auto antiche e moderne

mercoledì 17 giugno 2009

SCULTURA LIGNEA DI SAN CASIMIRO-PRINCIPE DI POLONIA -XVIII sec.


La città di Grodno è uno dei sei capoluoghi di regione della Belarus. Si trova poco distante dalla frontiera con la Polonia, un pò' più a sud dell'intersecazione delle linee di demarcazione dei confini fra Belarus Polonia e Lituania. Dista circa 280 chilometri da Minsk, circa 290 chilometri da Varsavia e circa 170 da Vilnius (Lituania). Conta circa 300.000 abitanti-

Il principe Casimiro, soprannominato dai suoi compatrioti “uomo di pace”, nacque a Cracovia il 3 ottobre 1458, terzo dei tredici figli di Casimiro IV, re di Polonia, e di Elisabetta d’Austria, figlia dell’imperatore Alberto II. Il matrimonio tra i due, rivelatasi un’unione felice oltre che fertile, era stato combinato con l’aiuto di Giovanni Dlugosz, storiografo e canonico di Cracovia, religioso schivo ma di grande erudizione e santità. Proprio a lui fu dunque affidata l’educazione di Casimiro quando questi raggiunse l’età di nove anni ed il sacerdote si rivelò un ottimo insegnante, severo al punto giusto, quasi un secondo padre per il piccolo principe.Non ancora quindicenne, in seguito alla richiesta da parte della nobiltà ungherese, il padre inviò Casimiro a guidare un esercitò contro il sovrano ungherese, Mattia Corvino. Quando però Casimiro venne a sapere che Mattia disponeva di truppe ben più numerose delle sue e si rese conto di essere stato abbandonato sia dalla nobiltà ungherese che in un primo tempo aveva richiesto il suo intervento, ma anche dalle proprie truppe in diserzione, accolse favorevolmente il consiglio dei suoi ufficiali ed interruppe la spedizione.Intanto il pontefice Sisto IV, temendo forse che la guerra rischiasse solo di favorire la causa turca, aveva inoltrato un appello di desistenza al sovrano polacco. Il re, dimostratosi disponibile ad un colloquio di pace, inviò un messaggero al figlio, che però con sua grande vergogna scoprì già ritiratosi. Per castigo fu vietato a Casimiro di fare ritorno a Cracovia e venne rinchiuso per tre mesi nel castello di Dobzki. Nonostante le pressioni del padre e le nuove richieste da parte dei nobili magiari, Casimiro non si lasciò mai più persuadere ad abbracciare le armi.Pare che il giovane principe non ambisse a posizioni di governo e preferiva piuttosto attivarsi in favore dei poveri, degli oppressi, dei pellegrini e dei prigionieri. Era solito infatti denunciare al re suo padre tutte le ingiustizie nei confronti dei poveri ed ogni loro necessità di cui veniva a conoscenza. Grande gioia provò quando decise di donare tutti i suoi beni ai bisognosi, che presero a definirlo “difensore dei poveri”.La sua vita fu da allora più monastica che principesca, il suo carattere mite ed umile lo spinse ad occuparsi più della Chiesa che della vita di corte. Trascorreva infatti gran parte del suo tempo in chiesa, tra preghiera personale e funzioni liturgiche, spesso dimenticandosi addirittura di mangiare, e di notte tornava a pregare dinnanzi ai portoni chiusi della chiesa. Solitamente gentile con tutti, fu però duro contro gli scismatici: proprio dietro sua insistenza il padre vietò il restauro delle chiese ove essi erano soliti riunirsi. Grande devoto della Madonna, nella sua bara fu posta una copia del suo inno preferito: “Omni die dic Marie”.Nessuno riuscì a convincerlo a convolare a nozze con la promessa sposa, una figlia di San Ferdinando III di Castiglia. Egli sosteneva di non conoscere altra salvezza se non in Cristo e profetizzava la sua vicina scomparsa per stare con Lui in eterno. Casimiro morì infatti di tubercolosi, a soli ventisei anni, il 4 marzo 1484 a Grodno. Le sue spoglie trovarono sepoltura nella cattedrale di Vilnius, odierna capitale lituana, ove ancora oggi sono venerate.Sulla sua tomba si verificarono moltissimi miracoli ed il re Sigismondo decise di inoltrare al papa Leone X una petizione per richiedere la canonizzazione del principe polacco. Nel 1521 tale papa dichiarò San Casimiro patrono della Polonia e della Lituania, ma fu ufficialmente canonizzato solo nel 1602 dal pontefice Clemente VIII e nel 1621 la sua festa venne estesa alla Chiesa universale. Il culto del santo è rimasto assai vivo anche tra i polacchi ed i lituani emigrati in America.Vasta è l’iconografia di questo santo polacco: celebre è il suo ritratto eseguito da Carlo Dolci e molti altri dipinti lo raffigurano con in mano una pergamena, riportante alcune parole del suo inno mariano prediletto, ed un giglio, simbolo di castità. San Casimiro è infatti particolarmente invocato contro le tentazioni carnali

