Secondo la tradizione il soggetto raffigurato sulla sinistra è Dio Padre, al centro è collocato Gesù e sulla destra è presente lo Spirito Santo Al centro del dipinto è raffigurato un calice simbolo del sacrificio eucaristico del Cristo.] È possibile notare come le figure laterali formino, esse stesse, con i contorni interni, una coppa
Le tre persone raffigurate sono cinte da aureola, attributo che l'arte sacra tradizionale riserva ai santi angeli e alle anime dei defunti salvate in Paradiso. Dal punto di vista teologico, l'aureola per estensione può anche essere un attributo delle Tre Divine Persone, essendo Dio creatore anche la prima e unica fonte di ogni sacro-santità. I tre personaggi sono stati identificati con tre angeli (tra i quali, i tre Santi Arcangeli della Chiesa Cattolica e Ortodossa), oppure con le Tre Persone della Trinità, come suggerito dal titolo dell'opera.
Molto probabilmente, erano noti al santo pittore sia il passo di Matteo 22:24-33, che la dottrina del Corpo mistico elaborata due secoli prima che affermano l'unità e totale partecipazione dei santi angeli e delle sante anime alla vita trinitaria.
L’icona della SS.Trinità è il capolavoro dell’iconografo Andrej Rublëv (1360-!430), il quale visse santamente come monaco e figlio spirituale di San Sergio Radonez.
L’icona della SS.Trinità è stata definita “l’icona delle icone” nel 1551 dal Concilio dei Cento Capitoli. E’ un capolavoro di rara profondità teologica, di bellezza incomparabile e di finissima ricchezza di simboli.
Rublëv l’ha scritta nel 1422 per la canonizzazione di Sergio di Radonez, fondatore del monastero dedicato alla SS. Trinità, dove Rublëv viveva. L’amore eterno e perfetto emanante dalla SS.Trinità fu oggetto di contemplazione e precetto d’attuare in ogni vita, base della edificazione sia della Chiesa, sia della persona, dello Stato, e della società. San Sergio vide l’immagine di questo amore incarnata nella forma canonica dell’apparizione dei tre angeli a Mamre (Genesi 18). Egli cercò di trasmettere in chi a lui si rivolgeva l’idea di diversità e di unità che il mistero promanava. Egli ha riunito così tutta la Russia della sua epoca attorno alla sua chiesa, attorno al nome di Dio, affinché gli uomini mediante la contemplazione della Santa Trinità vincano l’odiosa divisione del mondo e imparino a vivere sulla terra.
Il destino dell’uomo s’ impara in questa contemplazione, proprio come aveva pregato Gesù:
“Padre, dove sono io, voglio che siano pure coloro che mi hai dato” (Giov.17,24).
Aveva già chiesto: “Padre che siano tutti uno, come noi, affinché il mondo creda” (Giov 17-21).
Rublëv seppe rappresentare la sintesi del più grande mistero della nostra fede, rivelandoci l’unità e al tempo stesso la distinzione delle persone divine. In questa icona il cerchio (eternità, perfezione) si impone come motivo dominante di tutta la composizione. Nel cerchio stanno perfettamente le tre figure angeliche che stanno ad indicare l’amore perfetto, senza inizio e senza fine.
Il triangolo, la cui base è il lato superiore del tavolo e il cui vertice posa nel capo dell’angelo centrale, è la figura semplice che mi dice tre in uno, uno in tre.
Cerchio e triangolo non si vedono; proprio come Dio, che è presente eppure non lo vediamo.
Le forme quadrangolari sono invece ben definite, (pedane, tavolo, sgabelli), visibili come il creato e la terra che esse rappresentano.
A questo ritmo di composizione si uniscono colori di un’armonia incomparabile. Essi sono usati eloquentemente per esprimere dei simboli:
- il rosa-oro richiama il manto imperiale,
- il verde indica la vita,
- il rosso l’amore sacrificato.
