo
Esiste il nulla? E se esiste che cos´è? Sono domande alle quali neanche lo scienziato ovviamente sa rispondere, pur essendo in grado di proporre modelli che ci aiutano a capire meglio l´universo e il suo destino.
Soltanto Einstein spazzerà via il vecchio etere dall’universo, ma il vuoto nato dalla relatività e dalla meccanica quantistica è ben più strano e mutevole di quanto lo stesso Einstein non potesse immaginare. La cosmologia moderna ipotizza un universo più complicato del previsto e Barrow ne illustra, con sufficiente chiarezza, i concetti fondamentali quali i vuoti multipli o gli universi ciclici. Quello che Barrow ci prospetta per un futuro, fortunatamente lontano, è un quadro desolante. Secondo l´ipotesi oggi più probabile, l´universo continuerà ad espandersi e ad accelerare per sempre. La temperatura diminuirà, le stelle esauriranno le loro riserve di combustibile nucleare e imploderanno formando densi relitti morti di atomi freddi, stipati gli uni a ridosso degli altri e di neutroni concentrati, oppure grandi buchi neri. Anche le gigantesche galassie e gli ammassi di galassie alla fine subiranno la stessa sorte, ricadendo su sé stessi con un moto a spirale verso l´interno, mentre i movimenti delle stelle che li costituiscono verranno gradualmente rallentati dal flusso uscente di onde gravitazionali e di radiazione. Tutte le loro stelle saranno ingoiate da vasti buchi neri centrali, che diventeranno sempre più grandi, finché non avranno consumato tutta la materia alla loro portata.
'Nella nostra parte dell’universo - afferma Barrow - alla fine ci sarà uniformità, senza stelle e senza vita, per sempre, a quanto pare. Noi non ci saremo. E forse è un bene, dopotutto'
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lunedì 18 agosto 2008
MAZZOLANI BRUTO 1880- 1949 Pittori Emiliani fine ottocento
LAGO DI COMO PUNTA BELLAGGIO Firmato Mazzolani infondo a destra. Cm.30 X 23
Tecnica Olio su Tavola proprietà Galleria Elioarte
BRUTO MAZZOLANI.
BRUTO MAZZOLANI nato a Ferrara nel 1880 era figlio di Giuseppe Mazzolani (valente pittore Ferrarese e collaboratore di Casnedi).Bruto studio con il padre, e poi all'accademia Clementina di Bologna,allievo di Domenico Ferri.
Partecipò a esposizioni locali tenute a Milano, a Bologna,ed a Ferrara.Le sue opere si trovano presso privati milanesi. Morì a Milano 1949
Per un opera di Bruto Mazzolano medesimi riferimenti ci rifacciamo a Sotheby's Milan: Tuesday, June 8, 2004 Lot 101 Valutazione 4.000 euro)
http://www.arcadja.com/auctions/it/mazzolani_bruto/prezzi-opere/289098/
http://www.cambiaste.com/it/asta-0119-1/bruto-mazzolani-1880.asp?pag=41
Ritratto di Anziano
Bruto MAZZOLANI (1880-1949) è un artista nato nel 1880. La prima aggiudicazione registrata sul sito è un/a pittura del 1995 da Finarte, e la più recente una del 2018. La quotazione e gli indici dell'artista stabiliti da Artprice.com si basano su 47 aggiudicazioni. In particolare: pittura.
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arte e artisti
mercoledì 13 agosto 2008
Il monastero di Seminara -Sant’ Elia e San Filareto
Sant’ Elia il Nuovo
Terra dei Salini o delle Saline chiamavano un tempo i monaci greci l’attuale piana di Gioia: sconosciuto il significato del nome,anche se c’è chi ha visto un mistico rinvio al salmo 59.
Secondo antiche narrazioni, .il territorio corrisponde al regno di Menia,della stirpe di Makedon, e del suo sposo Tauro, discendente del gigante Nevrod, che sarebbero stati fondatori di Tauriana.
Tra le più antiche e importanti sedi vescovili dell’Occidente, Tauriana fu devastata dai barbari e perse man mano importanza a favore di Seminara.
Attraversata dal fiume Metauro (Petrace) ,era nota nell’antichità soprattutto per l’allevamento dei cavalli,e un semplice cavallaio fu San Fantino il vecchio di Tauriana,fervente cristiano ortodosso vissuto al tempo della dominazione dei Goti (480/550 circa).(errata corrige 293-336 d.C.)
Il suo culto usci presto dai confini dell’Italia Meridionale e si diffuse in tutto l’impero Romano:a Venezia gli fu intitolata una delle prime parrocchie (Campo san Fantin).