Testo di Jacek Rzepecki

lunedì 15 giugno 2009

Messico Guatemala e Honduras.



Guatemala - scene di vita: la tessitrice

Guatemala- Scene di Vita : la maternità 

Guatemala  Scene di Vita:   al mercato





Riflessioni su l’America dei Maya : Messico Guatemala e Honduras.

Guatemala - Scene di vita : il barbiere

Guatemala Scene di vita:La siesta



E’ più facile descrivere un monumento o fotografare una rovina, piuttosto che trovare gli intimi dettagli dell’esistenza di un popolo, ossia ciò che effettivamente respira ancora sulle scheletriche vestigia delle opere di un popolo scomparso. Scriveva Pablo Neruda: “ La nostra america è vasta e intricata.. Lungo la spirale, lungo fiumi smisurati, sotto monti e deserti, e perfino nelle strade di fresco scavate e innalzate, escono alla luce, ogni giorno, testimonianze dorate”.
I plastici, che con l’aiuto di archeologi o con i resti trovati oggi sono stati costruiti, e sono ammirati presso svariati musei dell’America centrale ( vedi Città del Messico Il museo nazionale d’antropologia o Copan, Museo de Arqueología Maya) possono suggerirvi in parte la grandezza dello stile architettonico di quella ’America precolombiana dove l’edificare collettivo fu capace di sfidare il tempo e la furia devastatrice dei “conquistatori spagnoli”.
In questi musei fregi d’architravi ,statuette antropomorfe, azteche, olmeche, o tolteche, ora si susseguono, enigmatiche figure di turchese, maschere funerarie che coprivano il volto ai defunti, eccelsi stili, raffigurazione di sacrifici collettivi,( i teschi ricordano ), ecco tombe che ancora conservano quasi intatti i resti di quei corpi che in vita, al mistero del silenzio assoluto, contrapposero la certezza della resurrezione nell’aldilà.. Risorgono oggi in un’era opposta alla loro, un’era in cui il materialismo e l’edonismo individuale non lasciano più spazio a riflessioni spirituali.
Le costruzioni di Teotihuacan, di Chicheniza il quadrilatero d’Uxmal, i templi di Tikal, le enormi maschere di pietra o le steli di Copan, le religiose piramidi dalla simmetria raggiante, ci portano ad un sentimento di deferenza nei confronti dei discendenti di quei popoli.
Un susseguirsi d’immagini di una vita semplice,di questi diretti nipoti dei Maya ci appare nel corso di un breve giro in battello sul lago Atilan. Circondato da montagne vulcaniche, le sue acque scintillanti sono solcate da mini imbarcazioni di comunicazione e pesca.
Gli aspetti di un paese non ancora contaminato dall’incalzante progresso, ci appare subito nello scenario familiare d’alcune donne che lavano i loro panni ai bordi del lago, o di altre che nelle corti delle loro umili dimore tessono variopinti tessuti, mentre una madre seduta sulla soglia dell’uscio è intenta ad allattare il figlio al seno, assistita dalla compagnia di un piccolo gattino ,così piccolo da scomparire nella generale visione di questa “arcaica” scena.
Un gusto intenso di colore, nella sua gamma più vasta e contrastante pervade ogni cosa, dagli orci a strisce bianche e verdi, portate con eleganza sul capo da giovinette dalle lunghe chiome nere ai variopinti costumi tradizionali ancora oggi indossati.
Sui gradini di un’antica chiesa spagnola stanno seduti in fila i più anziani del paese, in compagnia dell’alcalde inebriato dalla tequila ; tutti fermi ed immobili in una statica espressione di sfida al tempo ed al suo correre.


