auto antiche e moderne

lunedì 23 maggio 2011

Laudes creaturarum. Assisi
























Laudes creaturarum (o Cantico di frate Sole)

Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e l’honore er onne benedictione.

Ad te solo, Altissimo, se confano,
et nullu hòmo ène dignu te mentovare.

Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor Io frate sole,
lo qual’è ìorno, et alIumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta signifitione.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle:
in ceIu I’ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si’, mi’ Signore,per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per Io quale a le tue creature dài.sustentamento.

Laudato sì’, mì’ Signore, per sor’aqua,
la quale è multo utile et humile et pretìosa et casta

Laudato si’, mi Signore, per frate focu,
per Io quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte

Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba.

Laudato si’, mi’ Sìgnore, per quelli che perdonano per lo tuo amore
et sostengo infirmìtate et tribulatione.

Beati quelli che ‘l sosterranno in pace,
ca da te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si’ mi Signore, per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò scappare:
guai a cquelli che morrano ne le peccata mortali;
beati quelli che trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
ca la morte secunda no ‘I farrà male.

Laudate e benedicete mi’ Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.




Il cantico di frate Sole apre il nostro viaggio nella terra Umbra che sarà effettuato dal 24 maggio al 4 giugno.Sarà una riscoperta di posti,mete turistiche di notevole rilievo, che per le loro bellezze naturali,storiche ed culturali ci offriranno spunti interessanti per il nostro Blog . A presto dunque.

mercoledì 18 maggio 2011

AUGUSTO FERRI- Pittore


- Firmato in basso a destra A. Ferri. - olio su tela - cm 44x34 Ferri Augusto Antonio 1829 - 1895 - ArtsLife History | ArtsLife History
http://elioarte.blogspot.it/2013/04/la-pulce.html



AFerri "La pulce" cm 28x35- Collezione elioarte-

Ferri Augusto Antonio 1829 - 1895 - ArtsLife History | ArtsLife History FERRI AUGUSTO. Nato a Bologna nel 1829, morto a Pesaro il 21 novembre 1895. Studiò sotto la guida paterna, a Parigi. Nel 1851, a soli ventidue anni, fu chiamato ad occupare il posto di ‘scenografo del Teatro Regio di Torino. Cresciuto in fama, nel 1857 si trasferì a Madrid, come scenografo nel teatro principale di quella capitale, nella quale aprì pure una scuola di scenografia. Ma la nostalgia della Patria lo costrinse, nel 1873, a tornare al Regio, dove riprese il posto lasciato sedici anni prima. Oltre i lavori teatrali, il Ferri a Torino diresse i restauri del Palazzo della Cisterna, facendone una dimora degna dei Principi che vi albergarono, ed abbellì di garbate decorazioni molti palazzi di quella città.


Augusto Antonio Ferri (Bologna9 luglio 1829 – Pesaro21 novembre 1895) è stato uno scenografo e pittore italiano.
Seguì dapprima le orme del padre ottenendo dopo di lui l'incarico al Théâtre Italien di Parigi nel 1851. Trasferitosi a Madrid nel 1857 in compagnia di altri due pittori, divenne ben presto lo scenografo più ammirato della Spagna. Grazie ad una vasta opera di rinnovamento, portò il teatro spagnolo ad un livello europeo. Nel 1870 lasciò la Spagna e, dopo aver collaborato alcuni anni col padre, nel 1875 si ritirò a Bologna, dedicandosi esclusivamente alla pittura.
Figlio dello scenografo, pittore ed architetto Domenico Ferri e di Clementina Nicoli, fu avviato alla pittura dal padre che, allora attivo e affermato a Parigi come peintre décorateur, lo fece studiare all'Académie des beaux-arts, dove il ragazzo rivelò presto un'inclinazione per la scenografia così spiccata che nel 1851, a soli ventidue anni, poté sostituire il padre nell'incarico di scenografo al Théâtre Royal Italien.
Quello stesso anno, infatti, Domenico Ferri fu chiamato a Torino da Vittorio Emanuele II con le mansioni di insegnante all'Accademia Albertina, di ornatista e di architetto dei regi palazzi. Grazie alla presenza paterna in seno alla Direzione generale dei teatri torinesi, il giovane Augusto ottenne contratti da scenografo presso il Teatro Regio di Torino mentre ancora lavorava a Parigi. Dapprima, dalla stagione 1852-1853 fino 1855, il suo nome figurò nel cartellone del Regio accanto a quelli di Angelo Moja e di Luigi Vacca (artisti sostenuti dall'autorevolezza di Pelagio Palagi), ma dalla stagione 1855-1856 fino al 1860, declinando reputazione e salute del Palagi (morto appunto nel 1860), comparve come unico responsabile degli allestimenti. In realtà, spesso si trattò di repliche mascherate di lavori precedenti con utilizzo di scenari già esistenti e con l'aggiunta solo di qualche apparato decorativo nuovo.[1] In quegli anni risultano sue collaborazioni anche con il Teatro Nuovo di Viterbo e con il teatro Apollo di Roma.[2]

