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sabato 31 ottobre 2009
Bergamo Gandino - Basilica di S. Maria Assunta - Interno
Immagine prodotta da elioarte.
Gandino si trova in Valle Seriana, in provincia di Bergamo, a 550 m. sul livello del mare. E’ un antico centro dove fiorì a partire dal XIV secolo l’attività laniera che contribuì in modo decisivo alla ricchezza del borgo. Numerose sono le testimonianze dell’impianto medievale, con palazzi e chiese del XV-XVII secolo. L’arte tessile gandinese vanta anche la paternità di una pagina storica del Risorgimento italiano: le camicie rosse dei Mille di Garibaldi furono tinte proprio a Gandino.Un altro primato riguarda invece l’agricoltura: Gandino, nel 1632, fu la prima località in Lombardia dove venne seminato il granoturco.
La Basilica di Santa Maria Assunta è il capolavoro più imponente e rappresenta un unicum per l’architettura seicentesca. Fu realizzata da Giovan Maria Bettera su disegno di Paolo Micheli. Ricchissima la dotazione del maestoso interno, dominato dalla volta, affrescata dal Lambranzi, e dalla Pala dell’Assunta opera Loverini, insigne artista locale. Vi sono opere del Pitocchetto e arredi lignei di Andrea Fantoni
Imponente e maestosa deve le sue origini al 1300 ma nel corso dei secoli è stata rifatta varie volte fino a giungere alla versione attuale. L'edificio presenta una pianta combinata, delimitata da quattro pilastri che sorreggono la cupola, con una decina di altari impreziositi da quadri di valore rilevante, colonne e pavimento in marmi pregiati, affreschi alle pareti e sulla volta, portoni in legno intagliato.
La basilica ospita un imponente organo barocco, costruito da Adeodato Bossi Urbani nel 1858.
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giovedì 22 ottobre 2009
Passaggio in Siria - Palmira - Il colonnato-Parte terza
Parte terza -Palmira
La Strada Colonnata costituisce la spina dorsale di tutta Palmira; lunga quasi 1200 m, essa congiunge, con un andamento discontinuo, i due poli principali della citta’: il tempiò di Baal ed il campo di Diocleziano.
Il primo tratto del colonnato costituisce sicuramente una parte integrante del percorso liturgico che conduceva dai propilei del tempio di Baal fino all’arco monumentale che aveva la funzione di celare la prima svolta della strada, grazie alla particolare pianta triangolare (inizio dei III secolo d.C.): le tre aperture della facciata est davano sul viale centrale, mentre le aperture laterali davano sui portici della strada. La decorazione e’ particolarmente ricca e complessa, in stile siriano, con varie nicchie arcuate o a cornice piatta.
Subito a sinistra dopo l’arco, si trova il santuario di Nebo (divinita’ mesopotamica della saggezza o dio messaggero) della meta’ del II secolo d.C., ma che si imposta su piu’ antiche strutture della fme del I secolo d.C.: il santuario si presenta a forma trapezoidale, accessibile da sud attraverso un monumentale ingresso prostilo a sei colonne. E’ colonnato su tre lati: il lato nord fu sostituito da un muro pieno con ambienti di varie dimensioni. All’interno c’e’ l’altare, posto nel cortile in asse con la scalinata d’accesso al tempio. Quest’ultimo, elevato su di un podio di medie dimensioni (20 m x 9), e’ cinto da un peristilio di sei colonne sulla fronte e dodici sui lati lunghi.
Lungo la strada colonnata, sulla destra, si trovano le quattro colonne di granito egiziano che costituiscono il protiro delle terme di Diocleziano (dette anche di Zenobia), erette intorno alla meta’ del II secolo d.C. L’edificio e’ di piccole dimensioni (85 m x 51). A destra dell’ingresso, un’ampia stanza ottagonale con al centro del pavimento uno scolo per l’acqua, era destinata probabilmente a luogo d’incontro e conversazione. In linea retta con l’ingresso c’era la piscina scoperta con colonne che davano ad una corte piu’ interna, forse una palestra.
Piu’ ad ovest, a sinistra, vi e’ un arco dal quale si snoda una via semicircolare che circonda il teatro, tipico esempio di teatro provinciale romano, datato fra la meta’ e la fine del
II secolo d.C.
