auto antiche e moderne

giovedì 28 gennaio 2010

Dai racconti dei miei viaggi “elioarte” Indonesia Borneo 1978


…………Entrando in una long house è stato per me molto raccapricciante imbattermi in una rete appesa al soffitto piena di teschi umani. I popoli malesiani hanno praticato il cannibalismo fino all’inizio del XX secolo, ad esempio come segno di offesa verso la tribù nemica o per "assorbire" le qualità del defunto. Questi teschi umani stavano li appesi come ultimo trofeo di quel cannibalismo di cui generalmente si parla.Un cannibalismo come atto rituale all'interno di culture primitive. Sir Thomas Stamford Raflles nel 1820 ha studiato la Batak e dei loro rituali e delle leggi riguardanti il consumo di carne umana,e scrive nel dettaglio le trasgressioni che giustificano un atto così, come i loro metodi . Raffles ha affermato che "è 'normale per le persone mangiare i loro genitori, quando troppo vecchi per lavorare", e che per taluni reati un criminale sarebbe stato mangiato vivo. Prosegue ……. "la carne si mangia cruda o alla griglia, con la calce, sale e un po' di riso “ ………. No comment.

martedì 26 gennaio 2010

- Isola di Sumatra- Huta Bolon





Presso la punta settentrionale dell'isola, in Simanindo, c'è una bella vecchia casa tradizionale che è stato restaurato ed ora funziona come un museo. Museo Huta Bolon Simanindo è l'ex abitazione del rajah Simalungun, un re Batak, e le sue 14 mogli. Originariamente, il tetto è stato decorato con 10 corna di bufalo, che ha rappresentato il 10 generazioni della dinastia. Il museo ha una piccola ma interessante raccolta di utensili da cucina in ottone, armi, vasellame olandese e cinese, sculture e incisioni Batak.

Mostra di Batak danze tradizionali vengono eseguiti alle ore 10.30 dal Lunedi al Sabato (30.000 Rp), per i turisti.

La frazione di Simanindo dista 15 km da Tuk Tuk ed è accessibile in moto noleggio

mercoledì 20 gennaio 2010

Angkor "Il Bayon"



Il Bayon, grande tempio al centro di Angkor Thom. Ultimo, cronologicamente, ad essere costruito, è un complesso in centro alla antica capitale, sul punto più alto, con le sue 54 torri che il Re Jayavarman VII, buddista, dopo che le legioni vietnamite avevano saccheggiato Angkor nel 1177, aveva dedicato a Budda, perché i vecchi Dei Indù non erano riusciti a proteggere la vecchia capitale. Esteticamente piuttosto grezzo e un po' cadente, è caratterizzato ancora dalle grandi facce di buddha che lo rendono affascinante quant'altri mai. Conserva altresì bellissime sculture a bassorilievo che adornano il muro perimetrale.

venerdì 15 gennaio 2010

I Grattacieli “Architettura in Canada"


I Grattacieli (da Elioarte “Architettura in Canada)


Il grattacielo come una successione all’infinito di piani paralleli in un involucro di vetro che non solo lascia scorgere la sua cristallografia interna, ma per l’andamento irregolare e ondulato della pianta i volumi trasparenti si specchiano l’uno nell’altro, moltiplicando a volte l’immagine dentro l’immagine, imprigionando la luce , riflettendola e rifrangendola.
Non c’è peso di masse, non sforzo di spinte, l’orgogliosa tecnica moderna è asservita alla bellezza di una forma razionale e poetica insieme, per Ludwing Mies Van Der Rohe, razionalismo significa idealismo, nel senso profondamente tedesco di Kant e di Hegel.

domenica 10 gennaio 2010

Cipro un tesoro sotto il cielo.




Duemila e cinquecento anni di storia fanno di Cipro un tesoro sotto il cielo.
Grazie alla sua particolare posizione, Cipro ha raccolto elementi culturali provenienti dalla Mesopotamia, dall'Egitto, dalla Fenicia, dalla Grecia e da Roma. La storia dell'arte cipriota si può suddividere in varie fasi: nella più antica, databile dal 4000 a.C. al 3500 a.C. sono stati rintracciati utensili litici e tracce di templi; la fase seguente, dal 3500 a.C. al 3000 a.C. ha portato alla luce prodotti ceramici, vasi dipinti con decorazioni geometriche e utensili di pietra; la scoperta delle risorse minerarie, come il rame è avvenuta dal 3000 a.C. al 2400 a.C., ma questo periodo è passato alla storia per la trasformazione dell'isola nel grande emporio per il Mediterraneo e anche per la maggiore complessità delle pratiche, delle costruzioni funerarie, delle statuette sacre. Dopo l'età del bronzo (II millennio), si è assistito, dal VII secolo a.C. circa, al periodo di inizio dello splendore per la scultura ben rappresentato dalle statuette in terracotta, per l'architettura con la costruzione di mirabili fortezze e palazzi, come quello di Vuni. Purtroppo l'isola conosce dal 1974 una situazione di aperta conflittualità fra le comunità greca e quella turca. L'occupazione militare da parte della Turchia di un terzo del territorio dell'isola fa esplodere il conflitto interreligioso e intercomunitario e il gesto viene condannato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La sovranità dell'autoproclamata Repubblica Turca di Cipro Nord ad oggi non viene riconosciuta da nessun organismo internazionale, ad eccezione della Turchia.Un fitto e intricato reticolato, denominato linea verde, delimita le due regioni dell’Isola, mentre identità collettive e personali precedentemente intersecate sono oggi cristallizzate e trincerate al di qua e al di là della buffer zone, la zona cuscinetto.

