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martedì 3 maggio 2011
“Il manoscritto di Shakespeare” di Domenico Seminerio
Chi era Shakespeare ? Un grande letterato e grande filantropo? Oppure un semplice contadino senza arte ne parte?
Da anni le ipotesi si rincorrono ed ecco le domande che fanno veramente scervellare gli studiosi:
I dubbi e gli interrogativi in merito si sono sempre avuti.
Il dibattito fu generato innanzitutto dal fatto che per lungo tempo mancarono notizie biografiche certe sul drammaturgo.
La vera identità di Shakespeare è forse posta nel romanzo di Domenico Seminerio.?
No
Cosi come lo stesso autore scrive nella prefazione del suo romanzo “Il manoscritto di Shakespeare” riprende in maniera assai libera la vera identità di William Shakespeare , non il figlio autodidatta del guantaio di Stratford on Avon, ma uno scrittore siciliano,nobile fuggiasco per motivi religiosi, di nome Michel Agnolo Florio.
Tesi già formulata da diversi studiosi, tra cui tra l’altro il prof.Martino Iuvara, -docente della cattedra di Letteratura Italiana a Palermo-, autore dello studio intitolato Shakespeare era italiano .
In questo trattato, il professore Martino Iuvara, all’epoca, cui riprese le varie tesi esposte nel tempo, arricchendole con alcuni particolari inediti frutto delle sue ricerche.
Michele Agnolo (o Michelangelo) Florio (Crollalanza dal lato materno) (n. 1564 ?), di religione calvinista, visse parte della sua vita, sfuggendo alle persecuzioni religiose, a Palermo, nelle isole Eolie, a Messina, a Venezia, a Verona, a Stratford e a Londra. Fu autore di molte tragedie e commedie ambientate nei luoghi suddetti, che dimostrava di ben conoscere, così come dimostrava di ben conoscere la lingua italiana ed il teatro italiano, nonché di avere una buona dimestichezza con la scena italiana. Alcune sue opere rinvenute sembrano essere la versione originaria di altre ben note opere attribuite a Shakespeare, come "troppu trafficu pì nnenti", scritta in messinese, che potrebbe essere l’ originale di "Troppo rumore per nulla" di Shakespeare, apparsa 50 anni dopo. Fuggendo con la famiglia, si trovò a vivere per un certo periodo a Venezia, ove pare che un suo vicino di casa, moro, uccidesse per gelosia la propria moglie. Su ispirazione di questa storia scrisse una tragedia: così come Sheakespeare scrisse successivamente l’ "Otello". Sempre fuggendo per la persecuzione religiosa, arrivò a Stratford,ove fu ospite di un oste guitto e ubbriacone, forse parente della madre, che lo prese a benvolere come figlio, soprattutto perché gli ricordava il proprio figlio, William, che era morto. L’ oste prese a chiamarlo affettuosamente "William". A questo punto bastava tradurre in inglese il cognome della madre (da "Crolla lanza" o "scrolla la lancia" in "shake the speare" o "shake speare") ed ecco il nuovo cognome "Shakespeare". Nasce così WILLIAM SHAKESPEARE, non più perseguibile come eretico fuggiasco, ma costretto a tenere il mistero sulla sua vera identità e le sue origini. Forse l’oste suo parente era già un "Crollalanza" che aveva tradotto il suo cognome, per cui il compianto figlio, già si era chiamato William Shakespeare. Nelle ricostruzioni biografiche successive il grande drammaturgo verrà ritenuto essere il terzo degli otto figli di John Shakespeare. Venuto improvvisamente dal nulla, senza luogo né data di nascita, ed impostosi prepotentemente, soprattutto a Londra, alla ribalta quale drammaturgo ed attore, genera presto curiosità e scalpore, che lo inducono ad accentuare il mistero, per non essere scoperto dai suoi persecutori. Ciò fa sì che venga anche scambiato per l’ oste guitto, che spesso recitava le opere di William ed a cui pure, talvolta, viene attribuita la paternità delle opere stesse, accentuando vieppiù la confusione. Singolare circostanza: dal 1603 il suo nome non figura più negli elenchi degli attori, Intorno al 1613 smette di scrivere per il teatro; il 23 Aprile 1616 muore. Purtroppo non c’e’ alcuna chiara testimonianza della sua attivita’ dal 1583 al 1592: gli importanti “anni mancanti”. Altre singolari circostanze: a) Non esistono registri degli alunni della scuola secondaria di Stratford, in cui appaia il nome di William Shakespeare; b) Si sa che William Shakespeare frequentasse a Londra un Club In. In quel Club, però, non risulta registrato fra i soci, mentre, invece, vi risulta registrato Michelangelo Florio. E’ noto che la sciattezza della biografia di Shakespeare, raffrontata alla cospicuità della sua opera teatrale, hanno fatto negare a molti studiosi l’ autenticità della sua esistenza, e ritenere essere Egli il prestanome di personaggi più famosi. Della sua vita si hanno comunque notizie molto incerte, offuscate sempre più dagli abbellimenti leggendari che, di volta in volta, sono stati costruiti sulla sua immagine. Un Florio Giovanni (Londra ca 1553 - 1625), umanista inglese di padre italiano ed autore di un dizionario inglese-italiano, fu certamente conosciuto da Shakespeare, che dimostra chiaramente, nelle sue opere, di aver certamente conosciuto le raccolte di dialoghi First Fruits (1578) e Second Fruits (1591) di Giovanni Florio. La differenza di età tra questi due personaggi esclude, comunque, che si potesse trattare di padre e figlio.
Nei drammi di Shakesperare si parla in cinque occasioni di naufragi, e l’uso di termini nautici fa pensare che lo scrittore fosse un esperto marinaio. Ma Shakesperare aveva viaggiato all’estero? Aveva servito nella marina? Non esistono prove al riguardo. Florio, invece, proveniva da Palermo, Lipari, Messina, Venezia, tutte città marinare. Shakesperare aveva un vocabolario ricchissimo. Oggi un cittadino inglese istruito raramente utilizza nella conversazione piu’ di 4.000 vocaboli. John Milton, poeta inglese del XVII secolo, ne uso’ circa 8.000 nelle sue opere, ma una fonte autorevole ne attribuisce a Shakespeare ben 21.000, cosa giustificabile se fosse stato un italiano immigrato. A proposito della paternita’ della gran quantita’ di opere che gli sono attribuite, la World Book Encyclopedia osserva che la gente “rifiutava di credere che un attore di Stratford-on-Avon potesse averli scritti. L’origine campagnola di Shakespeare non corrispondeva all’immagine del genio che scrisse i drammi”. E aggiunge che quasi tutti gli altri autori proposti “appartenevano alla nobilta’ o alle classi alte”. Quindi molti di coloro che mettevano in dubbio che Shakespeare ne fosse l’autore ritengono che “solo un uomo istruito, raffinato, di condizione sociale superiore poteva aver scritto i drammi”. Mentre, per quanto si sapesse, il padre di William , John, era un guantaio, commerciava in lana e forse faceva il macellaio. Era un cittadino rispettato ma illetterato. La famiglia di Florio era invece una illustre famiglia siciliana. Chi conservò i manoscritti di Shakespeare? Un religioso del XVIII secolo controllo’ tutte le biblioteche private nel raggio di 80 chilometri da Stratford-on-Avon senza trovare un solo volume che fosse appartenuto a Shakespeare. I manoscritti dei drammi costituiscono un problema ancora maggiore: non risulta che sia stato preservato nessuno degli originali. Trentasei drammi furono pubblicati nel primo in-folio del 1623, sette anni dopo la morte di Shakespeare. E' da ritenere che tutte le opere fossero in mano ai Florio, che non potevano ufficialmente giustificarne la provenienza
“Il manoscritto di Shakespeare” di Domenico Seminerio si presenta come un classico tra verità e finzione letteraria tanto da confondere l’una con l’altra cosi come nello stile del Camilleri ..
Rimane il fatto che una minoranza di studiosi, per molto tempo, ha continuato a mettere in dubbio con forza la vera identità strafordiana .
Questi studiosi ancora oggi sostengono che manchino prove concrete che dimostrino lo Shakespeare di Stratford abbia anche creato il complesso di opere letterarie che oggi porta il suo nome
Per loro è difficile credere che un borghese del XVI secolo, privo di una particolare istruzione, potesse avere una conoscenza così profonda della lingua inglese, della politica, del diritto e delle lingue straniere, in particolare del francese.
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