La cavea, che poggia su ambulacri semicircolari concentrici, era composta di circa 30 file, coronate alla sommita’ da un portico colonnato. Undici cunei dividono verticalmente le gradinate. All’orchestra semicircolare (20 m circa) si accedeva mediante due passaggi laterali, coperti da volte e collocati tra cavea e scena. Nel palcoscenico vero e proprio, con pulpito scandito in nicchie rettangolari e semicircolari, si entrava dall’orchestra attraverso piccole scalette. La “frons scaenae” era scandita in tre esedre, quella al centro rettangolare e quelle ai lati semicircolari; a tre piani, era articolata in nicchie rettangolari e semicircolari, tutte ornate di statue. Seguendo la via semicircolare che circonda il teatro, si incrocia un breve tratto colonnato in direzione sud, di eta’ piu’ antica (fme del I secolo d.C.), che porta alle mura, e termina in un arco tra due nicchie.
Seguendo ancora la via semicircolare, si giungera’ a lambire un piccolo edificio, identificato ipoteticamente con il Senato. Esso e’ costituito da un vestibolo, che da’ accesso a una piccola corte. Sul portico est si apre una sala dai gradini disposti a ferro di cavallo. Subito a sud del Senato troviamo una corte porticata, di circa 30 m x 30. Qui fu rinvenuta la “tariffa di Palmira” (137 d.C.), una stele in caratteri palmireni e greci che conteneva un vero e proprio tariffario doganale per le carovane che attraversavano il territorio palmireno. La corte porticata e’ una sala rettangolare allungata, dai muri alti 10 m e ornati di finestre con frontoni e di pilastri con capitelli corinzi; qui venivano riscosse le tassazioni testimoniateci dal cippo.
Dalla corte, tramite un’altra porta verso ovest, si accede all’agora’. Di forma quadrangolare (84 m x 71), e’ circondata da portici corinzi sui quattro lati. Il portico nord ospita una fontana in ciascun angolo e una tribuna; nell’angolo di sud-ovest si apre una sala che presenta una nicchia un’immagine divina e un altare sul fondo; lungo le mura ci sono tracce di letti per i banchetti, probabilmente triclini a uso municipale. Sulle mensole poste sulle colonne. vi era «tatue di dignitari, militari, capi dei mercanti e senatori, di cui oggi restano solo le iscrizioni.
Ripassando nella corte del tariffario e percorrendo un breve tratto di strada, si ritorna alla strada colonnata passando sotto un arco simile a quello descritto precedentemente: all’inizio della strada semicircolare, di fronte all’arco, ma sul lato opposto, si apre un piccolo ninfeo preceduto da quattro colonne su piedistallo. Proseguendo ad ovest sulla via principale, raggiungiamo una piazza ovale, nel cui centro sorge un grande tetrapilo che aveva la funzione di mascherare una breva deviazione della strada verso nord-ovest. Il monumento (ricostruito nel 1963) e’ formato da quattro piedistalli di 4,30 m dilato, ciascuno dei quali regge quattro colonne con trabeazione e una statua. Poco dopo il tetrapilo, lungo il colonnato sulla sinistra, si trova un altro ninfeo ad esedra. La strada attraversa poi due quartieri residenziali, non ancora scavati. Vi sono numerosi resti di abitazioni, di cui molti a peristilio (cioe’ con giardino interno circondato da portici).
La strada termina con una porta a tre aperture, impostata sul perimetro della cinta piu’ antica. In precedenza la prospettiva era delimitata dal tempio funerario, una tomba monumentale datata III secolo d.C. della quale, oggi, rimangono solo sei colonne corinzie che facevano parte del propileo. Davanti al tempio funerario, si puo’ girare verso sinistra per percorrere il decumano occidentale, il piu’ antico (inizio del TI secolo) e vasto tratto della strada colonnata (10 m.).
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mercoledì 21 ottobre 2009
Passaggio in Siria - Palmira - parte seconda-
Qui incontro per caso moderne ragazze che pur portando il velo che caratterizza la loro fede islamica non disdegnano di posare. Continua la visita della cittadella . Non lontano dalla Porta dei Leoni troviamo la grande sala del trono Qui c’era la residenza originaria di al-Zahir Ghazi distrutta più volte dai Mongoli e rifatta dal mamelucco Quait Bey nel XV secolo; alla sala si accede da una sorta di vestibolo. La sala vera e propria misura 25,5 m x 23,5 ed era coperta da nove cupole riccamente decorate ad affresco;essa risulta oggi eccessivamente restaurata e ridecorata.
