Alberto amava definirsi " il pittore del Nulla".Infatti la sua era una pittura aniconica, ma non priva di elementi di ricerca quali la luce ed il colore . Il suo " Nichilismo pittorico" fece si che qualche critico ebbe a scrivergli così :
Il nulla porta un artista come l’americano Ad Reinhardt alle tele nere, quelle che ha chiamato i 'dipinti definitivi', un musicista come John Cage a 4´33', il pianista seduto di fronte al suo pianoforte, che non sfiora nemmeno, per lunghi quattro minuti e trentatré secondi, o un regista come Jean-Luc Godard allo schermo bianco dei suoi film. Se il nulla confonde l´artista, turba ancor più lo scienziato, che lo ha sempre guardato con gran sospetto.
Lo si vede innanzitutto nella storia dello zero, dove ci sono ipotesi suggestive e forse vere. Si sa da molto tempo che lo zero è stato introdotto dai matematici indiani verso il 500 d.C. accanto alle altre nove cifre che usavano già da vari secoli. Duecento anni dopo lo zero passò agli arabi e da questi in Italia e in Europa per merito di Leonardo Fibonacci che avendo seguito il padre, funzionario delle dogane di Pisa in Africa del nord, si rese conto che il sistema di numerazione indo-arabo era superiore a quello romano allora ancora in uso in Occidente. Gli studi successivi hanno poi accertato che quasi contemporaneamente e indipendentemente dagli indiani anche i Maya avevano scoperto lo zero e che molto prima di loro (oltre 2000 anni prima sia degli indiani che dei Maya) i babilonesi avevano usato per indicarlo due cunei inclinati. I primi ad usare lo zero, insomma, sarebbero stati i babilonesi, anche se questo nulla toglie al primato assoluto degli indiani perché solo questi ultimi concepirono lo zero come un vero e proprio numero, sinonimo di “quantità nulla” e lo posero accanto alle altre nove cifre componendo così un insieme completo di simboli matematici che consentiva di generare qualsiasi numero dato che quella strana cifra assumeva per loro la funzione fondamentale di operatore aritmetico. Solo gli indiani, insomma, furono capaci di operare la perfetta fusione tra sistema di numerazione posizionale e concetto di zero dalla quale è nato il linguaggio della matematica.
La filosofia greca, fin dalle sue origini, ha respinto il concetto del nulla. Talete è stato fra i primi a sostenere che 'qualcosa' non poteva derivare dal nulla o scomparire nel nulla: 'Dal nulla non sortirà nulla', dice il Re Lear alla figlia Cordelia. L´horror vacui della fisica aristotelica affermava che non potevano esistere spazi vuoti: la natura aborre il vuoto.
E fino all’inizio del ventesimo secolo, sopravvisse la credenza nell’esistenza di un 'etere' misterioso, che serviva soltanto a negare l´esistenza di uno spazio vuoto. Non è stato semplice per l´uomo accettare l´idea del vuoto e del concetto matematico che lo rappresenta, zero. Grandi civiltà, come quella greca e quella romana, non avevano il numero zero. I numeri servivano soltanto per contare oggetti concreti, non la loro assenza e quindi lo zero non serviva a nulla. .........................................................
cosi Alberto rispose :
Gentilissimo Critico, la ringrazio per l'attenzione dedicata alla mia povera produzione artistica apparsa su Internet sul sito di mio fratello. La notizia del suo divertimento mi ha a mia volta,molto divertito. Non è mia l'invenzione della "pittura del Nulla": la scoperta di un'arte puramente visiva in cui la forma si dissocia dal contenuto e ne fa pure a meno.
Come ben saprà,è un idea resa oralmente esplicita (verbalmente dichiarata e rivendicata) ormai da circa un secolo.
Cito semplicemente il lemma "formalismo",in Enciclopedia Zanichelli a cura di Edigeo (Editoriale La Repubblica,1995).
Con la mia personale ricerca nel corso dell'ultimo mezzo secolo della mia attività,( isolata,modesta,schiva e deliberatamente lontana da ogni tentazione mercantile) sono spesso approdato ad esiti antinaturalistici,aniconici,antisimbolisti,svincolati da ogni ambiguo e fuorviante rimando alle materie che formano più propriamente l'oggetto della comunicazione verbale. (poesia,psicologia,sociologia,religione,eros,filosofia.ecc ecc.). Non chiedo consensi,ma,semmai,empatia estetica.
Gradisca i miei saluti. Alberto Buggè
Come ben saprà,è un idea resa oralmente esplicita (verbalmente dichiarata e rivendicata) ormai da circa un secolo.
Cito semplicemente il lemma "formalismo",in Enciclopedia Zanichelli a cura di Edigeo (Editoriale La Repubblica,1995).
Con la mia personale ricerca nel corso dell'ultimo mezzo secolo della mia attività,( isolata,modesta,schiva e deliberatamente lontana da ogni tentazione mercantile) sono spesso approdato ad esiti antinaturalistici,aniconici,antisimbolisti,svincolati da ogni ambiguo e fuorviante rimando alle materie che formano più propriamente l'oggetto della comunicazione verbale. (poesia,psicologia,sociologia,religione,eros,filosofia.ecc ecc.). Non chiedo consensi,ma,semmai,empatia estetica.
Gradisca i miei saluti. Alberto Buggè
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