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giovedì 22 aprile 2021

elioarte blog di elio buggè

 


 

a famiglia Bugge e le sue origini

Araldica norvegese


Famiglia BUGGE
Araldica italiana.

Le informazioni in questo documento sono raccolte da:
Nordlandsslekten Hveding, da Johan Hveding (Oslo 1944), Familien Kjerschow, Elisa Tandberg (Oslo 1940), Slægten Bugge, PWB. Bondesen (Nyborg, Danimarca 1910), Valdresslekten Bugge, legatura XXX S. 59f di G.A.K. Bjørkset (Fagernes 1961), di NST e le informazioni da Stein Rune Jakobsen, basato sul libro Slekten Bugge i YtreSogn, da Inger Kelmer e sul bakgrunn del danske di Brønnøy-slekten Bugges del libro, da Magnus Mardal.
Tutte le fonti sono in norvegese o in danese.
Ciò che segue proviene dal libro del Bondesen, pagine 39-40 e 121-123, con l'eccezione di alcune correzioni dal libro del Bjørkset.
- “Nelle battaglie per libertà, contro la violenza e la difficoltà le spade e gli scudi dei Bugge furono utilizzati Ma gli scudi e le armi sono stati sepolti,ed il nome è sparito con il castello e l'oro.Tuttavia, dalla muffa sono rinate ancora le piante.Le rose dei Bugge non sono mai morte.Sulle montagne hanno continuato a fiorire E ci hanno dato i molti uomini nobili.Con la spada dello spirito e lo scudo della fede .Per libertà del cuore, contro la violenza nemica hanno continuato la lotta e successivamente più volte hanno vinto castelli e tesori, e non sono mai spariti .Dio vuole, che i Bugge, generazione dopo generazione,camminino sempre nel nome di Cristo in modo che essi mai spariscono né brucino,ma fioriscono qui per sempre nel nome dl Dio.-“
Il nome Bugge (pronunciato “boo-gee„) ha una storia molto antica nella regione nordica.
Già ai tempi del den Raske (Fridlev il rapido) e Frode Fredegode (Frode di Fridlev il pacifico (?)) veniamo a contatto dei Bugge in Skåne e in Halland, che facevano parte allora della Danimarca ma ora fanno parte della Svezia.
Colloqui di Saxo Grammaticus così di un capo locale che era uno del Halland Bugges e che è caduto a Hvirvelshavn a Sjælland in un duello con il re Fridlev il rapido.
Hvirvelshavn è il Bisserup attuale nella baia di Vordinborg in Danimarca.Inoltre, in Jylland il nome Bugge ha una storia lunga.A Højene vicino a Glenstrup, non lontano da Hobro, c’ era un sig. Turild Bugge, “il Tassa-Re,„ con la sua famiglia. “Da lui che il nome Bugge cristiano ha iniziato,„ esso è dichiarato da Klevenfeldt.            https://www.heraldrysinstitute.com/lang/it/cognomi/Bugge/idc/760132/

vittorio cavalleri

 



Vittorio Cavalleri è stato un pittore italiano. 

Nato a Torino il  16 febbraio 1860, Torino
Morte22 maggio 1938, Gerbido

Figlio di un commerciante di stoffe, fu avviato dal padre all'attività commerciale di famiglia. A diciotto anni Vittorio Cavalleri si iscrisse ai corsi dell'Accademia Albertina ed ebbe come maestro Andrea Gastaldi. Frequentò l'Albertina insieme ai pittori Andrea Tavernier e Lorenzo Delleani. Nello stesso anno del diploma, 1883, espose al Circolo degli Artisti e nel 1884 partecipò alla Promotrice di Belle Arti di Torino, con i dipinti Zappe abbandonate e Fiori di cimitero, che in seguito fu distrutto dallo stesso Autore. Ne rimane traccia in un'acquaforte di C. Turchetti. Vittorio Cavalleri insegnò a Torino, ai corsi serali dell'Accademia Albertina.

Vita in campagna[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1885 si trasferì a Gerbido, alla periferia di Torino, ambito da alcuni artisti dell'epoca per la sua pace e tranquillità ed il rigenerante silenzio, un luogo che gli consentiva di vivere in campagna e in solitudine. Abitava in casa del pittore Mario Gachet, suo allievo.