Si riparte alla volta della grande diga di Assad sull’ Eufrate e a 200 Km da Aleppo si raggiunge Resefà anticamente chiamata Sergiopoli . E’ la più interessante città morta del deserto,dopo Palmira : qui fu marterizzato San Sergio.
La citta’di Resefa e’ di forma rettangolare, approssimativamente di 550 m x 400 : la sua cinta muraria e’ la fortificazione meglio conservata del periodo paleobizantino: è lunga quasi due km, spessa 3 m, alta circa 14 m ed e’ rinforzata in fase successiva da 50 torri rettangolari, poligonali o semicircolari. Su ogni lato vi erano due porte, una principale e una secondaria. La porta nord, a causa della sua ricchissima decorazione e’ considerata la costruzione profana più’ significativa dell’arte bizantina: si tratta di una porta di due cortine murarie che, affiancate da due salienti rettangolari, creano un cortile interno, Il passaggio attraverso il muro esterno era unico. Verso l’interno della città’, invece, si aprivano tre porte architravate; sulla facciata verso il cortile interno sei colonne inquadravano le porte e sostenevano un’elegante arcata. Lungo le pareti delle torri quadrangolari una serie di semipilastri creava la suggestione di un porticato. Il fregio di grappoli, di foglie di vite e capitelli con giri di foglie di acanto costituiscono uno dei migliori esempi di arte bizantina in Siria.
Nella parte interna del muro di cinta vi era una specie di galleria intermedia con volte a botte a due piani per le sentinelle e con feritoie verso l’esterno.
Come le mura cittadine, anche le grandi chiese bizantine all’interno della città sono costruite con grandi blocchi parallelepipedi in calcare locale. Nel cosiddetto martyrium, con le sue tre absidi a forma di esedra, si mescolano i sistemi della basilica a pilastri e della costruzione centrale, creando una divisione dello spazio molto particolare: nel mezzo, un’arcata a trifoglio, che riprende l’andamento dei muri esterni dell’edificio, crea con quest’ultimi un ambulacro attorno al perimetro interno. La copertura doveva essere costituita da una cupola centrale controffortata dalle quattro absidi.
La Cattedrale della Santa Croce e’ una basilica a colonne con tre navate: in origine, la navata centrale era divisa da quelle laterali per mezzo di tre pilastri cruciformi che, su ciascun lato, sorreggevano tre grandi archi con una luce di circa dieci metri e in seguito si dovettero inserire tre colonne per sorreggere due archi di minori dimensioni entro ogni grande campata, e aggiungere dei poderosi contrafforti ai muri esterni. Le colonne utilizzate in questa occasione sono monolitiche, di marmo rosa, e hanno capitelli con doppio giro di foglie di acanto e iscrizioni in greco. Al centro della navata, sopraelevata, si trovava il bema che ospitava 28 sedili per il clero; al centro, originariamente era custodito il sarcofago di San Sergio. L’edificio fu dedicato alla Santa Croce nel 559 d.C. dal vescovo Abramo e subbi’ notevoli trasformazioni tra la fine del VI secolo e nel 1091; nel XIII secolo, quando la città’ fu abbandonata, la chiesa era ancora in uso.
All’angolo sud-ovest della città’ si raggiungono le cisterne dove un acquedotto convogliava l’acqua piovana invernale, raccolta poco distante ad ovest della città’, e costituiva una riserva per due anni; sono ancora perfettamente conservati quattro grandiosi bacini rettangolari, con volte in mattoni e pozzetti per la manutenzione alla sommità’. Verso nord, fuori le mura, si trovano le rovine del palazzo di al-Mundhir. L’edificio presenta una pianta cruciforme inscritta in un quadrato; la parete di fondo era tripartita da un’abside e da due sale rettangolari, come era tipico delle basiliche. La copertura poggiava su quattro solidissimi pilastri cruciformi ed era costituita da volte a botte, nei bracci della croce, e da piccole cupole ,nei quadrati angolari. L’edificio è stato interpretato come sala udienze di al-Mundhir,capo ghassanide che faceva parte della clientela dell’imperatore bizantino (569 d.C.) e che ,probabilmente ,teneva la sua corte a Resafà.. Continuazione per Palmira arrivo a tarda sera, e primi scatti notturni . La citta’ di Palmira e’ stata un punto di incontro fra Oriente ed Occidente e un fervidissimo centro artistico e culturale.