La fama della regione è dovuta però principalmente a Sant’Elia il Nuovo, nato nell’823 circa a Enna, in seno alla nobile famiglia Rachitis. Ancor giovinetto, Elia fu catturato e venduto schiavo in Algeria/Tunisia;conquistata la libertà Elia si fece monaco a Gerusalemme e quindi per qualche tempo visse nel Monastero di Santa Caterina al Monte Sinai. Tutta la sua vita fu un continuo, lungo pellegrinaggio,che lo portò persino all’attuale Iran/Iraq. Il racconto delle sue peregrinazioni e dei prodigi che lo accompagnarono (-vero capolavoro della letteratura italo greca-) è più che una lettura edificante o un diario di avventure: è stato infatti definito come "Spirituale Odissea".
Elia si addormentò a Tessalonica il 17 agosto del 903. In vita fu conosciuto e stimato da papi e da patriarchi,da vescovi e da generali,da emiri mussulmani e da imperatori romani. Leone VI detto il Sapiente, dotò riccamente il monastero che Elia(detto il nuovo per distinguerlo dal profeta)aveva fondato in Calabria,attorno all’880, proprio in territorio di Seminara.
Sant’Elia lo Speleota
Contemporaneo e amico di sant’Elia il Nuovo, in quello stesso monastero visse sant’Elia lo Speleota (860/960) nato a Reggio Cal. e per qualche tempo eremita nei dintorni di Patrasso. Sant’Elia lo speleota intorno all’anno 904,dopo aver abbandonato il monastero di Sant’Elia Iuniore,si rifuggiò con i suoi discepoli in una grotta,alta 40 metri e profonda 30,situata sulla sommità di una collina.Nel monastero delle Grotte da questi fondato (presso Melicuccà) fu monaco san Fantino il Nuovo,nato nel nord della Calabria,emigrato a Tessalonica dove si rese illustre per molti miracoli e dove si addormentò all’inizio dell’anno Mille. Nei secoli oscuri della barbara dominazione normanna, il Monastero di sant’Elia fu illuminato dai prodigi di san Filereto l’Ortolano,nato in Sicilia e vissuto per qualche tempo a Sinopoli. Umile mandriano dell’Aspromonte e poi contadino,si addormentò in pace intorno al 1080,ma la fama dei prodigi avvenuti sulla sua tomba uguagliò presto quella del fondatore,tanto che nei secoli successivi il monastero prese il doppio titolo di santi Elia e Filareto Il corpo di san Filareto e una reliquia di sant’Elia (il Nuovo)diEnna rimasero presso il monastero di Seminara.
La reliquia di sant’Elia dopo la distruzione del monastero fu portata nella chiesa matrice di Seminara. Ora di essa resta solo il reliquario vuoto.
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storia e leggenda
mercoledì 6 agosto 2008
Italia_chiama_Amici_nel_Mondo
Amici dell'Italia e della sua lingua,della sua Cultura,della sua Arte.Ci siamo iscitti in questo sito di scambi culturali e di continua conoscenza per l'apprensione dell'idioma italiano. Con esperienze di vita diverse a qualsiasi Nazione apparteniamo e da ogni parte del Mondo dove abitiamo , restiamo in questo modo sempre in contatto tra di noi perchè forte e sopra ogni cosa è il nostro senso dell'Amicizia. Valori essenziali per noi sono il rispetto reciproco che ci unisce e la solidarietà del gruppo. Siamo persone che un giorno per caso ci siamo incontrati su Internet e che oggi siamo divenuti "Grandi Amici".Se condividi questo sei " benvenuto " tra di noi.
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martedì 17 giugno 2008
Canada l'Inside Passage :da Prince Rupert a Port Hardy
da Viaggi fai da te: testo Magnani Maria foto elioarte, abbiamo stralciato alcune pagine che vi presentiamo.
.............da Prince Rupert inizieremo l’attraversata dell ‘Inside Passage, ma andiamo con calma nel nostro racconto.
Dopo esserci alzati di buon ora e saldato il conto del nostro Holiday Inn ci rechiamo in aeroporto . Ci imbarchiamo su una aereo della Air Canada , che con un piccolo balzo in linea d’aria di circa 750 km ed uno scalo a Terrace (comunità con un complesso termale di sorgenti calde, con piste da sci e località dove si pratica la pesca nello Skeena River), ci porta dopo tre ore di volo all’aeroporto di Prince Rupert.
Il clima è temperato ma piovoso,alcuni locali ci assicurano che lo sarà così per molta parte della settimana.
Un paesaggio grigio, pieno d’acqua contornato da pini alti e secolari impressione la nostra memoria.
L’economia della città è basata sulla pesca, e sulla lavorazione del pesce,mentre la rigogliosa vegetazione di pini e abeti da il legname,alla produzione delle cartiere e delle segherie.-
Consumiamo un buon pranzo al Ristorante “Gondola”, per essere in tema con l’acqua che ci circonda e a ricordo della nostra lontana Venezia.