Note:
Il tequila è un distillato originario del Messico, elaborato dalla distillazione dell'agave azzurra o agave tequilana, prodotto originariamente nella località messicana di Tequila e nelle sue vicinanze, nello stato di Jalisco. La tequila è la bevanda più conosciuta e rappresentativa del Messico nel mondo. Per avere il nome di tequila la bevanda deve essere prodotta in Messico e contenere almeno un 51% di distillato di agave, il grado di purezza della tequila si misura dalla percentuale di distillato d’agave contenuta, al distillato d’agave si può mescolare lo sciroppo di mais o la canna da zucchero. Esiste anche sciroppo d’agave contenente caramello per dare più sapore, in questo caso si parla di misto.

Note geografiche storiche artistiche sui siti sopra esposti:


Teotihuacán è il più gran sito archeologico precolombiano del Nord America.
La città è situata in Messico nel comune di San Juan Teotihuacán (popolazione 44,653 - censimento 2000), nello stato federato del Messico, circa 40 chilometri a nord-est di Città del Messico. In totale le rovine coprono un'area di 82,66 chilometri quadrati. È stata dichiarata Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1987.
Nel momento di massimo splendore, nella prima metà di questo millennio, Teotihuacan fu la più grande città del continente americano. Il suo nome viene anche utilizzato per designare la civiltà di cui era il fulcro, che si estese fino a comprendere la maggior parte dell'attuale Messico. Segni della presenza della civiltà teotihuacana, sebbene non si possa parlare di un vero e proprio controllo politico ed economico, possono essere riscontrati anche in diversi siti archeologici della zona di Veracruz e della regione Maya.
Tikal è la più estesa delle antiche città in rovina della civiltà Maya. Localizzata in Guatemala nel dipartimento di El Petén. Ora fa parte nel Parco nazionale di Tikal, sito segnalato dall'UNESCO come uno dei Patrimoni dell'Umanità, e popolare meta turistica.
Uno dei siti maya più antichi del Peten guatemalteco. Esso diventa uno dei maggiori centri di potere regionali subito dopo il collasso del Periodo Preclassico, epoca nella quale il potere politico e religioso si concentrava nel sito di El Mirador e nella vicina Nakbé. La cronologia di Tikal fino al III secolo è conosciuta solo parzialmente. Il fondatore della dinastia fu Yax Ehb' Xook che dovrebbe essere vissuto attorno all'90 a.C.. Il primo sovrano di cui abbiano un quantità interessante di dati storici è Chak Tok Ich'aak I. Vari frammenti di monumenti e varie ceramiche recano il suo nome. Dai pochi dati estraibili da questi testi possiamo notare che la città godeva di ottima salute economica e che era diventata una delle o forse la maggiore potenza politica dell'area. La vita politica di Tikal sarebbe da lì a poco stata stravolta da un evento ancora non completamente chiarito dagli studiosi: l'arrivo di Teotihuacan. Teotihuacan era all'epoca la maggiore forza militare della Mesoamerica.
Le più vicine città sono Flores e Santa Elena, a circa 30 chilometri di distanza.
Copán è un sito archeologico maya situato in Honduras, sulle sponde dell'omonimo fiume, non lontano dal confine con il Guatemala.
Contiene alcune delle opere di scultura più famose ed importanti del periodo classico maya. È probabilmente il sito più noto dell'Honduras ed è stato proclamato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
Il museo nazionale d’antropologia è il museo più importante del Messico. È situato nel bosco di Chapultepec all'interno di Città del Messico.
Il museo consta di 44.000 metri quadri coperti, distribuiti in più di 20 sale, e 35.700 metri quadri d’aree esterne, incluso il cortile centrale, la piazza d'accesso e alcune parti unite intorno al museo. In tutti questi spazi si trova la maggiore collezione del mondo di arte precolombiana delle culture Maya, Azteca, Olmeca, teotihuacana, Tolteca, Zapoteca e Mixteca, tra gli altri popoli che occupavano il vastissimo territorio del Messico al piano superiore si può ammirare una vasta esposizione di reperti dei popoli indigeni del giorno d'oggi.
Come elemento d’identificazione del museo all'entrata è posto sopra una fontana un monolite di origine teotihuacano, che la tradizione popolare identifica con una rappresentazione di Tlaloc , dio dell'acqua, in ogni caso la statua non reca nessuna iscrizione che ne confermi l'identificazione.