- Speciale significato ha il blu che indica la divinità e le verità eterne. E’ distribuito a tutti e tre gli angeli: l’angelo di sinistra nel quale riconosciamo il Padre, porta la tunica di colore blu, ma essa è quasi totalmente coperta dal manto regale (invisibilità-ineffabilità). Dio nessuno l’ha mai visto, per questo l’angelo centrale, nel quale riconosciamo Dio Figlio, porta il manto blu: “il Figlio l’ha rivelato”, solo nel Figlio si fa visibile. “Chi vede Me ,vede il Padre” Il Figlio è uomo (tunica rosso sangue); ha ricevuto ogni potere dal Padre (stola dorata, sacerdozio regale di Cristo)
Anche l’angelo di destra, nel quale riconosciamo Dio Spirito Santo, mostra la tunica blu in abbondanza, perché il ruolo è di “far comprendere e ricordare la Parola” (Giov.14,26).
Il manto verde indica che lo Spirito Santo è Dio che “da’ la vita” e “rinnova la faccia della terra”.
Il Padre siede con solennità sul suo trono. Il suo sguardo, il gesto della sua mano destra sembrano esprimere un comando breve e chiaro con semplicità, ma con autorità: tutto procede da Lui. Egli chiama il Figlio indicandogli con mano benedicente la coppa al centro (contenente l’agnello del sacrificio). Il Figlio comprende la Volontà del Padre –farsi cibo e bevanda degli uomini- e l’accetta (china il capo e benedice la coppa) “mio cibo è fare la Volontà del Padre” - chiedendo l’assistenza dello Spirito Consolatore. Questi accoglie (mano posata delicatamente sul tavolo) la Volontà del Padre per il Figlio, e con il suo piegarsi riporta la nostra attenzione al Figlio e al Padre: vuole metterci obbedienti davanti a Gesù (“nessuno può dire “Gesù è Signore” se non per opera dello Spirito Santo”) e abbandonati e fiduciosi davanti al Padre (“lo Spirito grida nei nostri cuori: Abbà, Padre!”).
C’è posto anche per me, in questo circolo d’amore delle Tre Persone : davanti c’è lo spazio per me, perché io possa partecipare al colloquio intimo e segreto, gioioso e impegnativo: è lo spazio dei martiri (finestrella dell’altare), di chi offre la vita. Il mio posto ha la forma di calice (lo spazio libero tra le pedane).
Fuori dal cerchio vediamo: la montagna (luogo del silenzio e delle manifestazioni di Dio), l’albero (quercia di Mamre, l’albero della Croce, nuovo albero della vita), la casa (il Padre accoglie ed ama tramite la Chiesa, che per essere edificata richiede il lavoro dell’uomo, la collaborazione e l’armonia di più uomini).
I bordi accennano ad un ottagono: la creazione si riposa nella calma e pienezza dell’ottavo giorno, giorno del Signore.
Molto probabilmente, erano noti al santo pittore sia il passo di Matteo 22:24-33, che la dottrina del Corpo mistico elaborata due secoli prima che affermano l'unità e totale partecipazione dei santi angeli e delle sante anime alla vita trinitaria.
L’icona della SS.Trinità è il capolavoro dell’iconografo Andrej Rublëv (1360-!430), il quale visse santamente come monaco e figlio spirituale di San Sergio Radonez.
L’icona della SS.Trinità è stata definita “l’icona delle icone” nel 1551 dal Concilio dei Cento Capitoli. E’ un capolavoro di rara profondità teologica, di bellezza incomparabile e di finissima ricchezza di simboli.
Rublëv l’ha scritta nel 1422 per la canonizzazione di Sergio di Radonez, fondatore del monastero dedicato alla SS. Trinità, dove Rublëv viveva. L’amore eterno e perfetto emanante dalla SS.Trinità fu oggetto di contemplazione e precetto d’attuare in ogni vita, base della edificazione sia della Chiesa, sia della persona, dello Stato, e della società. San Sergio vide l’immagine di questo amore incarnata nella forma canonica dell’apparizione dei tre angeli a Mamre (Genesi 18). Egli cercò di trasmettere in chi a lui si rivolgeva l’idea di diversità e di unità che il mistero promanava. Egli ha riunito così tutta la Russia della sua epoca attorno alla sua chiesa, attorno al nome di Dio, affinché gli uomini mediante la contemplazione della Santa Trinità vincano l’odiosa divisione del mondo e imparino a vivere sulla terra.