Se poi volete conoscere il menù eccolo : minestrone e pollo alla cacciatora.
Usciamo per fare una breve visita del posto. Purtroppo non abbiamo il tempo per visitare il Museum of Northern British Columbia che ospita una delle più belle collezioni d’arte indigena della provincia , ma ci rechiamo subito a controllare e a ritirare i biglietti d’imbarco sulla nave delle B.C.Ferries che salperà alle sei di domani 18 agosto.
Sono le prime ore dell’alba, il cielo si presenta ancora grigio e pieno di nuvole . La giornata, ho l’impressione, non sarà tanto propizia alle belle foto che Elio si ripromette di scattare lungo questa traversata.
Assonnati ci dirigiamo verso il traghetto.Ci sono molti turisti tutti con i camper e le auto.
I non motorizzati hanno grossi zaini sulle spalle.
A veder così tanta gente incurvata sotto il peso dei loro bagagli mi vengono in mente le anime che si apprestano a salire sulla barca di Caroonte per traghettare lo Stige.
Noi discenderemo invece l’Inside Passage.
E’ una sorta d’autostrada marina protetta, lunga 507 km, che va da Prince Rupert a Port Hardy sull’isola di Vancouver settentrionale- La navigazione segue una serie di canali naturali dietro le isole lungo la costa.
Partiamo, lo scenario cui andiamo incontro è veramente eccezionale anche se i litorali sono avvolti nella nebbia e cumuli di nuvole cariche di pioggia contribuiscono ad aumentare il senso di mistero delle isole che incontriamo lungo la costa.
Sono 15 ore di navigazione e di spettacolo tra pini enormi che scendono fin sul bordo del mare, dove a volte , ci sono indicati delfini e salmoni che guizzano fuori dell’acqua.
Il cielo grigio e il verde di milioni di pini si riflette sull’acqua tingendola tutta, mentre il traghetto scivola silenzioso, il vento e il freddo a volte si fanno insopportabili ed Elio, che vorrebbe star fuori a scattar foto, è costretto a rientrare.
Così passano le ore, lo spettacolo d’alberi di pino e, poi, pini ancora pini ed abeti che ci vengono incontro secondo lo stringere e l’allargarsi del canale,il viaggio diviene quasi noioso, tanto che, verso la fine , nel giornale di bordo che raccoglie le firme e le impressioni dei traghettati , leggiamo la seguente frase, lasciata da una turista : “ odio i pini dopo questo viaggio,.. odierò i pini “ poi la firma.
Ecco cosa rimane alla fine di un tragitto,di una escursione tanta desiderata programmata e attesa, che avrebbe dovuto essere spettacolare in una bella giornata di sole.
Scesa la sera e giunta la notte noi arriviamo. Sono le 23. Ci sistemiamo all’hotel Port Hardy Inn.
Siamo al 19 Agosto, svegli di buon ora osserviamo,le nuvole sono scomparse,mentre è comparso il sole ------------------
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vacanze
lunedì 2 giugno 2008
ZAKOPANE Da un viaggio in Polonia
Il mio amico Jacek da buon Polacco me lo aveva consigliato: vai a vedere Zakopane
Deliziosa, c'è bisogno di aggiungere altro?
E' indubbio il fascino che emana da questa località dei monti Tatra; dobbiamo peraltro dire che è tutta la zona ad essere caratterizzata da un bel paesaggio e da paesi che sembrano essersi fermati nel tempo: Zakopane da questo punto di vista costituisce un'eccezione e qui è più palpabile, rispetto ad altri luoghi, l'occidentalizzazione della Polonia.
Eppure è proprio questo mix tra tradizione, cultura e modernità a creare un'atmosfera senza dubbio godibile ed elettrizzante.
A Zakopane si incontra gente attrezzata all'ultimo grido per praticare lo snowboard come il venditore di formaggio affumicato, incroci il carretto trainato da pigri cavalli da tiro ed il più moderno dei fuoristrada, ti imbatti in chiassose comitive di giovani o in attempati escursionisti che sembrano uscire da un vecchio libro dell'800.
La via centrale è un brulicare di taverne, ristoranti tipici, negozi, gente di ogni tipo: ti sposti di qualche chilometro ed hai pace, ambienti incontaminati, severi scenari d'alta montagna.
Un cenno va senza dubbio fatto all'architettura tipica di questi luoghi, il cosidetto "stile Zakopane" che si deve al drammaturgo Stanislaw Witkiewicz: il tentativo fu quello di combinare elementi d'arte con elementi della tradizione architettonica polacca; il risultato fu quello di ottenere edifici in legno assai caratteristici ed indimenticabili.