Nel 1857 Augusto Ferri lasciò Parigi e, pur continuando a collaborare con il Regio di Torino, si trasferì a Madrid, dove aveva accettato un contratto con il Teatro Real succedendo ad Eusebio Lucini e portando con sé altri due scenografi italiani, il vicentino Giovanni Busato e il piemontese Bernardo Bonardi, già collaboratori suoi e del padre a Parigi. Fu proprio a Madrid che l'artista bolognese conobbe il successo e la popolarità con i suoi allestimenti innovativi rispetto alla tradizione classica del Lucini e ispirati piuttosto a quel lirismo romantico ed espressivo che si andava allora diffondendo e derivatogli dallo stile paterno, valorizzato peraltro da un uso personale e intenso della luce e dei colori.[3] Negli anni seguenti i tre artisti italiani guidati dal Ferri lavorarono non solo per il Real di Madrid, ma anche nei maggiori teatri di Madrid e dell'intera Spagna, creando così i presupposti per una trasformazione della scenografia spagnola che, sul finire dell'Ottocento, si evolverà «verso un naturalismo romantico denso di fantasiose trovate sceniche e di accesi cromatismi pittorici  



                                                                              







X Notizie biografiche su Augusto Ferri vedi
http://www.treccani.it/enciclopedia/augusto-ferri_(Dizionario-Biografico)/

venerdì 6 maggio 2011

LORENZO VIANI


Lorenzo Viani (Viareggio 1 novembre 1882- Ostia 2 Novembre 1936).

Frequentò la scuola elementare ma solo fino alla terza classe perché l'esperienza scolastica si arrestò per una congenita insofferenza a ogni forma di disciplina carattere ribelle ed introspettivo passava molto del suo tempo girando per i boschi e la spiaggia della darsena viareggina.

Nel 1893 viene messo a lavorare nella bottega del barbiere Fortunato Primo Puccini, dove resta come garzone per diversi anni ma dove incontra personaggi di primo piano come Leonida Bissolati Andrea Costa, Menotti Garibaldi, Giacomo Puccini, Gabriele D’Annunzio e conosce il pittore Plinio Nomellini che ebbe un'influenza positiva nella sua maturazione artistica.

Su consiglio di quest’ultimo,si iscrive all'Istituto d'Arte Passaglia di Lucca dove frequenta più o meno tre anni di lezioni, dal 1900 al 1903 e. nel 1904 viene ammesso alla Libera Scuola di Nudo annessa all'Accademia di Belle Arti di Firenze,li segue i corsi di Giovanni Fattori , pur continuando a dimostrare una chiara insofferenza per le discipline accademiche.

Incomincia a disegnare con crescente interesse tanto che un ritratto del musicista Giovanni Pacini attira l'attenzione dei viareggini.

Intraprende i suoi primi viaggi esplorativi a Pisa e a Lucca.
All'inizio del 1908 è a Parigi dove ha modo di visitare la retrospettiva di Van Gogh, allestita alla Galene Bernheim-Jeune.