Ancora oggi, meta di turisti da tutte le parti del mondo, Palinira meriterebbe da sola un viaggio in Siria.
Storia
Palmira e’ il nome attuale dell’antica Tadmor, la cui attestazione ricorreva già’ nel II millennio a.C. nelle liste paleo-assire dei mercanti di Kanesh e successivamente nei testi di Mari e di Emar. Non si conosce il significato del suo nome antico che recentemente e’ tornato in uso per il villaggio costruito all’esterno dell’area archeologica. A partire dal IV secolo a.C., quando entrò’ nella sfera culturale ellenistica, la città assunse il nome di Palmira. I resti degli insediamenti più’ antichi furono sepolti dai nuovi e grandiosi edifici sorti a partire dal secolo d.C. quando la città fu definitivamente annessa all’Impero Romano all’epoca di Tiberio (14-37 d.C.) ed entrò a far parte della Provincia della Siria ai tempi di Nerone (54-68 d.C.).
Sorta intorno ad una sorgente di acqua sulfurea, “afqa”, Palmira si era da tempo guadagnata una posizione chiave come stazione di sosta per le carovane che trasportavano merci dalla Mesopotamia, dall’India e dalla Cina e all’intermediazione commerciale si era poi aggiunta quella politica, soprattutto nel periodo in cui il conflitto tra Romani e Parti era diventato più aspro. Dopo la caduta di Petra nel 106 d.C., furono dirottate su questo percorso anche le carovane che provenivano dall’Arabia meridionale e la città raggiunse uno straordinario benessere dovuto essenzialmente ai pedaggi richiesti per il passaggio e il rifornimento d’acqua. L’elenco delle tariffe doganali era stato redatto su una stele (oggi conservata all’Eremitage) che porta la data del 137 d.C., ossia alla fine del regno di Adriano, l’imperatore che aveva reso Palmira una città’ libera con il nuovo nome di Palmira Hadriana.
II secolo d.C. e’ l’epoca della sua massima prosperità: in architettura e
nell’organizzazione sociale lo stile romano si impone a tutti i livelli, ma
contemporaneamente un fiero attaccamento ai fondamenti culturali semitici e greci della città e’ attestato dal diffondersi della lingua e scrittura palmirena.
Con Settimio Severo o forse Caracalla, nel 212-217 d.C., fu concesso alla città il titolo di colonia romana e si passò così’ da un’organizzazione repubblicana ad una monarchica. Nel frattempo i Sasanidi, che nel 228 avevano sottratto il potere ai Parti, minavano il controllo di Palmira sulle vie commerciali; cos’ Odenato, il sovrano della città, fece numerose spedizioni militari antipersiane. Una di queste fu dettata dall’urgenza di Contrastare il sovrano sasanide Sapur I che aveva sconfitto l’esercito romano e aveva catturato l’Imperatore Valeriano (253-260). La vittoria ottenuta, unitamente alla conquista dell’Armenia, della Bitinia e della Cappadocia valsero ad Odenato la riconoscenza dei Romani, che gli diedero il titolo di Corrector Totius Orientis e il permesso di comandare tutte le truppe imperiali dislocate in Siria.
Odenato fu assassinato insieme al figlio maggiore in circostanze oscure nel 267 ed essendo il secondogenito, Vaballato, ancora troppo piccolo, il potere passò nelle mani della sua vedova,Zenobia. Quest’ultima, estremamente ambiziosa e consapevole della debolezza di Roma a quei ten minacciata aiiql su altri fronti ed in piena anarchia, si auto proclamò Augusta (267—274): preseii hioe el figlio, iniziò a coniare una propria moneta e sottomise la Siria, l’Anatolia e il Basso Egitto. La reazione romana fu immediata e Aureliano riuscì a sconfiggere i Palmireni prima presso Antiochia e poi ad Emesa e quindi assediò’ Palmira dove la regina si era rifugiata. Nel 273, dopo una strenua resistenza, la città’ cadde ma in un primo tempo fu risparmiata. In seguito ad una seconda rivolta, conclusasi con il massacro della guarnigione romana, Aureliano reagì’ con determinazione e fece uccidere soldati, contadini e tutti i cittadini, senza nessuna pietà (2 7 d.C.). Anche il tempio di Baal non fu risparmiato dal saccheggio e fu spogliato del suo tesoro.