Gli esempi più belli di questo stile architettonico sono la villa Dom pod Jodlami,"Dom pod Jodlami" (in italiano: Casa dagli abeti) costruita nel 1897 a Koziniec per la famiglia Pawlikowski, e la cappella di Jaszczurówka, costruita nel 1908.
Innumerevoli sono le escursioni che si possono compiere da Zakopane, tutte egualmente gratificanti; in particolare consigliamo l'itinerario che porta al Morskie Oko (Occhio di mare) un lago in incantevole ambiente alpino all'interno di un Parco Nazionale.
Altrettanto bene ci hanno parlato dell'itinerario sulle caratteristiche zattere in legno che scendono lungo il fiume Dunajec, ma per ragioni di tempo abbiamo dovuto rinunciare a queste esperienze.
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lunedì 12 maggio 2008
CANADA-Museum of Antroplogy di Vancouver e il " The Raven and the First Humans
Il Museum of Antropology di Vancouver,dedicato all’arte degli indigeni del Pacifico nord occidentale e degli aborigeni di tutto il mondo è il museo più spettacolare di Vancouver ed espone tra l'altro alcune opere di Bill Reid, il più considerato scultore haida del Canada.
Questo museo è situato nel Campus dell'Università della British Colombia è stato allestito all'interno di una struttura di cristallo e cemento progettata da Arthur Erickson. Nella Great Hall sono esposti grandi e spettacolari pali totemici,archi cerimoniali e canoe scavate in tronchi d'albero.Fanno parte della mostra tra gli altri oggetti anche squisite sculture in oro argento e argillite,(una pietra nera che si trova nelle isole della Regina Carlotta).
Più avanti nella visita, esposto in una rotonda, il The Raven and First Humans. Opera dello scultore Bill Reid (Il Corvo e gli esseri umani )
Ispirata ad un mito elaborato dagli Haida, sul tema della nascita della vita.
Questa scultura è in realtà soltanto l’esempio più recente e noto di una complessa serie d’espressioni artistiche, differenti secondo le diverse genti che popolavano la costa del Pacifico.
http://www.flickr.com/photos/elioarte/1419511078/
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sabato 3 maggio 2008
AUSTRALIA -KANGAROO ISLAND
KANGAROO ISLAND.
“Trascorrere qualche giorno nel Ffinders Chase National Park, a Kangaroo Island, può dare l'idea di che cosa provino gli animali allo zoo, isolati e osservati dagli uomini. Qui i ruoli sono però invertiti e, in un ambiente apparentemente integro, dove la presenza dell'uomo è marginale, campeggiare vuol dire ritrovarsi la notte a dividere il calore del fuoco con canguri e wallaby che fissano curiosi, per nulla impauriti. Anzi, chiedono cibo battendo con l'arto superiore la nostra spalla. Se i canguri sono discreti, non lo sono certo gli opossum che, ficcanaso, si infilano ovunque, rubano il cibo e a decine ci circondano pronti ad approfittare di un attimo di distrazione.” Queste note di un viaggio in Australia possono essere anche vostre se lo desiderate veramente,ma quante altre cose potete fare e vedere in Australia. Molte, veramente molte e tutte impensabili molte secondo le vostre aspettative, ma quello che forse Vi mancherà sarà il tempo. I giorni passano in fretta e la vacanza di un mese, da voi fissata come la più lunga tra quelle fino a quel momento programmate,giungerà, in meno che non si pensa, alla fine. Il ritorno a casa, al quotidiano, è li dietro l’angolo, ma vi rimarrà sempre una speranza, che sta a voi tramutarla in certezza. E’ che l’Australia merita più di una vacanza, sia pur questa dalla lunghezza di un mese.
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venerdì 2 maggio 2008
AUSTRALIA- GUIDARE NELL'OUTBACK
Continuiamo,come promesso, a dare quelle notizie, che possono essere di massima utilità .
Quando lasciate una highway in una zona remota per avventurarvi su una strada sterrata lo fate a vostro rischio. Per prima cosa verificate sulla mappa che quella sia la strada giusta e non una pista che si perde nel nulla. Secondo: si spera che abbiate controllato lo stato della vostra auto in precedenza. Terzo: portate scorte di benzina (l'eventuale distributore segnalato in una cattle?station o in un luogo sperduto non è garantito al 100% che abbia carburante), di viveri e soprattutto di acqua. Quarto: portate pezzi di ricambio per rimediare a piccoli guasti. Se vi trovate bloccati in un maledetto posto dove non passa mai nessuno siete nei guai. Il consiglio che ogni padre australiano dà ai propri figli in questo caso è: "non abbandonare assolutamente l'auto, a piedi in Australia non s'arriva da nessuna parte, l'unica possibilità di salvezza è aspettare, riparare l'abitacolo dal sole, razionare acqua e viveri così che durino il più a lungo possibile, tracciare con abiti colorati la scritta SOS sul terreno e sperare".
