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venerdì 27 gennaio 2012
Cézanne a Milano Palazzo Reale 20 ottobre 2011 -26 febbraio 2012
Cézanne
Figlio di un banchiere, studia al collegio Bourbon di Aix-en-Provence, dove stringe amicizia con lo scrittore Émile Zola. Interessato alla pittura sin dal periodo universitario, si reca nel 1861 a Parigi, dove frequenta l’Académie Suisse e studia al Louvre le opere di Diego Velàzuez e Caravaggio, i pittori veneti e gli olandesi. Tra il 1862 e il 1869 vive tra Aix e Parigi. Nella capitale francese conosce la pittura di Eugène Delacroix e di Gustave Courbet, vede il Salon des Refusés del 1864 e partecipa alle riunioni del Café Guerbois, dove incontra il pittore Camille Pissarro, che avrà grande influenza sulla sua ricerca artistica. I suoi quadri vengono sistematicamente rifiutati ai Saldns ufficiali di Parigi. Nel 1866, amareggiato dal rifiuto della critica, esprime in una lettera all’intendente delle Belle Arti un violento dissenso contro la cultura artistica ufficiale. Nel 1872-73 si stabilisce ad Auvers-sur-Oise, presso Pissarro, che lo induce ad abbandonare i temi letterari e drammatici del suo primo periodo per dedicarsi alla pittura all’aria aperta. Cézanne si avvicina al paesaggio, abbandonando i toni cupi delle sue prime opere (La casa dell’impiccato, 1873, Parigi, Musée d’Orsay). Su incitamento di Pissarro, l’artista partecipa nel 1874 alla prima esposizione dei pittori impressionisti.
NeI 1878 si ritira all’Estaque, villaggio situato all’estremità del golfo di Marsiglia, dove vive sempre più isolato, continuando a inviare quadri, puntualmente rifiutati, ai Salons di Parigi. Nel 1886, in seguito alla pubblicazione del libro di Zola L’opera, dove il pittore fallito Claude Lautier adombra la figura di Cézanne, rompe i rapporti con lo scrittore.
La sua opera, ancora poco nota, influenza alcuni pittori postimpressionisti come Èmile Bemard, Paul Sérusier, Mauricé Denis e altri artisti del gruppo dei nabis. L’interesse per la sua opera comincia a manifestarsi al Salon des lndépendents deI 1899, nel 1904 il Salon d’Automne gli riserva un’intera sala e nel 1907 è organizzata una grande retrospettiva postuma che ne sancisce la definitiva consacrazione.
Dal depliant illustrativo della mostra Cézanne a Milano Palazzo Reale 20 ottobre 2011 -26 febbraio 2012
Basta guardare gli autoritratti per capire al volo il carattere di Cézanne: duro, testardo, determinato. Nel fisico e nel carattere, assomiglia al profilo della montagna di Sainte-Victoire, il suo panorama preferito:
ostinatamente uguale a se stessa, immobile davanti al cambiare dei tempi e delle stagioni, eppure capace di cogliere le sottili variazioni della luce, di cogliere ragioni e geometrie, di misurare con calma ogni spazio.
Nella sua inscalfibile coerenza, Cézanne ha litigato con tutti: amici, letterati, pittori. Si è affacciato su Parigi, ma non l’ha amata, preferendo uno stretto e sobrio circuito di luoghi familiari; ai sigari ostentati dagli impressionisti preferisce la pazienza della pipa, ai balli popolari una partita a carte nel bar del paese, ai locali di Montmartre e ai parchi lungo la Sènna una semplice casa di campagna immersa nella natura.
In questa sua rocciosa solitudine fuori moda, Cézanne è certamente il più grande e consapevole pittore della sua generazione.
Ha capito tutto: la luce e il colore, la forma e il disegno, la prospettiva e la libertà. Ha colto al volo il limite dell’Impressionismo, la parabola discendente di un movimento che si stava specchiando in se stesso, rischiando di non trovare sbocchi e sviluppi;
ha restituito un senso profondo alla “storia dell’arte”, recuperando temi, maestri e composizioni che troppo frettolosa mente’ venivano ritenuti sorpassati; ha anticipato in modo clamoroso i movimenti d’avanguardia del primo Novecento con dichiarazioni secche e folgoranti, ma soprattutto con quadri di una modernità sconcertante
In una vita inquadrata entro l’agiata borghesia di provincia, Cézanne costruisce praticamente da solo l’arte del XX secolo. La sua è un’intelligenza superiore, nel senso della capacità di comprendere le regole dell’arte, di smontarle una per una e di rimontarle in modo nuovo, straordinariamente efficace.
Lontano dai riflettori della Ville Lumière, e solo marginalmente lambito dall’attenzione dei critici, Cézanne mantiene il profilo di un “artigiano” della pittura. Solo dopo la sua morte, quando gli viene tributata una mostra retrospettiva, giovani pittori come Picasso e Matisse capiscono il debito nei confronti di un grande maestro, anzi nei confronti di un “classico” che dà un senso nuovo all’intero corso dell’arte moderna.
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