A Parigi poi resterà più o meno un anno il soggiorno a lungo desiderato si rivelerà denso di difficoltà economiche e di solitudine, ma comunque positivo per le esperienze fatte e per i personaggi artistici conosciuti.

Ritornato in Italia espone alcuni disegni alla VII Biennale di Venezia, che, grazie alla recensione di Luigi Campolonghi,avviano la leggenda del pittore dell'orrido e della miseria.
Durante questa esposizione simpatizza con Umberto Boccioni,partecipa all'Esposizione nazionale d'arte umoristica di Messina e riceve la prima medaglia della sua vita.
In novembre è a Genova, dove collabora con disegni satirici alla rivista anticlericale La Fionda, diretta da Luigi Campolonghi,in questo soggiorno matura un notevole orientamento pittorico

Lorenzo Viani si è sempre sentito attratto dai più poveri e dai derelitti, tanto nella fanciullezza quanto nella maturità.

La vita e la vicenda umana dei più deboli, li trasferisce nella tela, con forti impressioni cromatiche e con una pennellata decisa e veloce, una pittura intensa, espressiva e a tratti estremamente melanconica.

Quello che fa di Viani un grande maestro, troppo spesso dimenticato, è la maestria nel far coesistere nelle sue opere drammaticità e lirismo e grazia poetica, nel sentire, l'umile commozione di fronte ai diseredati.

La povertà di mezzi artistici è una scelta, la scabra pittura diviene essenzialità, la sobrietà un animalesco istinto nel cogliere le forme della vita degli umili, della fame, della prigione, delle malattie, della solitudine, della lotta con la campagna o con il mare, della guerra, della pazzia e del dolore.

Il suo stato di salute è precario ha continui attacchi di asma, ma la salute cagionevole non gli impedisce d' esporre alla XIX Biennale di Venezia, a Viareggio,a Lucca, alla II Quadriennale di Roma e al Lyceum di Firenze, addirittura nel 1036 gli vengono commissionate una serie di pitture per il Collegio di Ostia e dopo un lavoro frenetico senza sosta di parecchi giorni non farà in tempo a partecipare all’inaugurazione, colpito da un forte attacco d'asma il 2 novembre, il giorno successivo al suo 54º compleanno, muore ad Ostia stroncato da un collasso cardiaco.
Il 3 novembre la salma ritornerà Viareggio in un plebiscito collettivo di affetto e di rimpianto.

martedì 3 maggio 2011

“Il manoscritto di Shakespeare” di Domenico Seminerio


Chi era Shakespeare ? Un grande letterato e grande filantropo? Oppure un semplice contadino senza arte ne parte?

Da anni le ipotesi si rincorrono ed ecco le domande che fanno veramente scervellare gli studiosi:
I dubbi e gli interrogativi in merito si sono sempre avuti.

Il dibattito fu generato innanzitutto dal fatto che per lungo tempo mancarono notizie biografiche certe sul drammaturgo.

La vera identità di Shakespeare è forse posta nel romanzo di Domenico Seminerio.?
No

Cosi come lo stesso autore scrive nella prefazione del suo romanzo “Il manoscritto di Shakespeare” riprende in maniera assai libera la vera identità di William Shakespeare , non il figlio autodidatta del guantaio di Stratford on Avon, ma uno scrittore siciliano,nobile fuggiasco per motivi religiosi, di nome Michel Agnolo Florio.

Tesi già formulata da diversi studiosi, tra cui tra l’altro il prof.Martino Iuvara, -docente della cattedra di Letteratura Italiana a Palermo-, autore dello studio intitolato Shakespeare era italiano .
In questo trattato, il professore Martino Iuvara, all’epoca, cui riprese le varie tesi esposte nel tempo, arricchendole con alcuni particolari inediti frutto delle sue ricerche.