Quando giungete in prossimità di un lago,di un fiume in presenza di una fonte ristoratrice d’acqua fresca ed il caldo afoso Vi indurrebbe a fare un bel bagnetto,guardatevi bene attorno non fatelo proprio li può celarsi il più grande pericolo. L’alligatore può essere sempre presente.
Una leggenda aborigena narra che il coccodrillo un tempo era un uomo, che durante la stagione wiírrgeng s'addormentò sulla riva di un fiume. Sorpreso da un incendio, prese fuoco: si gettò in acqua e ne usci trasformato in coccodrillo; le sue scaglie sono le cicatrici provocate dalle fiamme
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vacanze
giovedì 1 maggio 2008
AUSTRALIA Un continente da visitare
DA PERTH A KALBARRI
Il Pinnacles Desert: contornato da dune e cespugli è un piano sabbioso disseminato di centinaia di colonne calcaree (alte da pochi centimetri a 4 m) che formano un paesaggio lunare: è la più stravagante formazione geologica dei WA.
La sensazione più frequente viaggiando in Australia è di trovarsi in the middIe of nowhere, nel mezzo del nulla: dove l'occhio corre libero fra spazi infiniti, in cui la presenza dell'uomo è spesso marginale.
E il nomadismo dello sguardo diventa un miraggio naturalistico di fronte agli animali quasi preistorici dell'isola più vasta del pianeta. I canguri e i koala, ma anche i pinguini, i leoni marini, i delfini, le balene, i coccodrilli, l'ornitorinco e un'infinità di altri animali curiosi, bizzarri, diversi. Confusi dal verso del kookaburra e dal volo di stormi di pappagalli sconosciuti, si cede, stregati da un paesaggio che si trasforma in un effetto speciale attraverso percorsi di inattesa intensità. La terra rossa e sabbiosa dell'interno. I magici mutamenti cromatici delle rocce. Le foreste pluviali del Queensland e della Tasmania. Le paludi pullulanti di vita del Northern Territory. I lunghi arenili e le drammatiche scogliere della costa meridionale. La meraviglia della Grande Barriera Corallina. Le spiagge di sabbia bianca fissate dalle palme da cocco curvate dal vento che, fra le coste e le isole dei Nord Queensland, materializzano il Tropico dei desideri. E ovunque la possibilità di ascoltare il silenzio e vivere la solitudine.
Da oggi su questo nostro blog cercheremo di raccontarvi ciò che ci ha tanto affascinato e che ci fa ricordare questo viaggio come uno dei più interessanti, e quindi consigliarvelo .
Vi ricordiamo che su Flicker potete visionare alcune foto di questa nostra esperienza.
http://www.flickr.com/photos/elioarte/1461432019/
http://www.flickr.com/photos/elioarte/1317529884/
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venerdì 18 aprile 2008
Esperienze di Viaggio "La Cambogia"
http://www.flickr.com/photos/elioarte/2392197235/
Moltissimi di Voi mi hanno chiesto del mio ultimo Viaggio ed eccomi a voi:
Pochi luoghi al mondo stregano come la città tempio di Angkor, antica capitale del regno Khmer, nel cuore della Cambogia. Dopo decenni di chiusura totale al mondo esterno è nuovamente possibile visitare questa meraviglia di pietra e fantasia. Rivolgetevi per organizzare il vostro viaggio a http://www.lordbry.it/ ,resterete soddisfatti. La storia di Angkor è fatta di guerre, guerriglie, abbandoni. Di secoli in cui la giungla si è riappropriata della città. E poi la sua riscoperta, i restauri fatti dai francesi e ancora guerre fratricide, il silenzio e i primi spiragli. Venire ad ammirare i cento e più templi, gli edifici civili, religiosi o adibiti alla corte regale, eretti tra il 900 e il 1200 e riemersi dalla giungla cambogiana, richiede un viaggio non facilissimo. Ma la meraviglia del posto è tale che non ci si pente di alcun disagio. Phnom Penh, la capitale attuale della Cambogia, sta faticosamente cercando una dimensione di vita normalizzata dopo le scelleratezze di Pol Pot, il famigerato capo dei khmer rossi. Qui si visitano le pagode dorate del palazzo reale, il ricchissimo Museo archeologico con numerosi reperti provenienti da Angkor e i mercati (vecchio e nuovo) dove si trovano interessanti oggetti in lega d’argento, in madreperla e in paglia. Mesi ideali per visitare la Cambogia sono dicembre e gennaio, quando il tasso di umidità è sopportabile, le temperature più fresche e le precipitazioni meno abbondanti. Da febbraio in poi il caldo è più opprimente e in aprile diventa insopportabile.
