S.
Agostino riposa nella Basilica pavese di San Pietro in Ciel d’Oro fin dal 725
(circa) per volere del re longobardo Liutprando che riscattò il corpo
portandolo via dalla Sardegna dove era stato portato dalla sua prima sepoltura
in Africa nella Basilica di Ippona. La cassa di argento di origine longobarda,
fatta costruire per proteggere le reliquie, venne nascosta nel corso dei secoli
per impedire eventuali furti sacrileghi durante le invasioni o i saccheggi che
la città ha subito.
Il
legame fra il santo, sepolto nella
Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro
dal sec. VIII e Pavia è testimoniato
anche dal “rito
delle quattro chiavi” con cui viene
aperta la grata che protegge l’urna
altomedievale nella quale è conservato il
corpo di Sant’Agostino. Per aprire la
grata è necessario azionare contemporaneamente le quattro
chiavi che appartengono rispettivamente al vescovo
di Pavia, al sindaco di Pavia, al Priore della comunità agostiniana
pavese e al rappresentante del Capitolo
della Cattedrale di Pavia: l’utilizzo
contemporaneo delle chiavi “testimonia l’essere Sant’Agostino concittadino di tutti i pavesi”.
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