Tra i nomi dei suoi allievi, emerge quello di Ivo Gemelli (1897 - 1964), che divenne l'allievo prediletto per la sua capacità di ereditare dal maestro la sodezza fastosa e festosa dei colori, la compatezza dell'immagine e la trasfigurazione della realtà.

A Gerbido il Cavalleri dipinse paesaggi rurali, pastori, contadini, ma anche episodi di vita in ambienti borghesi. Opere pittoriche di questo periodo, come In primaveraLa nonna (1887), Flora alpina (1901) e Triste inverno (1889) sono oggi alla 

href="https://it.wikipedia.org/wiki/Galleria_civica_d%27arte_moderna_e_contemporanea" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: none; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; text-decoration-line: none;" title="Galleria civica d'arte moderna e contemporanea">Galleria civica d'arte moderna e contemporanea di Torino.

Gerbido, Cascine Palazzo

In Triste inverno il pittore rappresenta un ambiente mesto nudo e scuro, tra abitazione e stalla, che una famiglia contadina divide con un gregge di pecore. Il bambino gioca in terra, la madre fila la lana, l'uomo lavora intorno ad un recipiente di rame. Questo dipinto è stato esposto in Vaticano, Braccio di Carlo Magno, nella esposizione Il lavoro dell'uomo da Goya a Kandinskij (dicembre 1991-marzo 1992).

Mantenne sempre stretti rapporti con la città: al Circolo degli Artisti torinesi espose dal 1883 al 1917 e alla Promotrice espose dal 1884 fino al 1938.

Vittorio Cavalleri visitò Parigi nel 1889, ma senza subire l'influenza della pittura francese. Dai fabbricanti di colori Lefranc acquistò pastelli conici, più duri di quelli che il mercato offriva in Italia. Con questi pastelli egli realizzò il ritratto la Madre. Nei dipinti ad olio la sua arte evolveva, da un impianto di tipo tradizionale e dall'uso del chiaroscuro, verso forme più libere - ottenute con pennellate veloci e anche con l'uso della spatola - che gli consentivano effetti di maggiore luminosità e freschezza.

Vittorio Cavalleri, Figure in un parco

Un dipinto, in particolare: Siam bimbi - volanti - dai nimbi - nei santi - splendori - vaganti (1903), ispirato a versi di Arrigo Boito, raffigura un gruppo di bambini che giocano festosi, tra mazzi di cipolle rosate, all'interno di una cascina. Il roteare delle cipolle produce un effetto di movimento cinetico che anticipa alcuni esperimenti del Futurismo.

A Livorno, a Villa Trossi Uberti, si conservano i ritratti di Corinna Trossi, di Dino Uberti e di sua madre, realizzati da Vittorio Cavalleri. Il Circolo degli Artisti di Torino organizzò nel 1963 una mostra dal titolo: "Vittorio Cavalleri nelle collezioni torinesi".

Stile e documentazione critica[modifica | modifica wikitesto]

Nella sua pittura si denota un'influenza ed un'impronta di stampo naturalista; la natura rimane sempre la guida sicura,con le sue forze e i suoi fenomeni, i suoi molteplici elementi animati tutti da un unico, possente impulso vitale.

Frammenti di quell'unica realtà che Cavalleri cercò di cogliere nelle sue tele con le sapienti pennellate, le esperte spatolate che orchestrano e costruiscono l'immagine con tocchi delicati, mai impulsivi né violenti.

In queste opere non c'è una lettura ma solo la commozione che lo spettacolo della natura suscita nell'animo dell'artista, con le sue infinite gradazioni e definizioni cromatiche, anche nei semlici fenomeni come luci che filtrano dalle foglie, le ombre del greve terreno piemontese, descritte con pennellate luminose.

Una trasposizione umile e spontanea al vero, non più gravata da simboli e allusioni ma esaltata nella sua limpida e solenne bellezza, raffigurato con l'espressività del linguaggio mai provvisorio, ma approfondito come mestiere e sensibilità sull'onda dell'emozione.IstruzionePinacoteca dell’Accademia Albertina