Cucina tipica :
In generale, la cucina khmer è simile a quella thailandese, ma fa uso di meno spezie. Un pasto cambogiano prevede quasi sempre la zuppa, mentre il pesce è senza dubbio il piatto principale: una specialità particolare è il pesce d'acqua dolce alla griglia, avvolto in foglie di lattuga o spinaci e poi immerso in una salsa a base di pesce e noci. Le 'insalate' sono spesso condite con coriandolo, menta e citronella: tre sapori che caratterizzano molti piatti della cucina cambogiana. La cottura quotidiana del pane risente molto dell'influenza francese. Tra i dolci segnaliamo la torta di riso, piuttosto appiccicosa, e il pudding preparato con i frutti dell'albero del pane. È consigliabile non bere acqua del rubinetto: fate quindi buone scorte di acqua minerale, macedonia di frutta mista e bevande analcoliche di vostro gradimento.
Pochi luoghi al mondo stregano come la città tempio di Angkor, antica capitale del regno Khmer, nel cuore della Cambogia. Dopo decenni di chiusura totale al mondo esterno è nuovamente possibile visitare questa meraviglia di pietra e fantasia. Rivolgetevi per organizzare il vostro viaggio a http://www.lordbry.it/ ,resterete soddisfatti. La storia di Angkor è fatta di guerre, guerriglie, abbandoni. Di secoli in cui la giungla si è riappropriata della città. E poi la sua riscoperta, i restauri fatti dai francesi e ancora guerre fratricide, il silenzio e i primi spiragli. Venire ad ammirare i cento e più templi, gli edifici civili, religiosi o adibiti alla corte regale, eretti tra il 900 e il 1200 e riemersi dalla giungla cambogiana, richiede un viaggio non facilissimo. Ma la meraviglia del posto è tale che non ci si pente di alcun disagio. Phnom Penh, la capitale attuale della Cambogia, sta faticosamente cercando una dimensione di vita normalizzata dopo le scelleratezze di Pol Pot, il famigerato capo dei khmer rossi. Qui si visitano le pagode dorate del palazzo reale, il ricchissimo Museo archeologico con numerosi reperti provenienti da Angkor e i mercati (vecchio e nuovo) dove si trovano interessanti oggetti in lega d’argento, in madreperla e in paglia. Mesi ideali per visitare la Cambogia sono dicembre e gennaio, quando il tasso di umidità è sopportabile, le temperature più fresche e le precipitazioni meno abbondanti. Da febbraio in poi il caldo è più opprimente e in aprile diventa insopportabile.
Cucina tipica :
In generale, la cucina khmer è simile a quella thailandese, ma fa uso di meno spezie. Un pasto cambogiano prevede quasi sempre la zuppa, mentre il pesce è senza dubbio il piatto principale: una specialità particolare è il pesce d'acqua dolce alla griglia, avvolto in foglie di lattuga o spinaci e poi immerso in una salsa a base di pesce e noci. Le 'insalate' sono spesso condite con coriandolo, menta e citronella: tre sapori che caratterizzano molti piatti della cucina cambogiana. La cottura quotidiana del pane risente molto dell'influenza francese. Tra i dolci segnaliamo la torta di riso, piuttosto appiccicosa, e il pudding preparato con i frutti dell'albero del pane. È consigliabile non bere acqua del rubinetto: fate quindi buone scorte di acqua minerale, macedonia di frutta mista e bevande analcoliche di vostro gradimento.
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vacanze
mercoledì 9 aprile 2008
TANZIO DA VARALLO o meglio Antonio d’Enrico
collezione elioarte dipinto ad olio cm 130 x 96
Angeli opem celeres auxiliumque ferunt
His dulcem moriens gnatum commendat;
inde defunta in coelum tollitur altiurium
La vecchia Elisabetta fugge con il figlio in un luogo solitario. Svelti gli Angeli recano soccorso e aiuto.Morente ad essi affida il dolce neonato;infine,morta,è portata nel più alto dei cieli
artist Antonio d’Enrico.called Tanzio da Varallo Italy
Riale d’Alagna VC 1575 /1580 –1635
media Oil lon canvas datecirca 1628
dimensions 130x96 cm tipe of artwork Painting
title Elisabetta morente consegna la prole agli Angeli
Tanzio da Varallo
Riale d’Alagna VC 1575 /1580 –1635
media Oil lon canvas datecirca 1628
dimensions 130x96 cm tipe of artwork Painting
title Elisabetta morente consegna la prole agli Angeli
Tanzio da Varallo
Antonio d'Enrico, detto Tanzio da Varallo , o semplicemente il Tanzio [1] (1575/1580 ca. - 1632/1633 ca.) era un pittore italiano del periodo tardo- manierista o del primo barocco .