Michele Agnolo (o Michelangelo) Florio (Crollalanza dal lato materno) (n. 1564 ?), di religione calvinista, visse parte della sua vita, sfuggendo alle persecuzioni religiose, a Palermo, nelle isole Eolie, a Messina, a Venezia, a Verona, a Stratford e a Londra. Fu autore di molte tragedie e commedie ambientate nei luoghi suddetti, che dimostrava di ben conoscere, così come dimostrava di ben conoscere la lingua italiana ed il teatro italiano, nonché di avere una buona dimestichezza con la scena italiana. Alcune sue opere rinvenute sembrano essere la versione originaria di altre ben note opere attribuite a Shakespeare, come "troppu trafficu pì nnenti", scritta in messinese, che potrebbe essere l’ originale di "Troppo rumore per nulla" di Shakespeare, apparsa 50 anni dopo. Fuggendo con la famiglia, si trovò a vivere per un certo periodo a Venezia, ove pare che un suo vicino di casa, moro, uccidesse per gelosia la propria moglie. Su ispirazione di questa storia scrisse una tragedia: così come Sheakespeare scrisse successivamente l’ "Otello". Sempre fuggendo per la persecuzione religiosa, arrivò a Stratford,ove fu ospite di un oste guitto e ubbriacone, forse parente della madre, che lo prese a benvolere come figlio, soprattutto perché gli ricordava il proprio figlio, William, che era morto. L’ oste prese a chiamarlo affettuosamente "William". A questo punto bastava tradurre in inglese il cognome della madre (da "Crolla lanza" o "scrolla la lancia" in "shake the speare" o "shake speare") ed ecco il nuovo cognome "Shakespeare". Nasce così WILLIAM SHAKESPEARE, non più perseguibile come eretico fuggiasco, ma costretto a tenere il mistero sulla sua vera identità e le sue origini. Forse l’oste suo parente era già un "Crollalanza" che aveva tradotto il suo cognome, per cui il compianto figlio, già si era chiamato William Shakespeare. Nelle ricostruzioni biografiche successive il grande drammaturgo verrà ritenuto essere il terzo degli otto figli di John Shakespeare. Venuto improvvisamente dal nulla, senza luogo né data di nascita, ed impostosi prepotentemente, soprattutto a Londra, alla ribalta quale drammaturgo ed attore, genera presto curiosità e scalpore, che lo inducono ad accentuare il mistero, per non essere scoperto dai suoi persecutori. Ciò fa sì che venga anche scambiato per l’ oste guitto, che spesso recitava le opere di William ed a cui pure, talvolta, viene attribuita la paternità delle opere stesse, accentuando vieppiù la confusione. Singolare circostanza: dal 1603 il suo nome non figura più negli elenchi degli attori, Intorno al 1613 smette di scrivere per il teatro; il 23 Aprile 1616 muore. Purtroppo non c’e’ alcuna chiara testimonianza della sua attivita’ dal 1583 al 1592: gli importanti “anni mancanti”. Altre singolari circostanze: a) Non esistono registri degli alunni della scuola secondaria di Stratford, in cui appaia il nome di William Shakespeare; b) Si sa che William Shakespeare frequentasse a Londra un Club In. In quel Club, però, non risulta registrato fra i soci, mentre, invece, vi risulta registrato Michelangelo Florio. E’ noto che la sciattezza della biografia di Shakespeare, raffrontata alla cospicuità della sua opera teatrale, hanno fatto negare a molti studiosi l’ autenticità della sua esistenza, e ritenere essere Egli il prestanome di personaggi più famosi. Della sua vita si hanno comunque notizie molto incerte, offuscate sempre più dagli abbellimenti leggendari che, di volta in volta, sono stati costruiti sulla sua immagine. Un Florio Giovanni (Londra ca 1553 - 1625), umanista inglese di padre italiano ed autore di un dizionario inglese-italiano, fu certamente conosciuto da Shakespeare, che dimostra chiaramente, nelle sue opere, di aver certamente conosciuto le raccolte di dialoghi First Fruits (1578) e Second Fruits (1591) di Giovanni Florio. La differenza di età tra questi due personaggi esclude, comunque, che si potesse trattare di padre e figlio.
Nei drammi di Shakesperare si parla in cinque occasioni di naufragi, e l’uso di termini nautici fa pensare che lo scrittore fosse un esperto marinaio. Ma Shakesperare aveva viaggiato all’estero? Aveva servito nella marina? Non esistono prove al riguardo. Florio, invece, proveniva da Palermo, Lipari, Messina, Venezia, tutte città marinare. Shakesperare aveva un vocabolario ricchissimo. Oggi un cittadino inglese istruito raramente utilizza nella conversazione piu’ di 4.000 vocaboli. John Milton, poeta inglese del XVII secolo, ne uso’ circa 8.000 nelle sue opere, ma una fonte autorevole ne attribuisce a Shakespeare ben 21.000, cosa giustificabile se fosse stato un italiano immigrato. A proposito della paternita’ della gran quantita’ di opere che gli sono attribuite, la World Book Encyclopedia osserva che la gente “rifiutava di credere che un attore di Stratford-on-Avon potesse averli scritti. L’origine campagnola di Shakespeare non corrispondeva all’immagine del genio che scrisse i drammi”. E aggiunge che quasi tutti gli altri autori proposti “appartenevano alla nobilta’ o alle classi alte”. Quindi molti di coloro che mettevano in dubbio che Shakespeare ne fosse l’autore ritengono che “solo un uomo istruito, raffinato, di condizione sociale superiore poteva aver scritto i drammi”. Mentre, per quanto si sapesse, il padre di William , John, era un guantaio, commerciava in lana e forse faceva il macellaio. Era un cittadino rispettato ma illetterato. La famiglia di Florio era invece una illustre famiglia siciliana. Chi conservò i manoscritti di Shakespeare? Un religioso del XVIII secolo controllo’ tutte le biblioteche private nel raggio di 80 chilometri da Stratford-on-Avon senza trovare un solo volume che fosse appartenuto a Shakespeare. I manoscritti dei drammi costituiscono un problema ancora maggiore: non risulta che sia stato preservato nessuno degli originali. Trentasei drammi furono pubblicati nel primo in-folio del 1623, sette anni dopo la morte di Shakespeare. E' da ritenere che tutte le opere fossero in mano ai Florio, che non potevano ufficialmente giustificarne la provenienza