Zenobia fu portata a Roma in catene d’oro e figurava nel corteo che celebrava il trionfo di Aureliano nel 274; concluse i suoi giorni in esilio, non lontana dall’Urbe.
Dopo questo episodio, Palmira non riacquistò più’ l’antico splendore. Un campo militare venne edificato nell’area occidentale della citta’ durante il regno di Diocleziano, il quale eresse anche una nuova cinta di fortificazione. La città era diventata solo uno sperduto avamposto sul confine orientale dell’Impero Romano.
I resti di due chiese bizantine e la notizia che Palmira era diventata una sede vescovile indicano tuttavia che la citta’ era ancora abitata all’epoca di Giustiniano. La cinta muraria fu forzata da Khaled Ibn al-Walid, il condottiero arabo che guidò la sue truppe durante il periodo del primo califfato di Abu Baker nel 634, strappando la città’ ai Bizantini. Intorno alla metà’ dell’VIII secolo, teatro di uno scontro fra Omayyadi e Abbasidi, Palmira fu nuovamente distrutta e nel 1089 una violenta scossa di terremoto fece infine crollare al suolo ciò che restava.
(continua) ritorna al filmato della parte prima
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martedì 20 ottobre 2009
Passaggio in Siria (Parte prima)
Passaggio in Siria. foto elioarte
Dagli albori della Storia la Siria è stata la culla della civiltà. Essa ha donato al mondo la sua reale dimensione filosofica sociale e culturale. I monumenti ci parlano ancora del passato glorioso di questo paese. Innumerevoli siti archeologici molto importanti ci fanno risalire ad epoche storiche diverse, sia prima che dopo Cristo,senza dimenticare i monumenti dovuti alla civiltà Araba mussulmana.
Iniziamo il nostro viaggio fotografico da Seydnaya: Seidnaya e’ conosciuta più come luogo di pellegrinaggio religioso che non come sito di interesse archeologico. La tradizione vuole che il convento-acropoli sia stato fondato da Giustiniano (527-565 d.C.). Il miracolo di un’apparizione della Vergine dette alla cappella una grande fama, in particolare durante e subito dopo il Medioevo. Seidnaya, dopo Gerusalemme, e’ il piu’ famoso luogo di pellegrinaggio del Medioriente.
Ecco Maaloula.
Ricca di avvenimenti storici intrecciati a episodi religiosi, Maalula, oggi, conserva poco del suo passato. E’ un delizioso villaggio arroccato sui contrafforti dell’Anti-Libano, al fondo di una ripida gola roccia piacevole da percorrere a piedi. Maalula e’ uno dei pochissimi villaggi esistenti nel Vicino Oriente in cui vi sia una comunita’ linguistica che utilizza, per la comunicazione quotidiana e, di recente, per le diverse funzioni religiose cristiane, un dialetto aramaico, la lingua parlata da Gesu’ e lingua popolare fino all’arrivo degli Arabi.
Oltre all’aramaico nel villaggio si parla anche il siriaco una varietà dell’aramaico. Giungiamo al Krach dei Cavalieri con il suo imponente Castello mediovale un esempio colossale di una delle più grandi fortezze mai innalzate.
La visita della città di Hama percorsa dal fiume Oronte ci conquista con il fascino del suo verde, il mormorio delle acque e il cigolio delle Norie.
Con la visita della zona archeologica di Apamea possiamo avere un esempio dell' arte ellenistica-romana in Medio Oriente.