Biografia [ modifica ]
Nacque a Riale d'Alagna , e fu attivo principalmente in Lombardia e Piemonte , tra cui il Sacro Monte a Varallo Sesia , dove lavorò contemporaneamente a Pier Francesco Mazzucchelli (il Morazzone) . Dipinse una circoncisione per Fara San Martino e una Vergine con santi per la Collegiata di Pescocostanzo . Alcuni dei suoi dipinti acquisiscono l'influenza degli stili tenebristi e delle morbose caratteristiche tematiche dei seguaci di Caravaggio e anche di molti longobardipittori, incluso il suo alquanto raccapricciante David con Goliath (1620). La sua animata e affollata Battaglia di Sennacherib (1627-1628) per la Basilica di San Gaudenzio [2] riflette l'influenza della sua opera nei Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia , dipingendo scene diorama scenografiche.
Un recente articolo
di Stefania Stefani Perrone pubblicato nel volume “Le
frontiere dell’arte” edito da Interlinea, mette in luce con chiarezza e con
certezza il ritrovamento dell’autoritratto di Tanzio all’interno della
Cappella 34 del Sacro Monte di Varallo.
Scrive la Stefani:”…è certo che, nel maestoso Palazzo di Pilato, sulla parete destra della Cappella di Pilato si lava le mani nella lunetta che poggia sull’architrave di coronamento alla porta da cui, in un tumulto di folla, fuoriesce Barabba, Tanzio ha lasciato il suo autoritratto. E’ un ritratto a monocromo, un volto fra due ali, magistralmente mimetizzato in termini architettonici, risolto quale elemento scultoreo decorativo dell’elegante arcata che, come l’ariosa scenografia generale, riecheggia un tradizionale classicismo rinascimentale rivissuto in termini di manierismo alessiano”.
Si tratta di una acquisizione nuova e fondamentale nella conoscenza della vasta opera del Tanzio di cui ad oggi non si conoscevano altre opere a questa paragonabili. “L’autoritratto ritrovato costituisce il primo, e per ora unico documento attestante la paternità di Tanzio sugli affreschi” della Cappella 34, al quale sono sempre stati attribuiti dalla tradizione storiografica.
Il Presidente dell’Ente Giacomo Gagliardini si complimenta con l’autrice Prof.ssa Stefania Stefani Perrone per l’attenzione e la passione con cui da sempre si è dedicata allo studio e alla divulgazione delle conoscenze riguardanti il Sacro Monte di Varallo. “Credo che questo ritrovamento possa essere un punto di partenza e di incoraggiamento per nuovi studi e ricerche da parte di giovani studiosi che vorranno dedicarsi a questi temi nonché una nuova opportunità di visita per sempre più conoscere e riscoprire l’immenso Patrimonio che i Sacri Monti del Piemonte racchiudono e rappresentano”.
Ps:Apprendiamo la notizia che la la prof.Stefania Stefani Perroni è morta nel uglio scorso alla età di 99 anni
Scrive la Stefani:”…è certo che, nel maestoso Palazzo di Pilato, sulla parete destra della Cappella di Pilato si lava le mani nella lunetta che poggia sull’architrave di coronamento alla porta da cui, in un tumulto di folla, fuoriesce Barabba, Tanzio ha lasciato il suo autoritratto. E’ un ritratto a monocromo, un volto fra due ali, magistralmente mimetizzato in termini architettonici, risolto quale elemento scultoreo decorativo dell’elegante arcata che, come l’ariosa scenografia generale, riecheggia un tradizionale classicismo rinascimentale rivissuto in termini di manierismo alessiano”.
Si tratta di una acquisizione nuova e fondamentale nella conoscenza della vasta opera del Tanzio di cui ad oggi non si conoscevano altre opere a questa paragonabili. “L’autoritratto ritrovato costituisce il primo, e per ora unico documento attestante la paternità di Tanzio sugli affreschi” della Cappella 34, al quale sono sempre stati attribuiti dalla tradizione storiografica.
Il Presidente dell’Ente Giacomo Gagliardini si complimenta con l’autrice Prof.ssa Stefania Stefani Perrone per l’attenzione e la passione con cui da sempre si è dedicata allo studio e alla divulgazione delle conoscenze riguardanti il Sacro Monte di Varallo. “Credo che questo ritrovamento possa essere un punto di partenza e di incoraggiamento per nuovi studi e ricerche da parte di giovani studiosi che vorranno dedicarsi a questi temi nonché una nuova opportunità di visita per sempre più conoscere e riscoprire l’immenso Patrimonio che i Sacri Monti del Piemonte racchiudono e rappresentano”.
Ps:Apprendiamo la notizia che la la prof.Stefania Stefani Perroni è morta nel uglio scorso alla età di 99 anni
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sabato 22 marzo 2008
Fawn Tee
dal mio viaggio in Thaillandia, marzo 2008: " Fawn Tee"in thaillandese vuol dire"Danza degli ombrelli".La danza comprende movimenti che si riferiscono all'uso degli ombrelli ed alla tipicità del modo di vestire di Chiang Mai. Gi ombrelli sono fatti a mano e dipinti in uno stile unico, (vedi http://www.flickr.com/photos/elioarte/) tipico della regione settentrionale della Thaillandia.