“Il manoscritto di Shakespeare” di Domenico Seminerio si presenta come un classico tra verità e finzione letteraria tanto da confondere l’una con l’altra cosi come nello stile del Camilleri ..
Rimane il fatto che una minoranza di studiosi, per molto tempo, ha continuato a mettere in dubbio con forza la vera identità strafordiana .

Questi studiosi ancora oggi sostengono che manchino prove concrete che dimostrino lo Shakespeare di Stratford abbia anche creato il complesso di opere letterarie che oggi porta il suo nome
Per loro è difficile credere che un borghese del XVI secolo, privo di una particolare istruzione, potesse avere una conoscenza così profonda della lingua inglese, della politica, del diritto e delle lingue straniere, in particolare del francese.

domenica 1 maggio 2011

Beatificazione di Papa Giovanni II



Da Benedetto XVI, oggi primo maggio 2011 , è stato beatificato Papa Giovanni Paolo II.
In un immenso abbraccio di folla,si sono svolti i riti di beatificazione.

Da notare che oggi, prima Domenica in Albis, cioè la prima successiva alla Pasqua
concide con il giorno nella quale lo stesso Karol Wojtyla aveva istituito la Festa della Divina Misericordia.

Joseph Ratzinger ha riconosciuto a Wojtyla un miracolo di intercessione, che consiste nella guarigione di una suora francese dal morbo di Parkinson.

Il riconoscimento del miracolo è stato l'ultimo passo necessario per la beatificazione.

Per la santificazione del pontefice sarebbe necessario il riconoscimento di un secondo miracolo.

E’ stata una funzione commovente e partecipata da quasi un milione di pellegrini convenuti a Roma in Piazza San Pietro.

Molti i capi di Stato presenti in Vaticano. Il nostro Presidente Napolitano era accompagnato dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dai Presidenti della Camera e del Senato.

Le spoglie di Giovanni Paolo II saranno traslate dalle Grotte Vaticane alla cappella di San Sebastiano, e collocate alla destra della navata centrale di San Pietro, tra la Pietà di Michelangelo e la Cappella del Santissimo Sacramento.