Ecco gli scavi di Ebla:quello che il sito ancora nasconde riveste un’importanza incommensurabile poiche’ copre un’area storica di diversi millenni. La dimensione del tell e’ di circa 65 ettari ed e’ stato scavato parzialmente dalla missione archeologica italiana dell’Universita’ La Sapienza di Roma guidata dal prof. Paolo Mathiae a partire dal 1964. Il sito si presenta con una forma muraria ad anello e varie depressioni che indicano probabilmente le antiche porte urbane; attraversando queste depressioni si arriva alla citta’ bassa la quale circonda a sua volta il tell centrale.
La missione italiana prosegue lo scavo ininterrottamente durante i mesi estivi ed autunnali e cio’ ha dato evidenza a diversi edifici del III e
II millennio a.C. Il tempio della dea Tshtar e’ situato in cima all’acropoli; in basso, troviamo l’area dedicata ai palazzi reali. Riveste una particolare importanza il Palazzo Reale G conosciuto anche come Palazzo degli Archivi (2400-2250 a.C.) il cui scavo, nel 1975, ha portato alla luce il famoso tesoro delle tavolette d’argilla (circa 17000 tra tavolette integre e frammenti incise in una lingua semitica, l’eblaita, con alfabeto sillabico e caratteri cuneiformi: comprendono documenti ufficiali, amministrativi, letterari, dizionari sumero-eblaita), ora in esposizione nei musei di Idleb, Aleppo e Damasco
Arrivo ad Aleppo la città dei mille minareti che si innalzano sui tetti delle case . Aleppo è una poesia di pietre grigie di giorno e dorate di notte.Il muro di cinta della cittadella misura fino a 12-13 metri d'altezza ed è di forma ellittica marcato da numerosi bastioni rettangolari o esagonali.
Il nostro filmato, prosegue con la escursione a San Simeone per la visita ai resti del complesso basiliacale dedicato al Santo Stillta. Fa seguito la visita
alla Cittadella di Aleppo:
l'entrata monumentale è una delle più famose e delle più belle tra le opere militari del Medioevo nel Vicino Oriente.Subito dopo l'entrata principale inizia un passaggio coperto da volte a crociera lungo 20 metri sul quale erano posti gli alloggi delle guardie. Di fronte si trova una stradina in salita che porta alla sommità della collina e alla grande moschea eretta nel 1167 dall'emiro Nur el Din e detta la moschea d'Abramo. ............... continua
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venerdì 2 ottobre 2009
Frascatole con cavolfiore
Nel post del 31 luglio Vi ho parlato di frascatole.Ora vi dò la ricetta delle frascatole con cavolfiore.Per 4 persone
300 g di semola di grano duro
1 cavolfiore
100 g di pancetta
olio extravergine d'oliva
sale,pepe
Versate la semola a pioggia in una scodella e legatela con un movimento circolare,versando acqua salata a cucchiaiate e cercando di formare dei granellini grandi quanto lenticchie.
Man mano, trasferite le frascatole su un canovaccio pulito. Alla fine,copritele e lasciatele asciugare per un paio d'ore.
Mondate il cavolfiore,tagliatelo a cimette e lavatelo con cura.
Rosolate la pancetta tritata,in un tegame,con un filo d'olio;versate abbondante acqua e portatela ad ebolizione
Salate,aggiungete le cimette e cuocete per 18 minuti. A questo punto,unite le frascatole e e cuocete mescolando per circa un quarto d'ora.
A fine cottura,irrorate la minestra con un filo d'olio,cospargetela di pepe e lasciatela riposare per qualche minuto,primas di servire.
300 g di semola di grano duro
1 cavolfiore
100 g di pancetta
olio extravergine d'oliva
sale,pepe
Versate la semola a pioggia in una scodella e legatela con un movimento circolare,versando acqua salata a cucchiaiate e cercando di formare dei granellini grandi quanto lenticchie.
Man mano, trasferite le frascatole su un canovaccio pulito. Alla fine,copritele e lasciatele asciugare per un paio d'ore.
Mondate il cavolfiore,tagliatelo a cimette e lavatelo con cura.
Rosolate la pancetta tritata,in un tegame,con un filo d'olio;versate abbondante acqua e portatela ad ebolizione
Salate,aggiungete le cimette e cuocete per 18 minuti. A questo punto,unite le frascatole e e cuocete mescolando per circa un quarto d'ora.
A fine cottura,irrorate la minestra con un filo d'olio,cospargetela di pepe e lasciatela riposare per qualche minuto,primas di servire.
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