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costumi vacanze
Fawn Darh o la danza dello spadaccino
dal mio viaggio in Thaillandia, marzo 2008:
Gli antichi guerrieri usavano la spada per combattere.Durante i periodi di pace,tuttavia,la spada veniva utilizzata in maniera artistica nella danza.Questa danza veniva generalmente eseguita come rituale nella quale gli alunni esprimevano il loro rispetto ai propri insegnanti.E' una buona occasione per incontrarsi tra amici,e per i soldati trascorrere un momento piacevole.Oggi,tuttavia la danza viene eseguita soltanto per far ricordare alle nuove generazione,i bei tempi passati. Mentre danzano,gli artisti di Fawn Darh usano fino a 10 spade,uno spettacolo che richiede perfezione artistica ed esperienza
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costumi vacanze
mercoledì 19 marzo 2008
Buona Pasqua 2008
A tutti i lettori del mio Blog voglio augurare buone feste Pasquali. L'arrivo della primavera e della Santa Pasqua siano per Voi tutti risurrezione di Pace Serentà e Felicità.
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auguri e comunicazioni
martedì 18 marzo 2008
Breve storia del Carnevale di Venezia
Il Carnevale di Venezia risale alla fine del XII sec., quando la
Signoria festeggiava il Giovedì Grasso, assistendo ai vari giochi che si
organizzavano per celebrare la sconfitta di Ulderico Patriarca di Aquileia, avvenuta nel 1170.
Tra le attrazioni più spettacolari c'era lo Svolo dell'Anzolo o del Turco: un funambolo scendeva in equilibrio su una fune tesa dalla cella campanaria del campanile di San Marco fino alla Loggia Foscara del Palazzo Ducale con un mazzolino di fiori che
consegnava al Doge; si assisteva anche alle Forze d'Ercole dei gondolieri altro spettacolo che consisteva nel formare una complicatissima piramide umana, qualche volta appoggiata
su una precaria base di gondola (se ne possono vedere alcuni dipinti al Museo Correr).
Lo Svolo dell'Anzolo è stato sostituito, per evidenti ragioni di sicurezza, con il Volo della Colombina,http://www.flickr.com/photos/elioarte/2129298460/ che ora si svolge la prima Domenica di Carnevale.
Essendo la partecipazione corale, tutti i Veneziani, dal più ricco al più povero, dal Doge al mendicante, si mettevano in maschera, e moltissimi erano i forestieri che arrivavano richiamati dall’avvenimento. Per tutto il periodo sfilavano continuamente mascherate collettive con travestimenti d'ogni tipo: diavoli, ricconi avari ninfe, cani e gatti fasciati spazzacamini bautte, satiri ecc.Nel '800 il Carnevale andò scemando fino a scomparire quasi del tutto; solo nel 1979 riprese vivacità per iniziativa di associazioni private, gruppi. e singole persone
Il Carnevale di Venezia risale alla fine del XII sec., quando la
Signoria festeggiava il Giovedì Grasso, assistendo ai vari giochi che si
organizzavano per celebrare la sconfitta di Ulderico Patriarca di Aquileia, avvenuta nel 1170.
Tra le attrazioni più spettacolari c'era lo Svolo dell'Anzolo o del Turco: un funambolo scendeva in equilibrio su una fune tesa dalla cella campanaria del campanile di San Marco fino alla Loggia Foscara del Palazzo Ducale con un mazzolino di fiori che
consegnava al Doge; si assisteva anche alle Forze d'Ercole dei gondolieri altro spettacolo che consisteva nel formare una complicatissima piramide umana, qualche volta appoggiata
su una precaria base di gondola (se ne possono vedere alcuni dipinti al Museo Correr).
Lo Svolo dell'Anzolo è stato sostituito, per evidenti ragioni di sicurezza, con il Volo della Colombina,http://www.flickr.com/photos/elioarte/2129298460/ che ora si svolge la prima Domenica di Carnevale.
Essendo la partecipazione corale, tutti i Veneziani, dal più ricco al più povero, dal Doge al mendicante, si mettevano in maschera, e moltissimi erano i forestieri che arrivavano richiamati dall’avvenimento. Per tutto il periodo sfilavano continuamente mascherate collettive con travestimenti d'ogni tipo: diavoli, ricconi avari ninfe, cani e gatti fasciati spazzacamini bautte, satiri ecc.Nel '800 il Carnevale andò scemando fino a scomparire quasi del tutto; solo nel 1979 riprese vivacità per iniziativa di associazioni private, gruppi. e singole persone
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