sabato 13 giugno 2009

Sant'Ambrogio -Milano


Sant'Ambrogio -Milano
Inserito originariamente da buggeelio


Fondata sin dal 379 come Basilica Martyrum nel luogo di sepoltura dei martiri Gervasio e Protasio, e divenuta nel 397 anche mausoleo del futuro patrono. La chiesa si è affermata attraverso i secoli - per la dedicazione, evocativa dell`autonomia cittadina, non meno che per l`antichità della fabbrica - fra i luoghi milanesi dotati di maggiore significato simbolico. Trasformata entro il secolo X, a partire dal 1080 e fino alla metà del secolo XII, venne sostanzialmente ricostruita in forme romaniche. La Chiesa è preceduta da un vasto atrio quadriportico sorto fra il 1088 e il 1099, a pianta rettangolare, su tre lati porticati e chiuso sul quarto a formare il nartece della basilica; alti pilastri a fascio reggono archi a doppia ghiera, mentre i capitelli, scolpiti in figure mostruose e vegetali, risalgono in gran parte all`intervento secentesco. All`interno la centrale delle tre navate absidate -sotto volta a crociera - è divisa in quattro campate a base quadrata; identico impianto hanno le laterali, sovrastate da matronei. Sono presenti affreschi e mosaici di alto valore, come la settima cappella che dà accesso al sacello di San Vittore in Ciel d`Oro. A pochi metri dall'ingresso della basilica sorge la Pusterla, pure del 300, che durante il Medioevo venne incorporata nelle mura di cinta della città. Il disegno a capanna della facciata su due loggiati sovrapposti, con nartece e loggia superiore a cinque arcate digradanti, appare incorniciato in basso dai portici dell`atrio stesso, mentre in alto lo inquadra la doppia sagoma dei campanili, quello di destra detto Torre dei Monaci, del secolo IX, mentre l`altro a lesene e archetti, detto Torre dei Canonici, compiuto invece nel 1144. Al portale sinistro spicca un rilievo pre-romanico che raffigura Sant`Ambrogio; quello centrale ha architrave, stipiti e lunetta dei secoli VIII-X.

giovedì 11 giugno 2009

Lieto è il nocchier quando ritorna in Porto


Biblioteca Comunale "Forteguerriana" - Pistoia


S. Ch., Stampe del "Fondo Alberto Chiappelli"
"elioarte" presenta la stampa :S.Ch.B.55 - Lieto è il nocchier quando ritorna in porto/ Antonio Canaletto inx., Venezia: Appresso Wagner, [1742 ca.]
Acquaforte su carta, mm.340x467 - Aut. Berardi Fabio (Siena, 1728-fl. Venezia)