Il destino dell’uomo s’ impara in questa contemplazione, proprio come aveva pregato Gesù:
“Padre, dove sono io, voglio che siano pure coloro che mi hai dato” (Giov.17,24).
Aveva già chiesto: “Padre che siano tutti uno, come noi, affinché il mondo creda” (Giov 17-21).
Rublëv seppe rappresentare la sintesi del più grande mistero della nostra fede, rivelandoci l’unità e al tempo stesso la distinzione delle persone divine. In questa icona il cerchio (eternità, perfezione) si impone come motivo dominante di tutta la composizione. Nel cerchio stanno perfettamente le tre figure angeliche che stanno ad indicare l’amore perfetto, senza inizio e senza fine.
Il triangolo, la cui base è il lato superiore del tavolo e il cui vertice posa nel capo dell’angelo centrale, è la figura semplice che mi dice tre in uno, uno in tre.
Cerchio e triangolo non si vedono; proprio come Dio, che è presente eppure non lo vediamo.
Le forme quadrangolari sono invece ben definite, (pedane, tavolo, sgabelli), visibili come il creato e la terra che esse rappresentano.
A questo ritmo di composizione si uniscono colori di un’armonia incomparabile. Essi sono usati eloquentemente per esprimere dei simboli:
- il rosa-oro richiama il manto imperiale,
- il verde indica la vita,
- il rosso l’amore sacrificato.
- Speciale significato ha il blu che indica la divinità e le verità eterne. E’ distribuito a tutti e tre gli angeli: l’angelo di sinistra nel quale riconosciamo il Padre, porta la tunica di colore blu, ma essa è quasi totalmente coperta dal manto regale (invisibilità-ineffabilità). Dio nessuno l’ha mai visto, per questo l’angelo centrale, nel quale riconosciamo Dio Figlio, porta il manto blu: “il Figlio l’ha rivelato”, solo nel Figlio si fa visibile. “Chi vede Me ,vede il Padre” Il Figlio è uomo (tunica rosso sangue); ha ricevuto ogni potere dal Padre (stola dorata, sacerdozio regale di Cristo)
Anche l’angelo di destra, nel quale riconosciamo Dio Spirito Santo, mostra la tunica blu in abbondanza, perché il ruolo è di “far comprendere e ricordare la Parola” (Giov.14,26).
Il manto verde indica che lo Spirito Santo è Dio che “da’ la vita” e “rinnova la faccia della terra”.
Il Padre siede con solennità sul suo trono. Il suo sguardo, il gesto della sua mano destra sembrano esprimere un comando breve e chiaro con semplicità, ma con autorità: tutto procede da Lui. Egli chiama il Figlio indicandogli con mano benedicente la coppa al centro (contenente l’agnello del sacrificio). Il Figlio comprende la Volontà del Padre –farsi cibo e bevanda degli uomini- e l’accetta (china il capo e benedice la coppa) “mio cibo è fare la Volontà del Padre” - chiedendo l’assistenza dello Spirito Consolatore. Questi accoglie (mano posata delicatamente sul tavolo) la Volontà del Padre per il Figlio, e con il suo piegarsi riporta la nostra attenzione al Figlio e al Padre: vuole metterci obbedienti davanti a Gesù (“nessuno può dire “Gesù è Signore” se non per opera dello Spirito Santo”) e abbandonati e fiduciosi davanti al Padre (“lo Spirito grida nei nostri cuori: Abbà, Padre!”).
C’è posto anche per me, in questo circolo d’amore delle Tre Persone : davanti c’è lo spazio per me, perché io possa partecipare al colloquio intimo e segreto, gioioso e impegnativo: è lo spazio dei martiri (finestrella dell’altare), di chi offre la vita. Il mio posto ha la forma di calice (lo spazio libero tra le pedane).
Fuori dal cerchio vediamo: la montagna (luogo del silenzio e delle manifestazioni di Dio), l’albero (quercia di Mamre, l’albero della Croce, nuovo albero della vita), la casa (il Padre accoglie ed ama tramite la Chiesa, che per essere edificata richiede il lavoro dell’uomo, la collaborazione e l’armonia di più uomini).
I bordi accennano ad un ottagono: la creazione si riposa nella calma e pienezza dell’ottavo giorno, giorno del Signore.