giovedì 7 gennaio 2010

Rapanui "L'isola di Pasqua"

L’Isola di Pasqua (in lingua nativa Rapa Nui, grande isola/roccia; in lingua spagnola Isla de Pascua) è un’isola dell’Oceano Pacifico meridionale appartenente al Cile. Situata a 3600 km a ovest delle coste del Cile e 2075 km a est delle isole Pitcairn, è una delle isole abitate più isolate del mondo. Al contrario di quello che si può pensare sono stati i polinesiani a colonizzare quest’isola, e non i sudamericani, anche se sono più vicini all’isola La storia dell’Isola di Pasqua è difficile da ricostruire in quanto mancano completamente fonti certe e i primi coloni non hanno lasciato documenti scritti ai quali fare riferimento, dato che questi popoli all’epoca della prima colonizzazione dell’isola non disponevano ancora di una scrittura. Esistono pertanto varie tesi tra loro contrastanti di come sia avvenuta la colonizzazione dell’isola, Allo sbarco dei primi colonizzatori polinesiani, che i più recenti studi fanno risalire attorno al 800- 900 d.C., l’isola si doveva presentare come una immensa foresta di palme. Fino al 1200 d.C. la popolazione rimase numericamente modesta e sostanzialmente in equilibrio con le risorse naturali presenti. In seguito, però, nacque da parte degli abitanti la necessità di costruire i moai, il cui sistema di trasporto richiedeva notevoli quantità di legname. Cominciò pertanto un importante lavoro di disboscamento dell’isola che fu ulteriormente intensificato dopo il sensibile aumento della popolazione dovuto a nuovi sbarchi. Le enormi statue colossali che si trovano sull’isola vengono chiamate moai. Sull’isola esistono secondo le ricerche condotte da Sebastian Englert 638 moai, anche se non si può escludere che originariamente fossero oltre mille le statue presenti sull’isola. Nonostante le ricerche condotte negli ultimi anni il loro scopo non è tuttora noto con certezza. Secondo studi più recenti le statue rappresenterebbero capi tribù indigeni morti, e secondo la credenza popolare avrebbero permesso ai vivi di prendere contatto con il mondo dei morti. Secondo alcune ricerche condotte negli anni passati si stima che la popolazione dell’Isola di Pasqua durante il suo periodo di massimo splendore nel sedicesimo e diciassettesimo secolo fosse composta da circa 15.000 abitanti. Fu a causa del disastro ecologico causato dalle tribù indigene che la popolazione all’arrivo dei primi europei si ridusse a circa 2.500 abitanti. In seguito alle deportazioni e alle malattie importate da parte degli europei questo numero di abitanti si ridusse ulteriormente fino a raggiungere i 900 abitanti nel 1868. Solo nei decenni seguenti, grazie al parziale miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e grazie al rientro di molti isolani deportati come schiavi, la popolazione dell’Isola di Pasqua iniziò nuovamente ad aumentare, seppure molto lentamente. Secondo il primo censimento demografico condotto dal governo cileno l’anno dell’annessione dell’Isola di Pasqua nel 1l’isola era abitata da 178 abitanti. A causa del regime militare in vigore dal 1914 in poi, era proibito lasciare l’isola e di conseguenza la popolazione si stabilizzò. Nonostante poi questo divieto fosse stato abolito alla fine degli anni sessanta, non si registrarono spostamenti demografici dì rilievo verso la terra ferma. Nel 2002 infine l’isola era popolata da 3.791 abitanti. Con ciò nel giro di soli 14 anni la popolazione era aumentata dai 1.938 abitanti che si contavano nel 1988 a oltre 3.000 abitanti duplicando quasi il proprio numero in meno di due decenni. Sempre secondo lo stesso censimento nel 2002 circa 2.000 dei 3.791 abitanti era di origine indigena, mentre oltre 2.200 Rapanui vivevano sulla terra ferma. Complessivamente i cittadini cileni originari dell’isola di pasqua residenti erano quindi oltre 4.000. Il turismo ha raggiunto l’isola di Pasqua solamente a partire dal 1967, quando il primo volo commerciale raggiunse questa isola remota. A tutt’oggi però l’Isola di Pasqua può essere raggiunta durante tutto l’anno esclusivamente dal con la compagnia LAN Chile. I voli decollano normalmente da Santiago de Chile o occasionalmente da Tahiti e la durata deI volo si aggira intorno alle 5 ore.