Giovanni Nani (Nanni), o Giovanni de' Ricamatori, meglio conosciuto come Giovanni da Udine (Udine, 27 ottobre 1487 – Roma, 1561), è stato un pittore, decoratoree architetto italiano
Tommaso Salini
Maestro del vaso a grottesche (attivo a Roma nel primo quarto del XVII secolo)
coppia di dipinti a olio su tela, cm 76x62
Expertise di Alberto Cottino, giugno 2016. Si tratta di due notevolissime tele finora inedite, di grande livello qualitativo. Raffigurano due vasi metallici, uno dorato l’altro argentato, istoriati con scene classicheggianti poste al centro in un medaglione, nel primo quella che sembra una Leda col cigno, nel secondo un putto alato. Le forme dei vasi sono capricciose e bizzarre, probabilmente eredi di un gusto ancora tardomanierista che sembra ispirarsi a quello ben noto tra Cinquecento e Seicento espresso ad esempio nelle incisioni dei Vasi polidoreschi. Lo stile si riallaccia ad evidentiam alla composita galassia dei cosiddetti ‘Maestri del vaso a grottesche’, che tuttora rappresenta per lo storico dell’arte un problema di complessa soluzione. Questo soprattutto perché, come scrive Alberto Veca,“a fronte della raccolta d’archivio di una serie di dipinti di composizioni di fiori dal carattere squisitamente arcaico (...) si contrappone un’assenza di nomi, di tracce inventariali, almeno per quelli, pochi, esplorati, quasi che non fosse esistita nella fase iniziale del Seicento una ‘natura morta di fiori’ nei centri di produzione italiana”. Le tele qui studiate s’inseriscono proprio nel novero di questi dipinti arcaici ancora privi di nomi sicuri (anche se questo tipo di opere è stato ascritto recentemente a Tommaso Salini, su basi induttive e con criteri troppo estensivi), ad un livello tuttavia molto alto, cioè tra i migliori esemplari di questo tipo di produzione, il che fa supporre la mano di un pittore di prim’ordine.
coppia di dipinti a olio su tela, cm 76x62
Expertise di Alberto Cottino, giugno 2016. Si tratta di due notevolissime tele finora inedite, di grande livello qualitativo. Raffigurano due vasi metallici, uno dorato l’altro argentato, istoriati con scene classicheggianti poste al centro in un medaglione, nel primo quella che sembra una Leda col cigno, nel secondo un putto alato. Le forme dei vasi sono capricciose e bizzarre, probabilmente eredi di un gusto ancora tardomanierista che sembra ispirarsi a quello ben noto tra Cinquecento e Seicento espresso ad esempio nelle incisioni dei Vasi polidoreschi. Lo stile si riallaccia ad evidentiam alla composita galassia dei cosiddetti ‘Maestri del vaso a grottesche’, che tuttora rappresenta per lo storico dell’arte un problema di complessa soluzione. Questo soprattutto perché, come scrive Alberto Veca,“a fronte della raccolta d’archivio di una serie di dipinti di composizioni di fiori dal carattere squisitamente arcaico (...) si contrappone un’assenza di nomi, di tracce inventariali, almeno per quelli, pochi, esplorati, quasi che non fosse esistita nella fase iniziale del Seicento una ‘natura morta di fiori’ nei centri di produzione italiana”. Le tele qui studiate s’inseriscono proprio nel novero di questi dipinti arcaici ancora privi di nomi sicuri (anche se questo tipo di opere è stato ascritto recentemente a Tommaso Salini, su basi induttive e con criteri troppo estensivi), ad un livello tuttavia molto alto, cioè tra i migliori esemplari di questo tipo di produzione, il che fa supporre la mano di un pittore di prim’ordine.
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