BERARDI, Fabio. - Nato a Siena nel 1728, in ancor tenera età si trasferì a Venezia ed entrò nella calcografia di Giuseppe Wagner, per apprendervi l'arte, allora molto in voga e sicuramente remunerativa, dell'incisione in rame. Incominciò col copiare prima, ed incidere poi, alcuni disegni, intagli e piccoli dipinti di Iacopo Amigoni, che il Wagner aveva portati con sé da Londra - Questo contatto mediato con l'Amigoni influì, non meno dell'insegnamento diretto del maestro e dell'esempio di un altro più anziano allievo del Wagner, il francese Ch.-Jos. Flipart, che era anch'egli amico ed ammiratore dell'Amigoni, sulla formazione del gusto e del linguaggio incisorio del Berardi.
http://elioarte.blogspot.com/2020/06/il-vedutismo.html
I mezzi dei quali il B. è solito servirsi sono l'acquaforte e il bulino associati; lo schema a cui si attiene è quello chiaroscurale e modellante; ma il suo tratteggio non è sempre filato ed inflessibile, come nell'incisione classica: esso invece si scioglie e vibra, quasi smaterializzandosi, nelle parti più luminose; l'intonazione delle sue stampe è in prevalenza argentina. Tutto ciò gli permette di accostarsi subito ai grandi pittori veneziani del tempo, specie vedutisti e paesisti d'invenzione, respirare la loro stessa atmosfera e divenime felice interprete.
Tra le prime incisioni del B. si contano sei vedute veneziane del Canaletto e quattro paesaggi con rovine di Giuseppe Zais, le une pubblicate nel 1742, quando cioè egli aveva appena 14 anni, le altre poco dopo. Le prime stampe videro la luce sotto l'egida del maestro, che vi apponeva il suo visto con l'approvazione "J. Wagner recognovit". Tali sono, ad esempio, il Sacrificio di Gedeone Isacco che benedice Giacobbe, da G. B. Pittoni. Quindi gli venne data piena autonomia, il maestro poneva il suo nome accanto a quello dell'allievo solo come titolare della bottega, "appo Wagner", o come editore, "Wagner excudit".
Il B. incise anche qualche dipinto di Francesco Zuccarelli, entrato per breve tempo nella bottega del Wagner. Nel 1748 fu raggiunto a Venezia, nella stessa bottega, da Francesco Bartolozzi, al quale si legò di stretta amicizia, e questa vicinanza, durata vari anni, contribuì ad un ulteriore perfezionamento del suo gusto e della sua perizia professionale, facendo sì che le sue stampe fossero sempre più apprezzate e richieste.
Sono del B. anche le riproduzioni di alcune scene popolaresche del Maggiotto e di alcune allegorie, un po' macchinose, di Giuseppe Zocchi (L'ozioLa virilitàLa vecchiaiaL'invidia, ecc.), le cui prove erano talvolta da lui stesso colorite a mano, secondo l'uso del tempo, per stampe di quel genere. Riprodusse anche soggetti del Vecchio e del Nuovo Testamento ed altri soggetti religiosi e profani da G. B. Tiepolo, dal Piazzetta, dal Guarana, da G. B. Pittoni, da G. Varotti, da G. B. Cignaroli. Del Piazzetta incise tra l'altro una Endimione, una Contadina sorpresa nel sonno da un cacciatore, già riprodotta da Marco Pitteri, e un Autoritratto. Incise anche qualche prospettiva del modenese A. Joli, paesi animati di S. Rosa e marine di G. Vernet. Nel 1764 riprodusse una S. Vergine del Solimena; nel 1765 il catafalco funebre dell'imperatore Francesco I granduca di Toscana eretto nel duomo di Firenze da Giuseppe Ruggieri; nel 1767 il frontespizio di una Vita di s. Serafino, pubblicata simultaneamente a Roma e a Firenze; nel 1779 I ciarlatani di G. D. Tiepolo; nel 1782 l'antiporta delle Poesie per la monacazione della nobil donna Foscarina Garroni, disegnata ad Francesco Maggiotto. Non si hanno notizie della sua morte, che si ha motivo di supporre anteriore a quella del suo maestro G. Wagner.
Il B., pur avendo inventato alcuni paesaggi ad imitazione dello Zais e disegnato qualche figura, preferì muoversi normalmente nel campo dell'incisione di riproduzione; ma ebbe qualità stilistiche di prim'ordine. In lui si può dire che si riassuma raffinandosi sempre più tutta l'estetica incisoria della scuola del Wagner.

mercoledì 10 giugno 2009

La rivincita del Toro


Una foto inusuale di Giannino Russo che per una volta rende protagonista il toro. Una piccola rivincita dell'animale che infilza" IL TORERO” (senza conseguenze) durante il festival di San Isidoro in corso a Madrid.